Galizia deve rispondere di duplice omicidio aggravato da futili motivi, porto e detenzione illegale di arma nell’omicidio di Edda Costabile e Ida Attanasio
Cosenza – Ergastolo. Luigi Galizia per la legge è colpevole. Una camera di consiglio durata poco piu di tre ore ha deciso sulla vita di Luigi Galizia nel processo che lo vede imputato per l’omicidio della mamma e della sorella di Francesco Attanasio, reo confesso dell’assassinio di Damiano Galizia. E infatti, questo processo si baserebbe su una presunta sete di vendetta da parte del fratello Luigi che, secondo gli inquirenti, avrebbe deciso di far giustizia.
Un processo dibattimentale ricco di fatti, prove anche contraddittorie e dubbi. Con consulenze che a volte ipotizzano, a volte danno certezze. Un processo acceso nel suo complesso con una requisitoria da parte dell’accusa che non lascerebbe spazio ai dubbi e una richiesta secca della pena all’ergastolo. E una difesa che non si lascia intimorire e smonta prove che sembravano certe. Ma la Corte d’Assise presieduta dal giudice Garofalo, a latere Granata, insieme alla giuria popolare cosi ha deciso: ergastolo e isolamento diurno per due anni e risarcimento del danno alla famiglia delle vittime.
Galizia è accusato dell’omicidio nei confronti di Edda Costabile e la figlia Ida Attanasio, rispettivamente mamma e sorella di Francesco Attanasio, trucidate a colpi di pistola, il 30 ottobre 2016 mentre si trovavano all’interno del cimitero di San Lorenzo del Vallo. Luigi Galizia e’ fratello di Damiano, 31 anni, ucciso da Francesco Attanasio il 26 aprile del 2016, Galizia deve rispondere di duplice omicidio aggravato da futili motivi, porto e detenzione illegale di arma. L’imputato è difeso dagli avvocati Francesco Boccia e Cesare Badolato. Francesco Attanasio, costituitosi parte civile è rappresentato dall’avvocato Giuseppe Francesco Formica, mentre l’avvocato Antonio Ingrosso rappresenta i familiari delle vittime.
Luigi Galizia chiede ancora di rendere spontanee dichiarazioni
L’imputato al termine delle repliche da parte dell’accusa e della difesa durate quasi quattro ore ha chiesto alla Corte di essere sentito. Ancora una volta ha ripercorso un po’ i fatti esponendo domande più che riflessioni: «Se è vero che sono un mafioso allora perché sarei andato a denunciare la scomparsa di mio fratello agli agenti della Questura? Sarebbe stato più facile rivolgersi ad altri». E poi si sofferma ancora una volta sul ritrovamento delle armi, punto focale di questo processo, attribuite al fratello Damiano Galizia, ma in realtà questo è ciò che ha dichiarato Franco Attanasio e nessuno può asserire il contrario considerato che Damiano è morto assassinato prima di poter essere sentito. Luigi Galizia lamenta che quando venne ritrovato l’arsenale, la polizia preferì andare a controllare la sua famiglia invece di approfondire le indagini su “Francolino”: «Ogni sera ripenso a quel giorno. Penso a mia cognata che stava perdendo il bambino. Poi ripenso a tutte le volte che sono andato in Questura e non sono stato ascoltato. Alla leggerezza con cui sono state condotte le indagini». L’imputato poi ricorda il fratello e afferma con convinzione che la morte del fratello rimane nel mistero: «Sono sicuro che non sia stato solo lui (Attanasio, ndc) e del resto lo dicono anche i carabinieri della scientifica». Galizia è un fiume di parole, le ultime con cui cerca di far capire che non è stato lui a commettere il duplice omicidio. Ricorda alla corte che qualche settimana prima avevano incendiato la cappella e sarebbe stato da stupidi uccidere le due donne proprio lì. Tra le varie dichiarazioni rese tiene a precisare che le frasi di vendetta che disse all’amica e su cui hanno tanto puntato durante il processo, le ha davvero dette ma si riferiva solo ed esclusivamente a Francesco e non alla famiglia:«Se quelle parole erano così importanti perché hanno smesso di intercettarmi?».