Calabria
Agli arresti domiciliari, ma non si ‘pente’. Il sindaco di Riace: “Rifarei tutto, nulla di cui vergognarmi”
La lettera di Domenico Lucano alle migliaia di manifestanti che da Riace a Torino sono scesi in piazza per manifestare solidarietà dopo il suo arresto
RIACE (RC) – Commosso e colpito dall’affetto dimostratogli dalle oltre 5mila persone che sabato in corteo hanno invaso Riace. Dopo le lacrime viste da dietro le finestre, Domenico Lucano, ai domiciliari da martedì scorso per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta rifiuti, ha scritto una lettera di ringraziamento ai manifestanti. Una lettera in cui esordisce affermando: “Della mia situazione personale non ho tanto da aggiungere rispetto a ciò che è stato ampiamente raccontato, anche e soprattutto in merito alle vicende giudiziarie. Non ho rancori o rivendicazioni contro nessuno. Vorrei però dire a tutto il mondo che non ho niente di cui vergognarmi, niente da nascondere. Rifarei sempre le stesse cose che hanno dato un senso alla mia vita“. E mentre dalla marcia della pace Perugia-Assisi parte l’idea di candidare al Nobel per la pace il “modello Riace”, Lucano esorta a non tirarsi indietro. “Non dobbiamo tirarci indietro. Se siamo uniti e restiamo umani potremmo accarezzare il sogno dell’utopia sociale. I cieli d’Europa, – afferma il sindaco sospeso dalla sua carica e balzato agli onori della cronaca mondiale per il sistema di accoglienza che vi si pratica – sono attraversati da “un’onda nera” che non fa intravedere più gli orizzonti indescrivibili di vette e di abissi, di terre dolori e di croci, crudeltà dalle nuove barbarie fasciste”.
Ma nonostante questo, all’orizzonte, il popolo, i popoli, ci sono, e con le loro sofferenze i loro processi, le lotte, le conquiste”. Da qui l’augurio alle migliaia che si sono radunati sotto la sua abitazione di “avere il coraggio di essere soli, e l’ardimento di stare insieme sotto gli stessi ideali. Di poter essere disubbidienti ogniqualvolta si ricevono ordini che umiliano la nostra coscienza. Di meritare che ci chiamino ribelli, come quelli che si rifiutano di dimenticare nei tempi delle amnesie obbligatorie di essere così ostinati da continuare a credere contro ogni evidenza che vale la pena di essere uomini e donne. Di continuare a camminare per i cammini nel vento, nonostante le cadute, nonostante i tradimenti, le sconfitte, perché la storia continua anche dopo di noi, e quando lei dice addio, sta dicendo un arrivederci. Ci dobbiamo augurare – ha aggiunto – di poter mantenere viva la certezza che è possibile essere contemporanei di tutti i coloro che vivono animati dalla volontà di giustizia e dalla volontà di bellezza. Ovunque siamo e ovunque viviamo perché le cartine dell’anima e del tempo non hanno frontiere. Sabato 6 Ottobre 2018 è destinato a passare alla storia perché – spiega Lucano – la storia siamo noi, con le nostre scelte, le nostre convinzioni, le nostre incertezze, i nostri errori, i nostri ideali, le nostre speranze di giustizia che nessuno potrà mai sopprimere. Verrà un giorno, in cui ci sarà più rispetto per i diritti umani, più pace che guerre, più uguaglianze e libertà che barbarie. Non dimenticherò questo travolgente fiume di solidarietà. Vi porterò per tanto tempo nel cuore. Hasta siempre”.



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