COSENZA – L’antidoto contro il botulino all’Annunziata di Cosenza, che diventa l’unico microdeposito autorizzato di tutto il Sud Italia, dove sarà custodito l’antidoto. Un importante notizia per la sanità calabrese nella gestione delle emergenze da botulino. A darne notizia, durante il convegno “Botulino: il veleno che ferma il respiro. Il valore della tradizione, l’importanza della prevenzione”, organizzato dall’Azienda ospedaliera di Cosenza, il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto che ha annunciato una novità di rilievo nazionale.
Antidoto contro il botulino: perché gli ospedali non possono conservarlo
Occhiuto ha ricordato come, durante i casi di botulino verificatisi in Calabria lo scorso agosto, siano nate polemiche sul fatto che gli ospedali regionali non avessero l’antidoto contro il botulino. Una criticità che, però, riguarda tutta Italia. “Praticamente nessun ospedale italiano, eccetto i poli strategici di Roma e Pavia, può detenere l’antidoto. Il siero è conservato in depositi statali e distribuito attraverso il Centro Antiveleni di Pavia”, ha spiegato il governatore. L’antitossina botulinica, infatti, è un farmaco raro, non reperibile sul mercato, e necessita di condizioni estremamente rigide di conservazione. Per questo la sua gestione è altamente centralizzata.
La procedura nazionale
Occhiuto ha chiarito che la normativa italiana stabilisce regole molto precise: gli ospedali non possono conservare autonomamente l’antidoto, la custodia è centralizzata a livello statale, quando viene confermato un caso di botulismo, è il Ministero della Salute ad autorizzarne l’uso, il Centro Antiveleni di Pavia definisce dosaggio, criteri di priorità e percorso clinico, tutto avviene sotto stretta supervisione di personale specializzato. “Si tratta – ha aggiunto Occhiuto – di un protocollo pensato per garantire sicurezza, qualità del farmaco e rapidità di intervento”.
La Terapia Intensiva microdeposito dell’antidoto contro il botulino
La vera novità annunciata dal presidente riguarda l’accordo siglato tra Regione Calabria e Ministero della Salute. “La Terapia Intensiva dell’ospedale Annunziata di Cosenza è stata individuata come microdeposito autorizzato per la custodia dell’antitossina botulinica. Sarà l’unico ospedale del Sud Italia ad avere una scorta dell’antidoto”, ha dichiarato Occhiuto.
Con questo riconoscimento, l’Annunziata diventa un centro strategico per ridurre i tempi di intervento in caso di emergenze da botulismo, aumentare l’autonomia operativa degli ospedali calabresi, offrire supporto non solo alla Calabria, ma anche alle regioni limitrofe del Mezzogiorno, potenziare il ruolo dell’ospedale cosentino nella rete nazionale delle emergenze tossicologiche. Occhiuto ha definito la decisione “un risultato concreto e misurabile della collaborazione istituzionale tra Regione e Stato”.
L’inserimento dell’Annunziata tra i depositi autorizzati dell’antidoto contro il botulino rappresenta una svolta nella capacità del sistema sanitario calabrese di fronteggiare patologie rare ma ad altissimo rischio. “È un passo avanti significativo – ha concluso Occhiuto – che rafforza la nostra rete sanitaria e ci permette di dare risposte più rapide ed efficaci ai cittadini”.
L’emergenza di agosto a Diamante
Quella di Diamante, con i primi due casi registrati il 6 agosto, che portò a due morti e decine di intossicati, è stata una vera e propria emergenza botulino. Un focolaio di intossicazione da botulino legato all’aver consumato un panino acquistato in un food truck a Diamante. A fine agosto furono illustrati dall’AO di Cosenza i dati definitivi di quanto accaduto dal punto di vista sanitario nell’Hub di Cosenza, che gestì in totale 28 pazienti che improvvisamente si erano rivolte all’ospedale con una diagnosi ignota e sintomi che non si vedevano da decenni.
Di questi 28 pazienti, 9 sono stati subito osservati in Pronto Soccorso e dopo uno o due giorni dimessi. In 14 furono ricoverati in terapia intensiva e 12 di questi trattati con supporto ventilatorio non invasivo mentre due con ventilazione meccanica. Dei 28 pazienti solo 3 necessitarono di riabilitazione. L’ospedale ricevette 12 antitossine e ne vennero somministrate sette mentre cinque furono riconsegnate al centro antiveleni.
