Confartigianato: dalla formazione passa lo sviluppo delle eccellenze
COSENZA – | VIDEO ! Un’analisi rassicurante. E’ la fotografia che emerge dai dati statistici in possesso di Roberto Matragrano, presidente di Confartigianato Cosenza.
Il massimo responsabile del settore cosentino, accogliendoci nel suo quartier generale di via Alimena, per concedersi alle domande della collega Daniela Caruso e del direttore di Quicosenza, Giuseppe Gangale, illustra lo stato di salute dell’imprenditoria artigiana alle nostre latitudini e longitudini. La prima domanda d’obbligo è legata al triste fenomeno economico della crisi, i cui effetti, ormai da anni, stanno mietendo “vittime” sul mercato economico, produttivo ed occupazionale. A detta di Matragrano, però, Cosenza, nonostante le difficoltà della congiuntura, resiste. «Le aziende artigianali nostre, non chiudono per effetto della crisi, semmai vanno “in pensione” per anzianità».
L’ottimismo di Matragrano nel rassicurare la categoria, sfocia anche nel lanciare un messaggio ai suoi soci nell’andare avanti, mantenendo inalterata la voglia di lavorare con l’esigenza di migliorarsi. La collega Caruso, attenta osservatrice della nostre realtà sociale, economica ed occupazionale, lancia un tema molto caro al manager dell’artigianato cosentino: la cultura del posto fisso, quella che si è tramandata per genberazioni, ormai non esiste più. Ora la vera frontiera, sembra una frase fatta o una considerazioni ovvia, è quella che dietro la scrivania non si nascondono più i tanelti, ma la vera sfida è quella di diventare imprenditori di se stessi. «Certo, condivido in pieno – ribatte Matragrano. L’artigianato non si eredita per Dna, artigiano si diventa. S’è persa la caratteristica di tramandare l’Abc di ques’arte sopraffina. E’ vero che c’è bisogno di una cultura superiore, lo impone il mercato, lo stabilisce la concorrenza, lo sollecita il rapporto con la qualità, ma è anche vero che l’artigianato, quello autentico, rappresneta il modo migliore di espressione, di comunicazione, di esaltazione della propria identità culturale e, perchè no, anche innovativa. La cultura del posto fisso, ha finito per penalizzare i nostri giovani. C’è un errore di fondo, un errore che è stato soprattutto di valutazione, quasi come se avere il “posto” fosse sinonimo di sicurezza economica ed occupazionale. Oggi non è più così e i dati dell’andamento sempre più “galoppante” della disoccupazione e l’allargamento della forbice tra la domanda e l’offerta del lavoro è un dato su cui occorre non solo riflettere ma interrogarsi».
I BRAVI, I CIUCCI E I CERVELLI IN FUGA – «Non scopriamo certo l’acqua calda. le nostre menti migliori sono fuori e questo è un quadro che deve fare riflettere. I “ciucci”, quelli per così dire che finita la scuola dell’obbligo, hanno preso il diploma in tasca, o l’abilitazione ad un lavoro e si sono messi sul mercato del lavoro, attraverso il “limbo” dell’apprendistato, oggi hanno un nome, una loro popoparità e una loro sicurezza sia economica che imprenditoriale: prendiamo, per esempio, i parrucchieri, gli specialisti del settore dell’impiantistica. Come dire gli “sgarrupati” (terminologia cosentina che resite al passaggio del tempo e degli slang di nuova generazione, ndr) hanno fatto strada, i meritevoli no, o meglio non sempre».
IL GAP TRA NORD E SUD – L’analisi riporta ad una vecchia e mai risolta questione: quella meridionale. Lo dice la storia, scritta sui libri, lo radiografa il mercato, lo consacra, purtroppo, la disoccupazione e la fuga dei cervelli. «Confartigianato ha, come sua quasi impostazione genetica, sempre puntato sulla formazione. Bisogna insegnare per crescere, bisogna educare per imparare, bisogna incentivare per sviluppare. Noi – sottlinea Matragrano – organizziamo tantissimi corsi di formazione che, non sono solo un modo per “studiare” l’artigianato, nelle sue logiche di mercato, nelle sue regole di diffusione, nelle sue capacità attrattive. Il nostro artigiano ha bisogno di crescere culturalmente. Diventare imprenditore non è semplice. Ci sono esempi di persone che si sono improvvisati talenti e che poi, però, dopo il boom iniziale, legato alla curiosità, non sono riusciti a garantirsi la prosecuzione della loro attività. Il dscorso della formazione e della sua imprtanza è legato – conclude Matragrano – anche alla necessità di far quadrare i conti. Far coniugare entrate, uscite e ricavi, non è solo un semplice calcolo matematico. Ci vole oculatezza. Se non si rischia di mettere su un bel prodotto, sulla carta vantaggioso ed appetibvile, ma che poi sul piano dell’econnomi a reale rischia di implodere su se stesso. E così anche gli eventuali sostegni economici provenienti dai finanziamenti, finiscono non per creare ricchezza ma per seminare debviti, venendo divorati dalla maturazione degli interessi delle banche».
I PUNTI CARDINALI DELLA CONFARTIGIANATO – «Sono da dieci anni che sono presidnete del settore e devo dire che nel corso degli anni si sono fatti davvero dei passi in avanti importanti, legati non solo alla politica della formazione ma anche alla sinergia che si è venuta a creare con le banche, con la Camera di Commercio, con l’Inps, con l’Inail, con i Comuni e con la Regione Calabria». La video intervista finisce con l’augurio che l’artigianato cosentino diventi sempre più trampolino di lancio per il decollo dell’eccellenza calabrese e della crescita del territorio. Un augurio che condividiamo con il presidente Matragrano, ringraziandolo per la disponibilità mostrataci e l’impegno che mette a disposizione per la crescita del settore.