COSENZA – Le tende militari montate nel grande cortile di Vaglio Lise ricordano l’arrivo in città dei primi vaccini anticovid, quando Astrazeneca era soltanto per gli audaci. Ora che da quel tempo assurdo sono trascorsi parecchi mesi, accanto alle mimetiche dell’Esercito ci sono pure le divise (rassicuranti) dei Vigili del fuoco. Il virus che ha messo in ginocchio il mondo intero lascia spazio a un attacco radioattivo. Per fortuna il rischio (almeno oggi) non è reale e quella che sta per cominciare è soltanto una simulazione. L’allarme scatta intorno alle undici, quando al 115 giunge una richiesta d’intervento. Il primo reggimento Bersaglieri comunica che su un convoglio ferroviario è stata rinvenuta una borsa contenente sostanze radioattive. La probabilità che i passeggeri si siano contaminati è alta. Dal comando provinciale di viale della Repubblica parte una lunga colonna di mezzi. Altre camionette lasciano il presidio militare di via Panebianco. Nel frattempo, viene chiesto a Trenitalia di deviare il vagone coinvolto su un binario morto dello scalo ferroviario. La sala operativa mobile impartisce gli ordini. Il comandante dei Vigili del fuoco Giampiero Rizzo e il colonnello del primo reggimento Bersaglieri Francesco Ferrara coordinano gli interventi. Inizia la vestizione del personale destinato alla prima linea. Tuta, guanti, maschera protettiva. Il caldo non aiuta.
I passeggeri scendono dal treno, aspettano indicazioni e non si muovono. Due vigili del fuoco ricevono via radio l’autorizzazione a procedere. In mano hanno la radiotrasmittente e l’apparecchio che misura la radioattività. S’incamminano. Intorno, il rumore delle pesanti tute che hanno addosso. Qualche passo e sono di nuovo fermi. Uno dei due avvicina la ricetrasmittente alla maschera e risponde al collega che lo sta chiamando dalla stazione mobile: “Affermativo. Contatto il capotreno e comunico le coordinate geografiche”. L’altro alza a fatica il braccio bardato e fa cenno al gruppo dei (malcapitati) viaggiatori di avvicinarsi.
Vigili del Fuoco e militari operano lungo due linee parallele. I passeggeri vengono controllati. Uno dopo l’altro. Rimangono a braccia aperte mentre gli operatori che hanno di fronte lasciano scorrere il misuratore di radiazioni lungo i loro corpi. Il responso non è uguale per tutti: il rivelatore di radiazioni alterna percentuali nella norma ad altre più preoccupanti. In questo secondo caso, si rimane ad aspettare in una tenda separata.
Il colonnello Francesco Ferrara osserva con scrupolo le delicate manovre. Quindi, si allontana senza rilasciare dichiarazioni. Il comandante dei Vigili del Fuoco Giampiero Rizzo, a simulazione terminata, chiarisce: “Queste operazioni, che pianifichiamo con cadenza annuale, ci consentono di verificare la prontezza dei nostri uomini, migliorandone se necessario le prestazioni e la tempestività. L’esercitazione si è svolta nel migliore dei modi, sono soddisfatto”. Poi va a stringere la mano al prefetto Vittoria Ciaramella. “Si tratta di attività molto importanti – commenta la rappresentante territoriale del Governo – perché ci danno la possibilità di testare il sistema di protezione civile, di capire se i piani di prevenzione siano adeguati oppure no e di correggere le criticità riscontrate”. Via le tute ingombranti e le maschere dell’ossigeno. Si smontano le tende. E’ tempo di tornare in caserma. Aspettando la prossima chiamata. Quella vera.