Lisa Gabriele, il finto suicidio e la verità sulla morte della 22enne di Rose in una lettera

Le indagini sull'omicidio della 22enne Lisa Gabriele riaperte anche sulla base di un esposto anonimo nel 2018 inviato alla procura di Cosenza

COSENZA – “Sono un poliziotto onesto della Stradale. Per troppo tempo sono stato costretto al silenzio dalla paura…”. È solo una parte del contenuto di una lettera anonima inviata alla Procura della Repubblica di Cosenza nella quale, per la prima volta, spuntò il nome di un poliziotto. Nella lettera si indicava lui quale responsabile della morte della giovane Lisa Gabriele, con la quale aveva avuto una relazione sentimentale. Lisa Gabriele era nata in Germania da padre calabrese e madre tedesca, ma era cresciuta in Calabria dopo essere stata affidata ad una zia paterna che vive a Rose.

La lettera anonima e la riapertura delle indagini

La Lettera che portò alla riapertura delle indagini sulla morte della giovane di Rose. Lisa venne trovata senza vita a soli 22 anni, in un bosco tra Rende e Montalto Uffugo il 9 gennaio del 2005 all’interno della sua Fiat 500. Le indagini, inizialmente, si concentrarono sul suicidio, anche per il ritrovamento, vicino al cadavere, di una lettera d’addio, di due bottiglie di alcolici e un blister di antidepressivi.

Chiaramente un despistaggio visto che, questa mattina, dopo 17 lunghi anni è stato arrestato Maurizio Mirko Abate, 50 anni ex agente della polizia stradale. Pe lui l’accusa è di avere ucciso la ragazza, con cui aveva una relazione, soffocandola con un cuscino. Poi, avrebbe simulato il suicidio: Lisa Gabriele non aveva bevuto e non aveva assunto farmaci o droga ma sarebbe stata soffocata in un altro luogo e poi portata nel bosco a bordo di un’auto.

Nella zona infatti vennero trovati segni di pneumatici. Persino la perizia calligrafica sulla lettera stabilì che solo alcune frasi erano state scritte da lei, mentre altre non appartenevano alla sua scrittura. Tanti, troppi dettagli, per i quali il caso venne riaperto dalla Procura di Cosenza che iniziò da indagare per omicidio. Del caso si occupò lungamente anche la tramissione “Chi l’ha Visto” che mise al centro la figura dell’allora poliziotto della stradale di Cosenza.

Lisa Gabriele e quella relazione burrascosa

Era sposato, aveva una relazione con Lisa, e in un’occasione precedente alla morte della ragazza, l’avrebbe anche picchiata facendola finire in ospedale. La 22enne però, non voleva che la loro relazione finisse. Sarebbe stato proprio questo il motivo alla base del suo omicidio. Abate infatti, avrebbe voluto troncare la relazione extraconiugale in concomitanza con la nascita del figlio avuto dalla moglie. “Una relazione – riferiscono inquirenti ed investigatori in una nota – sbilanciata, ossessiva e connotata da episodi di reiterate brutalità. Una relazione fatta anche di serate a base di sesso, droga e perversioni”.

Maurizio Mirko Abate

La riesumazione del corpo di Lisa Gabriele e le indagini serrate

Nel 2019 la Procura di Cosenza fece riesumare la salma. L’ipotesi del suicidio, secondo diversi elementi raccolti, non sarebbe stata la strada giusta mentre iniziavano ad cristallizzarsi tutti gli elementi dell’omicidio. Dall’autopsia effettuata oltre 10 anni prima erano state riscontrate, sulle mani di Lisa, ferite da difesa. Per questo si riteneva che sotto le unghie potesse aver conservato parti organiche riconducibili al presunto aggressore. Il procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo e il pm Antonio Tridico, nominarono due medici legali ed un esperto specializzato nella individuazione di tracce di codice genetico.

Le indagini sul caso di Lisa sono proseguite senza sosta. I carabinieri hanno stabilito che le bottiglie di whisky furono acquistate in un supermercato lungo la statale 107 per Paola e che il farmaco ritrovato sulla scena del delitto era benzodiazepina. Una molecola non facile da reperire senza prescrizione medica o la complicità di qualcuno del settore. Inoltre, nell’auto, erano presenti due scatole di farmaci, ma la prescrizione medica era riferita ad una sola confezione. Infine, da quanto si apprende da fonti investigative, sono state diverse le persone interrogate nell’ultimo periodo. Tutte informate sui fatti e sulla vita della giovane che, dopo oltre 17 anni, ora potrebbe avere finalmente giustizia.

Il presunto complice di Abate

C’è un’altra persona, al momento non identificata, che avrebbe aiutato Abate nelle fasi successive al delitto . In particolare a rimuovere il corpo senza vita di Lisa dall’appartamento nel quale venne commesso l’omicidio ed a trasportarlo nel bosco di Montalto e per questo motivo le indagini dei carabinieri di Rende proseguono.

Il congedo per il furto di una pistola ad un collega

Abate venne congedato dalla Polizia di Stato nel 2019 perchè avrebbe rubato la pistola ad un collega. Un particolare che emerge dagli atti dell’indagine dei carabinieri. L’ex agente, secondo quanto si è appreso, avrebbe negato ogni addebito.

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