A quarant’anni esatti dal suo omicidio, Sergio Cosmai è più vivo che mai
Oggi, 12 marzo 2025, ricorre l'anniversario dall'agguato che costò la vita all'integerrimo direttore del carcere di Cosenza. Ripercorriamo quel tragico giorno . Il mandante Franco Perna non si è mai pentito. In programma numerose iniziative a ricordo
COSENZA – Sono trascorsi 40 anni dal suo eclatante omicidio e Sergio Cosmai oggi viene percepito più vivo che mai. Una ricorrenza, quella del 12 marzo (era il 1985), che grazie alla forza commemorativa di un uomo retto, continua a “disturbare” la parte sbagliata della memoria, quei rimasugli sparsi dei clan dell’epoca e rispettivi eredi, per far rimbombare nel tempo il significato più profondo di rigore morale.
Chi era Sergio Cosmai
Integerrimo direttore dell’allora nuovo carcere di via Popilia, Cosmai venne assassinato all’uscita dall’ufficio mentre percorreva in auto il viale che in seguito gli è stato intitolato. Stava andando a prendere la figlioletta alla scuola materna, non ci arrivò mai. Il suo cuore smise di battere all’indomani nel trasferimento all’ospedale pugliese nel tentativo di salvarlo dopo il crivellamento dei colpi. Il mese successivo sua moglie Tiziana partorì il loro secondo figlio a cui diede il nome del padre. La tragedia umana di un servitore dello Stato che lo Stato, forse, impreparato e distratto, non aveva saputo proteggere. Anche dopo, quando la tortuosa vicenda processuale dell’omicidio non portò in conclusione a nessun colpevole dell’esecuzione materiale, emerse l’ipotesi inaccettabile che pezzi deviati dello Stato interferirono nel percorso della giustizia.
Il mandante Franco Perna
Il boss Franco Perna, condannato in Cassazione come mandante, non potendo più fare il bello ed il cattivo tempo all’interno della struttura penitenziaria, aveva emesso per il direttore Cosmai una sentenza di morte dando ordine di ucciderlo a due killer che confessarono il delitto rimanendo però di fatto impuniti. La Corte d’assise di Bari condannò infatti all’ergastolo Nicola e Dario Notargiacomo e Stefano Bartolomeo ma vennero tutti assolti in appello per insufficienza di prove. Franco Perna non si è mai pentito, fedele al suo codice criminale, e praticamente da tutta la vita è rinchiuso in una cella per questo e per altri fatti delittuosi.
Cosmai e Calipari
In questo mese di marzo (giorno 4) è ricorso anche il ventennale dell’uccisione di Nicola Calipari, il super poliziotto “arruolato” dai servizi segreti che morì nel tragitto verso l’aeroporto di Baghdad sotto il fuoco amico degli americani durante la liberazione della giornalista del “Manifesto” Giuliana Sgrena. La vicenda di Sergio Cosmai si incrocia con quella di Nicola Calipari in quanto i due non solo erano amici ma all’epoca dell’attentato a Cosmai, Calipari guidava la Squadra Mobile di Cosenza. Dopo qualche anno fu “inviato” in Australia come ad essere allontanato dall’Italia per ragioni di sicurezza, a riprova del clima di tensione che si respirava nel capoluogo bruzio per il potere ingestibile dei clan locali. Leggendo la storia dall’alto dei fatti, a Nicola Calipari a Cosenza potrebbe essere stata evitata la stessa fine dell’amico Cosmai per mano della ‘ndrangheta, seppure non sia potuto sfuggire, dopo, all’atroce beffa di un comune terribile destino.
La moglie Tiziana
La signora Tiziana Palazzo sposata Cosmai all’epoca dell’omicidio del marito non aveva nemmeno 30 anni, era incinta, già mamma di una bimba di tre. La foto profilo che ha scelto sui social è una tenera immagine in bianco e nero di un ballo con il marito Sergio, lei aveva solo 23 anni. Da quel maledetto 12 marzo del 1985 si è dovuta dare forza per i suoi bambini e non ha mai smesso di partecipare alle iniziative che tengono acceso il ricordo dell’amato Sergio. Non un semplice ricordo celebrativo. L’impegno per perpetuare i valori di un uomo con la schiena dritta che ebbe il coraggio di rivolgere un affronto al boss Franco Perna. Quest’ultimo dopo alcuni incidenti nel carcere chiamò al suo cospetto, in cella, il direttore che non si presentò (era il detenuto che doveva andare nell’ufficio del direttore con una rappresentanza di altri detenuti). Il segno che le logiche comportamentali erano cambiate. Ma purtroppo, quella, fu la condanna a morte di Cosmai.
Le commemorazioni nel quarantennale
In occasione del quarantesimo anniversario dell’omicidio Cosmai, numerose sono le iniziative di commemorazione. Molte si sono svolte in Puglia perché Sergio Cosmai era nato a Bisceglie il 10 gennaio di 76 anni fa. Appassionato di sport, proprio il mondo dello sport lo ha celebrato con diversi appuntamenti di calcio a 5, rugby, calcio e basket, specie nella sua terra di origine. A Cosenza, in questo mercoledì 12 marzo, oltre all’appuntamento previsto nel palazzo della Provincia in piazza XV Marzo, in vista della trentesima “Giornata della Memoria dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” prevista per il 21 marzo, il Presidio Libera di Cosenza ricorda Sergio Cosmai (a cui lo stesso presidio è intitolato), lo commemora attraverso una modalità inedita: l’organizzazione di un quadrangolare misto di tennis per omaggiare appunto la sua passione per lo sport.
Così, oggi alle 16.30, al Padel Tennis Club Cosenza, in via degli Stadi, è in programma l’evento sportivo che sarà preceduto dai saluti della referente di presidio Franca Ferrami e della presidente del PTCC Patrizia Lombardi, seguiti da un momento commemorativo nel quale il giornalista e scrittore Arcangelo Badolati rievocherà la tragica vicenda del direttore del carcere di Cosenza, l’indimenticato Sergio Cosmai vittima di un agguato il 12 marzo del 1985 per non aver piegato la testa davanti ad un boss criminale.