Bergamini, l’arringa difensiva: «la Internò è innocente, Denis si è suicidato. Investito due volte dal camion»

La tesi che con veemenza ha portato avanti Pugliese, ribadendo l'innocenza della Internò: «Bergamini si è suicidato e il camion gli è passato sopra due volte, la seconda facendo retromarcia. Poi un durissimo attacco alla Procura di Castrovillari «ci dica se è connivente con la famiglia Bergamini».

COSENZA – Con l’arringa difensiva dell’avvocato Angelo Pugliese, si è conclusa, dopo 3 anni e oltre 62 udienze, la fase dibattimentale sul processo per la morte di Denis Bergamini. Domani sarà il giorno del verdetto. La corte D’Assise di Cosenza dovrà decidere se Isabella Internò è la mandante dell’omicidio dell’ex calciatore del Cosenza morto il 18 novembre 1989 (la Procura ha chiesto 23 anni di carcere) o se, come sempre dichiarato dalla donna per 35 anni e come sempre sostenuto dalla difesa, si sia trattato di un tragico suicidio.

“Isabella è innocente. Venga assolta perché il fatto non sussiste”

Ed è la testi che con veemenza ha portato avanti il difensore della Internò che ha ribadito l’innocenza della sua assistita con un’accorata arringa «Bergamini si è suicidato buttandosi sotto il camion che gli è passato sopra due volte. Isabella Internò dall’inizio ha sempre detto la verità, anche se questo significava far perdere il risarcimento alla famiglia Bergamini». Rivolgendosi ai giudici ha detto: «questo processo ci fa tornare indietro di 500 anni, quando il capopopolo gridava al rogo al rogo! Per 35 anni Isabella Internò è stata messa alla gogna. Per questa morte, sicuramente dolorosa, non può pagare Isabella Internò»

«È stata l’unica persona che in quegli anni gli ha voluto bene, che ha condiviso la sua vita, che lo ha tenuto lontano da Padovano e dalle cattive compagnie. Isabella Internò è una donna coraggiosa. Ha affrontato questo processo sempre a testa alta. Vi chiedo una volta e per sempre di assolverà da questo infame reato e da quei vigliacchi che ancora gridano al rogo al rogo. Per questo chiedo l’assoluzione perchè il fatto non sussiste”. 

L’attacco alla Procura di Castrovillari

Poi un durissimo attacco alla Procura di Castrovillari: «ci dica se è connivente con la famiglia Bergamini». Il riferimento è alla data di svolgimento dell’incidente probatorio che sarebbe stata concordata tramite una e-mail di Anselmo all’allora procuratore Eugenio Facciolla. Il legale nel corso dell’accorata arringa ha spiegato che negli anni la stessa famiglia fece fare delle indagini per capire se Denis era finito in un brutto giro, se fosse depresso o malato di AIDS.

“Bergamini investito due volte. Lo schiacciamento? Per la retromarcia”

«Denis Bergamini viene travolto dal camion, gli si è buttato sotto. Dopo 9 secondi o trenta muore. E cosa succede? Succede che il corpo a distanza di mezz’ora viene travolto una seconda volta. Viene insultato nuovamente. Quello che viene ad essere esplicitato è che il corpo non è stato travolto o parzialmente sormontato una sola volta ma due. Una quando Bergamini si butta solo il camion. La seconda, dopo che è morto, quando viene sormontato anche in posizione diversa. E questo ce lo dicono i Ris nella loro relazione. Denis è stato investito la seconda volta quando Pisano fa retromarcia con il mezzo.

«Lo schiacciamento di cui tutti parliamo è stato provocato dal secondo investimento, dalla retromarcia del mezzo. Pisano nelle sue dichiarazioni ha sempre detto di aver parzialmente arrotato il corpo di Donato Bergamini. Poi sale sul camion, perchè forse pensa che Donato sia ancora vivo, lo sente da qualcuno, fa retromarcia, sterza e lo investe nuovamente. Il cronotachigrafo stesso, confermato anche dal perito ci dice che il mezzo arretra di un metro, un metro e mezzo».

“Abbiamo celebrato un processo sul nulla”

«Abbiamo fatto un processo sul nulla, mi sono scusato già con la Internò. Stiamo condannando il Sud, ci parlano di delitto di onore perché Isabella il 23 novembre del 1989 ha detto che si sente con Luciano Conte. Donato Bergamini si butta sotto il camion di Pisano. Viene parzialmente arrotato e dopo 9 10 secondo muore. Tutto il sangue fino all’ultimo goccia fuoriesce. Lo ha detto Avato che è il perito del Giudice.

La Glicoforina è inattendibile

«Non credo alla glicoforina – ha detto Pugliese -.  La dottoressa Cattaneo ci dice che è un metodo sperimentale e non affidabile. Non si sa per quanto tempo restano le lesioni e la quantità. LA Cattaneo ci dice che la sperimentazione si ferma a 187 giorni. È una sperimentazione? Tenetene conto. L’esame immunoistochimico è negativo? Tenetene conto. Fineschi sa che qualsiasi accertamento verrà fatto sarà negativo».

L’attacco ai consulenti della Famiglia

«Mi sono fatto trasportare anche io sul fatto della Glicoforina. In questo processo ho seguito, sbagliando, Isabella. Ma c’è un particolare che è conoscenza del dottore Fineschi (consulente della famiglia Bergamini). Fineschi fa parte della scuola di Roma ed ha già letto queste carte con professore Testi con il quale collabora per diversi processi. Nomina e fa nominare Neri (della sua scuola) dalla procura della Repubblica, Ricci, che gli ha fatto vincere una cattedra a Foggia e lo prende come consulente della famiglia Bergamini, Poi Fa nominare Crisici e Bonuomo, de medici legali non legati direttamente a lui ma lo vediamo in una sentenza Benusiglio, (la 37enne trovata impiccata con una sciarpa a un albero nei giardini di piazza Napoli a Milano la notte del 31 maggio 2016). Buonomo e Crisci copiano parola per parola quanto scritto dal dottore Finesi».

“Nessuna telefonata, nessun appuntamento con Donato”

Pugliese attacca anche sul capo di imputazione con il quale la Procura ha chiesto il processo alla Internò: «Padovano nel primo interrogatorio ci disse che Denis non aveva ricevuto nessuna telefonata e che quel pomeriggio del 18 novembre 1989 dormiva. Bossio ci dice che le telefonate nel Motel Agip passavano sempre dal centralino. Prezioso (lavorava nella hall dell’allora Motel Agip) dice che, dalle 15:30 alle 16:00, di non aver passato nessuna telefonata a Bergamini, ma gli consentì di fare una telefonata dalle cabine che si trovavano davanti l’Hotel. Dunque Isabella Internò non ha mai chiamato Bergamini. Non è dunque provato che vi sia stato l’appuntamento e manca dunque la volontà di Isabella di incontrarsi con Bergamini, dunque il processo cade».

«Fiorito Luigi, la maschera del Cinema Garden vede uscire da solo Bergamini. Gigliotti Fabio, che era alla finestra, ha visto Bergamini uscire da solo e allontanarsi dal parcheggio del Garden e raggiungere un’auto bianca. A conferma ci sono la dichiarazione di Maltese “sono andato dal Motel Agip al Garden con la sua macchina. Abbiamo parcheggiato in una strada prospicente”. Bergamini prende la macchina e si reca sotto casa di Isabella. Le dichiarazioni delle sorelle Dodaro sono state riscontrate e confermano quello che la Internò ha sempre detto “aspettava Denis che era da solo. Ha chiesto un pò di profumo. Uno che vuole ammazzare si mette il profumo? Donato e Isabella erano da soli, non vi era nessuno che li seguiva con un furgone perché doveva ammazzarlo come ha ipotizzato la Procura. Lo ha detto anche Barbuscio quando fermò l’auto: erano solo loro due».

Denis narcotizzato? “Nessun segno”

«Nelle fotografie, nel riscontro di Donata e del padre che vedono il corpo, da Barbuscio e Abbate come persone terza: non c’è nessun segno al viso, o un’irritazione leggera. Come è stato narcotizzato Bergamini? Ma anche se fosse perché non è stata fatta la perizia?».

“La perizia autoptica fatta fare a Ferrara”

«Si è voluto colpire il Procuratore Abbate, lo avete fatto scappare. Chi non ha voluto fare subito l’autopsia? Certamente non Isabella Internò. Se si fosse fatta dall’inizio tutto sarebbe finito li. È stato invece Domizio Bergamini a non volere l’autopsia. Perchè doveva farla fare a Ferrara e così venne fatto. Nella memoria di Domizio allegata ad una richiesta parlamentare c’è scritto che il Procuratore Abbate vuole fare l’autopsia ama il Presidente del Cosenza Serra ci fa desistere. Allora non è stato Il Procuratore Abbate ma una richiesta specifica della famiglia Bergamini. O perché nn volevano rimanere a lungo nella città di Cosenza oi perché volevano farla a Ferrara come poi avvenne».

“La volontà della famiglia Bergamini forse è puntare al risarcimento”

«Anselmo dice che è un processo speciale perché si tratta di Bergamini. Io dico invece che è un processo dove si tratta della morte di una persona». Rivolgendosi ai giudici popolare «avete già una visione del processo e da me sentirete qualcosa che, magari, tra la montagna di carte vi sarà sfuggita». Pugliese parla delle polizze assicurative e spiega che già all’epoca dei fatti, l’allora Presidente Serra, si recò a casa per cercare di far cambiare la versione: da suicidio ad incidente. «Potrebbe esserci la volontà della famiglia Bergamini di volere la condanna per omicidio della Internò per poter incassare la polizza assicurativa che, al netto delle rivalutazioni, ammonterebbero ad oltre 20 milioni di euro».

L’orologio di Denis e il DNA

«Sull’orologio, consegnato dai carabinieri alla famiglia, viene fatta una perizia dei Ris alla ricerca del DNA. Vengono trovate delle tracce che sono di Domizio e Donata Bergamini. Non ci sono tracce né di Denis né di altri soggetti, quindi esclude che sia stato maneggiato da persone estranee e quindi delle eventuali persone che lo hanno preso e trascinato. O quell’orologio non era indossato da Bergamini o non si spiega come mai non vi siano le tracce di chi si dice abbia afferrato e aggredito il giocatore. Non c’è traccia di DNA sotto le unghie del calciatore. Uno che viene afferrato e costretto prova a liberarsi, a difendersi. Invece sotto le sue unghie non viene trovato nulla».

Ricerca sulla sieropositività e il suicidio della zia

«La famiglia Bergamini, giustamente, non ritiene di dover credere che Denis si fosse suicidato. C’è il Processo per omicidio colposo all’autosita del Camion e l’allora avvocato Coschi prova a fare delle indagini: Denis aveva dei problemi di salute e una depressione per questa circostanza. Ci dice che una zia di Denis era morta per suicidio una ventina di anni prima e ci dice che la famiglia Bergamini, tramite l’avvocato Toschi, chiede due cose: da una parte se la ricostruzione di Cosacarelli e D’Amato fosse credibile e dall’altra se era rinvenibile dai reperti l’esistenza di una malattia e accertare se il soggetto fosse sieropositivo. Il professore Dall’Erba risponde e dice che la ricostruzione di Coscarella e D’Amato e credibile e in questo momento non ci sono possibilità di capire se il calciatore fosse sieropositivo. Ci dice anche che quando gli studi sono in fase sperimentale non si possono applicare nei processi penali.

Padovano e le cattive compagnie

«La famiglia Bergamini fa anche un ulteriore passaggio. Incarica il maresciallo capo di Cosenza Ingrosso di effettuare delle indagini. Pugliese rilegge in aula un documento non firmato inviato via fax che si presume sia la relazione di Ingrosso alla famiglia. Nel documento Denis viene descritto come persona per bene, uno sportivo attaccato al suo lavoro e alla famiglia e lontano da condotte poche lecite. Nella relazione entra la figura di Michele Padovano “dedito invece a condotte peccaminose”. Una “persona immorale” che avrebbe avvicinato Denis a contesti criminali del Tarantino relativi a droga e calcioscommesse. Denis avrebbe provato ad uscirne ma sarebbe state sempre minacciato».

Dino Pippo internò: “ascoltato senza potersi difendere”

Dopo la riapertura delle indagini «viene fatta la richiesta di rinvio a giudizio della Internò, effettuato lo stralcio di Pisano e di Luciano Conte, viene iscritto nel registro degli indagati Dino Pippo Internò. E cosa succede? Succede che il Pm Primicerio intercetta, per l’ennesima volta, Isabella Internò, Pisano, Luciano Conte e Dino Pippo Internò (cugino della Internò). Viene a sapere le strategie difensive, dei colloqui che la Internò e il marito hanno con l’avvocato e il consulente. Passati uno, due tre mesi, vengono archiviate la posizione di Conte e di Pisano e rimane appeso il procedimento per Dino Pippo Internò. In udienza lo abbiamo sentito. Lei, Presidente, ha consentito che una persona sottoposta ad indagine e senza avvocato sia stato ascoltato in aula. Lo facciamo parlare e non può obiettare nulla. Perchè? Perché bisogna arrivare a un risultato ma della persona non  ci interessa nulla».

Roberta Alleati

Ultima parte dell’arringa su Roberta Alleati, che in una lettera alla famiglia di dichiarò come la fidanzata di Donato al momento della morte e che si sarebbero dovuti sposare. «Denis ogni volta che sale a casa non arriva a 30 KM di distanza, a Russi, dove vive la Alleati, per vedere una donna che deve sposare? Ci dice la Alleati che sente Denis due giorni prima della sua morte e lo sente il 16 novembre alle 21 circa. Denis in questa telefonata le dice che va tutto bene tranne alcune persone che mi vogliono male e che sarebbe la causale del suo omicidio. Avete sentito due test: Michele e Francesca Mirabelli, gli amici di Bergamini e Padovano. Ci dicono che due giorni prima di morire, i due calciatori vanno a casa loro ospiti. Mangiano con loro e sono andati nella stanza accanto ed hanno visto un film. Nessuno dei due e neppure Padovano ci dice che Bergamini abbia fatto una telefonata. Quindi la telefonata che ha detto la Alleati che ha avuto con Bergamini, dove si parla di questi fantomatici problemi non è riscontrata. Anzi, viene smentita». Domani l’eventuale controreplica della Procura e della Parte civile che si sono prese del tempo per decidere. Poi, la camera di consiglio e la sentenza.

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