Casi di truffa a Cosenza e nell’hinterland, il capo della Squadra Mobile «ecco come difendersi»
La città e i centri limitrofi non sono immuni dal fenomeno delle truffe sui falsi incidenti. Ne abbiamo parlato con il Capo della Squadra Mobile di Cosenza, il dr. Gabriele Presti
COSENZA – Il copione delle truffe agli anziani negli ultimi tempi, è cambiato nella modalità. I ladri, seppure siano ancora diversi i casi, non bussano più alla porta fingendosi dipendenti o tecnici del gas e del Comune, per entrare in casa e derubare le vittime. Recentemente infatti, sono molto diffuse le cosiddette “truffe telefoniche” in particolare quelle dei “falsi incidenti“. I malviventi contattano la vittima al telefono, si spacciano per appartenenti alle forze dell’ordine e, con la scusa di un incidente provocato da un familiare, che sia figlio o nipote, chiedono denaro o preziosi per evitare al parente guai più seri o per far sì che venga rilasciato. Sono soprattutto gli anziani, le vittime di questi ignobili raggiri, i quali oltre al danno economico, vivono un trauma psicologico provocato dall’invasione del proprio spazio personale e dal senso di colpa di essere stati truffati. Anche nella città di Cosenza e nell’hinterland si verificano casi di questo genere. Il dr. Gabriele Presti è il Capo della Squadra Mobile della Questura di Cosenza e, alla redazione di Quicosenza racconta non solo alcuni degli episodi accaduti, ma invita le potenziali vittime a difendersi.
Truffe telefoniche: “suo figlio ha avuto un incidente”
“Si confondono meglio con la città piena – spiega il dirigente della Squadra Mobile – perchè non è come per i casi di furti negli appartamenti; in tal caso i malviventi agiscono nella mischia e difatti, non abbiamo una recrudescenza estiva rispetto ai mesi invernali. E’ un fenomeno odioso che riguarda tutta Italia così come la città. Se consideriamo un arco di tempo relativamente lungo i casi avvengono maggiormente nell’hinterland cosentino e nei centri prossimi alla città: la Presila, i comuni limitrofi ma ovviamente anche Cosenza.
“I casi più diffusi sono quelli del finto incidente di un congiunto, della telefonata di un sedicente appartenente alle forze dell’ordine che, con voce convincente, decisa e distinta, invita la vittima a pagare una somma, in contanti o monili, per far lasciare la caserma al parente (solitamente figlio o nipote) per evitare guai più seri. Queste truffe vengono messe in atto da più persone, alcune presenti sul territorio; altre invece, gestiscono la telefonata da remoto”.
“Prima di arrivare al tentato compimento – spiega il dr. Presti – studiano attraverso i social network individuando i parenti prossimi della vittima, scoprendo il nome di un figlio/a o un nipote, oppure riescono a reperire informazioni attraverso un particolare momento di fragilità degli anziani che prendono di mira, un lutto recente ad esempio. Bastano pochi riferimenti o addirittura la simulazione di un contratto per un servizio, che può essere una bolletta, e riescono a reperire dati, anche telefonici, per poi utilizzarli”.
Le denunce
“In questo tipo di reati c’è anche una cifra ‘oscura’ di persone che non richiedono l’intervento delle forze dell’ordine perché magari non sono cadute nella trappola e la truffa è rimasta al limite del tentativo, quindi non hanno subito un danno economico. C’è comunque una fetta di persone che ci avvisa nel momento in cui si sta tentando di compiere la truffa e chi denuncia dopo essere purtroppo caduto nella trappola”.
Come riescono i malviventi a far cadere le vittime nel raggiro
“Generalmente tendono a tenere ‘bloccati’ tutti i telefoni (cellulare e fisso) per non consentire all’interlocutore di chiamare un parente o le forze di polizia ed accertarsi di quanto sta accadendo. Le vittime, va detto, non sono solo persone anziane, perché l’obiettivo è fare leva sulla paura e l’apprensione per il proprio familiare, incalzando ad accogliere il cosiddetto “esattore” che si reca in breve tempo a prelevare denaro o preziosi”.
“A volte simulano persino la voce del congiunto e spesso fanno leva anche sul fatto che il parente coinvolto nel ‘falso incidente’, non vive nelle immediate vicinanze della vittima, e contattarlo per accertarsi di quanto accaduto, diventa più difficile. Riescono a convincere la vittima a cedere alle loro richieste, con due o più riscontri rispetto all’accaduto e utilizzando diverse figure come sedicenti avvocati, funzionari di banca, assicuratori…”.
“Il consiglio che mi sento di dare è questo: se si è soli, chiudere la telefonata e avvisare le forze dell’ordine. E’ capitato anche che, la persona presa di mira non fosse sola, e così, mentre la potenziale vittima manteneva la conversazione, i parenti allertavano la Polizia o la forza dell’ordine immediatamente prossima. Grazie a questo, noi riusciamo in primis a fornire suggerimenti per evitare che si compia l’azione, e poi interveniamo al fine di cogliere in flagranza l’esattore“.
“Inoltre è importante ribadire che nessun ente pubblico, tantomeno un pubblico ufficiale, viene a casa a prendere soldi o chiedere di pagare una somma per “rilasciare” qualcuno. Noi abbiamo sventato qualche colpo e individuato i responsabili, anche recentemente e con l’aiuto delle stesse vittime. Autori che spesso sono risultati di origine campana (ma non è un dato assoluto) e in un caso, siamo riusciti anche ad intercettarli successivamente in autostrada“.
Il caso della coppia di anziani
“Ultimamente in un caso – racconta il dirigente della Squadra Mobile della Questura di Cosenza – una coppia di anziani, che aveva già ricevuto qualche telefonata tempo addietro e di conseguenza era già stata istruita ha sfruttato tale vantaggio e mentre la donna interloquiva lungamente al telefono, il marito ha sollecitato il nostro intervento e siamo riusciti ad individuare il cosiddetto “esattore”. In un altra circostanza in passato, l’esattore era addirittura un minorenne. Ed è proprio questa, la figura che rischia di più, in quanto gli altri componenti adottano tutte le misure per non essere rintracciati. L’inganno è spicciolo e si gioca molto sulla capacità di chi è al telefono di rendere credibile la vicenda e di dare conferme alla vittima per convincerla”.
“Per questi motivi intendiamo divulgare e andare direttamente dalle persone a spiegare loro cosa fare, per difendersi e per consentirci di intervenire. Un modo per capire e individuare subito quali sono le tecniche utilizzate e imparare a difendersi dalle truffe”.
Va ricordato infine che molto spesso i truffatori si presentano come persone perbene ma attenzione a non farsi convincere da questi dettagli rassicuranti. In ogni caso, se sorge anche il minimo sospetto, è importante rivolgersi alle forze di polizia.