Caso Mirabelli, Molinari rompe il silenzio: “Non sono un mostro, Io e Ilaria eravamo felici”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Mario Molinari arrivata alla nostra redazione questa mattina. Il 44enne cosentino è indagato per omicidio stradale

COSENZA – Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Mario Molinari arrivata alla nostra redazione questa mattina. Molinari è indagato per l’ipotesi di omicidio stradale per la morte di Ilaria Mirabelli avvenuta il 25 agosto scorso a Lorica.

“Mi sono state fatte richieste di intervista onde consentirmi, a detta di chi mi ha contattato, di far conoscere la mia versione dei fatti. Personalmente ritengo doveroso, invece, chiarire che non intendo partecipare ad un “processo” instaurato e celebrato dai mass media e alimentato da “pettegolezzi”, presunzioni e ricostruzioni fantasiose che non hanno nessuna valenza rispetto ai fatti così come si sono realmente verificati. I processi si celebrano nelle aule di giustizia e sono fiducioso che l’Autorità Giudiziaria, attraverso le indagini in corso, chiarirà come realmente si è consumata la tragedia che ha coinvolto me e Ilaria. Non sarò parte di una costruzione mediatica che mi ha dipinto come un soggetto “mostruoso”, come una persona violenta e inaffidabile e ciò perché mai ho maltrattato Ilaria, mai l’ho picchiata, mai sono stato violento in alcun modo con lei. Il giorno in cui è accaduta la disgrazia, per come possono testimoniare i presenti, era per entrambi un giorno di felicità, vissuto serenamente, finché il mondo non ci è caduto addosso.

Da allora io sto vivendo il momento più brutto della mia vita, chiuso in casa, privo di voglia fare qualunque cosa, e al dolore per quanto accaduto quel giorno, si aggiunge lo sgomento per quanto si sussegue. Ormai sui social vengo indicato con i peggiori epiteti, additato in ogni modo e rappresentato come un mostro. Come se ciò non bastasse questa rappresentazione ha ingiustamente coinvolto anche la mia famiglia, in particolare mio padre, descrivendolo come una losca figura che starebbe cercando di insabbiare le indagini grazie a presunti rapporti e poteri forti. Affermazioni ancora una volta fantasiose e diffamatorie, giacchè nessuno della mia famiglia né il sottoscritto ha interferito in alcun modo con le indagini in corso e, anzi, confidiamo in esse. Personalmente ho collaborato per come mi è stato chiesto alle indagini e sono ben disponibile a farlo ogni qualvolta sarà necessario. Mio padre è un uomo che dopo cinquant’anni di lavoro e di onesto e leale servizio nelle istituzioni pubbliche, vive onestamente e della sua pensione con uno stile e un tenore di vita assolutamente comune, altro che Cosenza bene!

Voglio concludere chiedendo io per primo all’Autorità competente di intervenire al fine di far cessare questa campagna diffamatoria e non veritiera che viene quotidianamente fondata su illazioni, sulla manipolazione di circostanze che non si sa nemmeno come siano state apprese e, paradossalmente,proprio sulle dichiarazioni di chi dovrebbe conoscere e rispettare i principi della nostra costituzione e, invece, alla ricerca di pubblicità le infrange giornalmente. Chiedo, quindi, che si indaghi anche su possibili fughe di notizie che tendono a distorcere la realtà e orientare le indagini. Mi rivolgo anche agli Ordini Professionali, che hanno l’obbligo di vigilare quotidianamente sulla condotta deontologica dei propri iscritti intervenendo sulla loro attività e ricordando loro che la sede del processo è l’aula giudiziaria e che il diritto di cronaca non consente e non autorizza elucubrazioni fantasiose ed ipotetiche totalmente sganciate dalla realtà dei fatti. Oggi vengo accusato sui media di una gamma alternativa di reati dolosi e colposi che vanno dall’omicidio volontario, allo stalking, all’omicidio stradale, con ciò rendendo evidente il tentativo di alimentare un circo mediatico fondato su teoremi tra loro addirittura incompatibili. Ribadisco che non sarò parte di questo circo e che confido che l’Autorità procedente riuscirà a ricostruire tutta la vicenda, dimostrando la totale assenza di responsabilità in capo al sottoscritto per quanto tragicamente accaduto”.

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