CAV “R. Lanzino” a rischio chiusura. «Spegniamo la luce sulla violenza, non sui centri che proteggono le donne»
Il Centro antiviolenza di Cosenza ha già avanzato una richiesta formale alla Regione per poter prendere in carico eventuali lavori di miglioramento a proprie spese, ma finora non ha ricevuto alcuna risposta ufficiale. "Difenderemo questo posto, ci teniamo troppo per lasciarlo andare senza lottare
COSENZA – Sgomento ma anche profonda indignazione. Così il Centro Antiviolenza ha denunciato la chiusura improvvisa della propria sede, avvenuta a causa dell’avvio senza preavviso di lavori di ristrutturazione nello stabile di proprietà della Regione Calabria, che lo ospita da dodici anni, rimanendo da venerdì senza luce e riscaldamenti, non permettendo così il proseguito delle loro attività. Per esprimere il proprio dissenso e spiegare le conseguenze di questa decisione, oggi pomeriggio abbiamo accolto il loro invito alla conferenza stampa tenuta nella loro sede.
Punto di riferimento vitale per le vittime di violenza
“L’interruzione forzata delle nostre attività, decisa senza alcuna comunicazione ufficiale, è un atto di grave negligenza che mette a rischio il supporto essenziale fornito a donne in situazione di pericolo. Il nostro Centro rappresenta un punto di riferimento vitale per le vittime di violenza, offrendo ascolto, protezione e percorsi di autonomia. Essere costrette a interrompere questo servizio dall’oggi al domani significa lasciare sole le numerose donne che si affidano a noi per sottrarsi a situazioni di abuso”. Qui lavorano 15 volontarie che coprono turni h24 perché siamo legate al numero 1522 e quindi garantiamo assistenza in qualunque momento. Questa situazione ha causato un’interruzione di pubblico servizio della quale è stata immediatamente avvisata la Prefettura.
Una chiusura inaspettata e un segnale ambiguo
Al termine della conferenza stampa, tenutasi simbolicamente a lume di candela, sono stati inviati dei tecnici per il ripristino della corrente nell’ex ufficio ANAPLI, ormai dismesso e utilizzato come archivio della Regione Calabria dopo il trasferimento dei dipendenti lo scorso gennaio. Il presidente d Centro, Roberta Attanasio, ha espresso la sua perplessità ai nostri microfoni: “Questa è stata una sorpresa. Siamo stati avvertiti solo da un fantomatico call center, incaricato di riattivare la luce al termine della conferenza stampa. Certo, il ripristino della corrente non ci tranquillizza del tutto, ma vogliamo interpretarlo come un segnale positivo.
Vogliamo rimanere qui, difenderemo questo posto
La nostra presenza in uno stabile ormai fantasma è per noi simbolica: vogliamo rimanere qui. Questa sede è diventata un punto di ascolto e accoglienza fondamentale per le donne che si trovano in difficoltà”. Il Centro ha già avanzato una richiesta formale alla Regione per poter prendere in carico eventuali lavori di miglioramento a proprie spese, ma finora non ha ricevuto alcuna risposta ufficiale. “Difenderemo questo posto, ci teniamo troppo per lasciarlo andare senza lottare”, ha ribadito Attanasio.
Solidarietà e mobilitazione per il centro antiviolenza R. Lanzino
Durante la conferenza stampa, oltre alle dichiarazioni del Centro, si sono susseguiti numerosi interventi da parte di rappresentanti istituzionali, attivisti e associazioni. Tra i presenti, l’assessore Veronica Buffone per il Comune di Cosenza, il gruppo Femin, attiviste, associazioni e alcune donne che hanno beneficiato del supporto del Centro, le cui testimonianze hanno sottolineato l’importanza della struttura. Anche diverse organizzazioni, tra cui Auser e CGIL (che ha offerto dei locali per proseguire l’attività), hanno espresso la loro solidarietà e offerto alle operatrici del Centro la disponibilità di altri spazi per poter proseguire le attività. Al termine del dibattito pubblico è giunto sul posto un operaio che ha riattaccato la luce allo stabile.
L’incertezza sul futuro della sede rimane, ma il messaggio del Centro Antiviolenza è chiaro: non si arrenderanno facilmente. La lotta per mantenere vivo questo presidio di aiuto e protezione continuerà, nella speranza che le istituzioni ascoltino e agiscano al più presto. Nonostante il tentativo di spegnere la luce, le donne continueranno a lottare e le attiviste continueranno a brillare. Nessuno potrà oscurare la loro forza e la determinazione a difendere i luoghi che le proteggono. Spegniamo la luce sulla violenza, non sui centri che offrono ascolto, supporto e speranza.