Cellulari nel carcere di Cosenza: ecco come la Polizia Penitenziaria ha smascherato i detenuti

Le indagini sono state svolte dal Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria per la Calabria, capitanato dal comandante Leonardo Gagliardi, insieme ai NIC

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COSENZA – Cellulari utilizzati nel carcere di Cosenza per comunicare con l’esterno. Il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria per la Calabria, capitanato dal comandante Leonardo Gagliardi, ha condotto a termine, dopo laboriosi e accurati accertamenti, le indagini nei confronti di 50 soggetti (di cui 49 all’epoca dei fatti detenuti presso la Casa Circondariale di Cosenza) ed un familiare di un detenuto, che devono rispondere a vario titolo del reato di cui all’art. 391 del codice penale che punisce l’accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.

“Le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo della Polizia Penitenziaria di Catanzaro e dirette dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cosenza, sono state avviate in seguito al rinvenimento, nell’anno 2022, a carico di detenuti, di un micro telefono cellulare all’interno dell’istituto cosentino e di una scheda clandestinamente in uso”, dichiara Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria per la Calabria.

“Le operazioni successivamente esperite, anche mediante lo sviluppo dei dati derivanti dal traffico telefonico, hanno consentito di ricostruire l’intera rete dei contatti telefonici tenuti indebitamente dai detenuti, anche in periodo successivo al rinvenimento del telefono ( fino a giugno 2023) per mantenere i contatti con l’esterno, appurando, altresì, il coinvolgimento di numerosi ristretti, non inizialmente indagati e la complicità di un familiare di detenuto responsabile di aver procurato e consegnato un dispositivo telefonico.

L’esame dei tabulati da parte del personale del Nucleo Investigativo e l’utilizzo delle più recenti tecniche investigative in materia da parte del NIC anche supportate dal patrimonio informativo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ha consentito di pervenire più efficacemente all’individuazione dei detenuti responsabili e accertare contestualmente, le modalità e gli espedienti utilizzati per l’introduzione di materiale illecito tesi a garantire ai ristretti il mantenimento di contatti illeciti con la realtà esterna”.

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