Città unica: gruppo “Democrazia e partecipazione” «adottare ora un nuovo Psc è un atto sbagliato»
Trecroci, Graziadio e Tinto "che senso ha, quindi, procedere con l’adozione di uno strumento che nascerebbe già vecchio?"
COSENZA – “La sentenza del Tar ha sgomberato finalmente il campo da ogni dubbio: saranno i cittadini a decidere se Cosenza Rende e Castrolibero diventeranno una città unica. Noi ci siamo detti favorevoli a questo passaggio storico per la nostra comunità fin dal primo momento. Senza “se” e senza “ma”, e lo abbiamo fatto perché crediamo che rappresenti una formidabile occasione di rilancio dell’area urbana sorta nella Valle del Crati. Anzi, siamo certi che, in una seconda fase, anche altri Comuni vorranno fare parte di questa nuova città”. Così Francesco Graziadio, Gianfranco Tinto e Aldo Trecroci del gruppo Democrazia e partecipazione che intervengono in merito all’adozione del Psc da parte del Comune di Cosenza.
“Non si tratta solo di una questione di contiguità territoriale, né tantomeno di accedere a nuove risorse di finanziamento statale, e chi pensa questo banalizza un sentire che ha radici più profonde e consapevoli. Esiste una comunità che si sente tale da tanto, troppo tempo e che per tanto troppo tempo è stata ignorata per consentire la coltivazione di orticelli elettorali e la spartizione di cariche istituzionali, secondo una pratica che ha finito per allontanare i cittadini dalla politica e favorire un astensionismo che è un cancro per la politica con la ‘P’ maiuscola”.
“La Politica, quella che piace a noi, i processi li governa, non li subisce”
“Per questo crediamo che un processo da governare con responsabilità e determinazione sia quello dello sviluppo urbanistico di tutta la Valle del Crati. Urbanistico, nell’accezione più moderna della disciplina, vuol dire sociale, antropologico, ambientale. Vuol dire disegnare il territorio non più per favorire gli interessi di pochi, ma per garantire vivibilità e soddisfazione a tutti i cittadini di una comunità. Vuol dire armonizzazione economica e quindi benessere psicologico. Per tutti questi motivi, e per tanti altri che omettiamo per brevità giornalistica – sottolineano Trecroci, Tinto e Graziadio – crediamo che l’adozione del Psc da parte del Comune di Cosenza sia un atto sbagliato. Il Psc – il vecchio Piano regolatore – ci dice dove si può costruire e come, ma lo fa nel cerchio ristretto di un Comune. E nel nostro caso questo Comune presto non ci sarà più. Che senso ha, quindi, procedere con l’adozione di uno strumento che nascerebbe già vecchio?”.
“La classe politica che andrà a governare la città unica dovrà invece, secondo noi, fare i compiti per bene, e dimostrare alla cittadinanza di aver ben chiara la sfida che la attende. Si tratta qui di ridisegnare un territorio che dai Casali della Presila si estende fino alla media valle del Crati e di farlo con coraggio e visione. Adottare un Psc in questo contesto è come farsi progettare la ristrutturazione del tinello di casa lasciando tutto il resto dell’appartamento in rovina”.
“Per questo crediamo – concludono – che sia fondamentale mettersi subito al lavoro per la definizione di un Psa, un Piano strutturale associato che consenta la pianificazione e l’integrazione di tutti i Comuni dell’area interessata. Un Piano che abbia coraggio e visione, che nasca dal basso ascoltando i cittadini, coinvolga l’Università e gli Ordini professionali, e infine metta intorno ad un tavolo tecnici e politici con le spalle abbastanza grandi da portare il peso di una sfida così entusiasmante. Se Cosenza deve tornare protagonista del rilancio della Calabria Citeriore non lo deve fare per una presunta e ormai appannata leadership ereditata dal passato, ma per la sua capacità di riformare, di rompere steccati, di rimboccarsi le maniche ed affrontare il futuro con la serena consapevolezza di chi vuole costruire una casa a misura dei nostri cittadini del futuro. Solo così sarà una città davvero unica. In tutti i sensi”.