Città unica, il referendum consultivo “viola i principi costituzionali”. Da Rende il ricorso al Tar

Le associazioni e il comitato di cittadini di Rende hanno dato mandato ai propri legali di fiducia contro la legge regionale sul processo di fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero

RENDE (CS) – Le associazioni Federazione Riformista di Rende, InnovaRende, Rendesì, Aria Nuova e La Fenice, Movimento civico Rende unitamente a Bartucci Mario, Castiglione Amerigo, Cufone Francesca, De Bartolo Emilio, Iantorno Pierpaolo, Principe Sandro, Simonetti Marina, Talarico Domenico, Tenuta Francesco, nella loro qualità di cittadini elettori del Comune di Rende, nonché componenti del Comitato Cittadino Spontaneo rendese che da un anno ha iniziato la battaglia contro il progetto di fusione dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero, nelle scorse settimane hanno conferito mandato ai legali di fiducia al fine di tutelare le proprie ragioni dinnanzi al Tar Calabria.

Il referendum consultivo “viola i principi costituzionali”

I difensori Avvocati Alfredo Gualtieri, del Foro di Catanzaro e Presidente della Camera Amministrativa Distrettuale e Fabio Liparoti, del Foro di Cosenza, hanno messo in luce le palesi violazioni dei principi costituzionali della legge regionale di modifica del processo di fusione tra gli enti locali, attraverso provvedimenti di imperio che snaturano anche la funzione del referendum, previsto con un quorum complessivo per i tre comuni con netta prevalenza, quindi, dell’ente con maggiore popolazione. Ciò determinerebbe una vera e propria annessione dei comuni più piccoli da parte del capoluogo, anche se i cittadini di uno dei comuni si dovessero esprimere a maggioranza con un secco no alla città unica.

Ed infatti, nel ricorso è stato impugnato il provvedimento approvato dal Consiglio Regionale della Calabria il 26 luglio scorso, con il quale l’Assemblea legislativa ha dato mandato al Presidente della Giunta Regionale di indire il referendum consultivo, con riferimento al testo approvato dalla I° commissione consiliare per l’istituzione della città unica. Diverse le censure che i legali hanno mosso a tal provvedimento ed in particolare, violazione degli art. 3,15 e 42 del Tuel, anche in relazione alla Carta europea delle autonomie locali, violazione dell’art. 2 della legge regionale n. 15/2006 sulle fusioni nonché violazione dell’art. 40 della legge n. 13/83. Inoltre, è stata posta la questione di legittimità costituzionale dell’art. 4 della l.r. 24/2023 c.d. omnibus, con la quale sono stati estromessi i consigli comunali dal procedimento di fusione.

In particolare, si ritiene una evidente lesione del principio autonomistico di cui agli articoli 5, 114, 117, 118 e 133 della Costituzione. Il predetto ricorso è, quindi, il primo che è stato notificato alla Regione nonché ai Comuni controinteressati, per evitare il “golpe” finalizzato ad eliminare i consigli comunali da procedure che riguardano la loro “vita” o “morte”.

“Non siamo per un’annessione a freddo”

La nostra è una posizione che esprime una grande responsabilità politica ed istituzionale e non può essere liquidata superficialmente come campanilistica. Noi siamo contrari ad un’annessione a freddo che sarebbe una vera e propria follia. Abbiamo, invece, più volte affermato che siamo per una città unica condivisa dai cittadini di tutti i comuni, figlia di un progetto efficace, ben studiato e realistico, sperimentata nella gestione dei suoi servizi attraverso l’unione dei comuni, estesa al comune di Montalto Uffugo, ai comuni posti al sud del capoluogo, della Presila e delle Serre Cosentine che intendessero farne parte. In questi mesi più volte abbiamo chiesto una interlocuzione ed un confronto democratico al Presidente Occhiuto ed ai consiglieri regionali, firmatari della proposta di legge per la città unica. Non avendo mai ricevuta una cortese risposta alle nostre sollecitazioni, non c’è rimasto che ricorrere alla magistratura amministrativa per ristabilire i principi democratici garantiti dalla Costituzione e dalle altre leggi. Ad ogni buon fine, i ricorrenti, in considerazione di polemiche artificiose esplose al riguardo, precisano che le spese legali sono sostenute dai ricorrenti stessi di tasca propria.

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