Cosenza: la corsa contro il tempo dei malati oncologici. Emigrazione sanitaria? C’è chi non può

Chi non ha abbastanza soldi e strumenti per partire è costretto a curarsi negli ospedali calabresi dove eseguire una PET è un privilegio

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COSENZA – Non tutti i calabresi emigrano per curarsi. C’è anche chi resta affidandosi al servizio sanitario regionale. Le ragioni, sono perlopiù di natura economica e pratica. I malati oncologici nella regione più povera d’Europa si trovano così ad affrontare una corsa contro il tempo. Chi rimane tra le corsie degli ospedali calabri lo fa perché non ha abbastanza soldi e strumenti per partire. I malati oncologici nella regione più povera d’Europa si trovano così ad affrontare una corsa contro il tempo. E mentre il cancro può aggravarsi velocemente determinando il decesso dell’ammalato, per monitorarne l’andamento bisogna attendere dai 7 ai 12 mesi. Tempi d’attesa lunghissimi per accedere alla PET (Tomografia a Emissione di Positroni) con liste che decretano, prima ancora della diagnosi, chi è destinato a morire e chi invece potrebbe riuscire a sopravvivere.

Il privilegio di accedere alla PET per i malati oncologici

Esame diagnostico di medicina nucleare essenziale per identificare patologie tumorali, la PET per i calabresi non è un diritto, ma un privilegio. Pur ignorando che possano esistere beceri escamotage per scavalcare le liste grazie alle “amicizie” resta un’evidenza drammatica: i tempi d’attesa risultano pericolosi per i pazienti. Ritardi nelle diagnosi che possono avere esiti nefasti. Nella provincia di Cosenza, circondario di oltre 700.000 abitanti c’è solo un macchinario e si trova nel reparto di Medicina Nucleare del Mariano Santo. Fino a marzo 2024 ha dovuto accogliere anche buona parte dei pazienti provenienti dal Pugliese – Ciaccio di Catanzaro dove il servizio PET era stato disattivato dall’agosto 2022 (con una lista d’attesa in corso di 500 pazienti) e quello del Mater Domini non era disponibile a causa delle frequenti interruzioni per riparazioni.

Dal calvario alla prevenzione gratuita

«Il calvario della mia famiglia è iniziato all’Ospedale di Cosenza dove a mia moglie hanno diagnosticato un tumore allo stomaco che l’ha strappata alla vita. Ora dedico ogni mio minuto di tempo libero alla salute dei calabresi. Soprattutto quelli che non possono partire perché non hanno soldi o parenti che possono mettersi in aspettativa senza perdere il lavoro per dar loro assistenza». È quanto afferma Francesco Provenzano presidente dell’associazione Ri-Uniti Calabria Oncologia, che dal 2018 si spende per fornire esami medici gratuiti alla cittadinanza e sopperire alle carenze del sistema sanitario regionale.

Il paziente oncologico teme di arrivare troppo tardi alla diagnosi

«Ad oggi abbiamo eseguito oltre 5.000 prestazioni, nel 2024 sono state 700 le persone che hanno aderito ai nostri screening – spiega Provenzano – identifichiamo i campanelli d’allarme informando il paziente che necessita di ulteriori approfondimenti diagnostici per curarsi. È capitato di incontrare persone che non sapevano di avere il cancro. Lavoriamo sulla prevenzione: dagli screening senologici alle visite dentistiche pediatriche. Credo sia l’unica strada da percorrere. Quando troviamo un medico disponibile lo invitiamo a salire sul nostro camper e andiamo nei paesini a visitare tutti gratis. Il problema del polo oncologico del Mariano Santo è che c’è troppa utenza e allo stesso tempo carenza di personale e mezzi per dare risposte ai malati che non possono partire per curarsi. C’è una marea di gente e poca capacità di ricezione. Gli ospedali di Cosenza, Castrovillari, Paola, Rossano sono ormai saturi. Proprio in queste ore un paziente oncologico mi ha chiamato perché l’unico appuntamento per fare la PET in provincia di Cosenza è a settembre. Ed ha paura che sia troppo tardi».

La corsa contro il tempo

L’associazione Calabrese Malati Oncologici si occupa di assistenza a pazienti con patologie oncologiche in stato avanzato. Il presidente Aldo Riccelli ribadisce i gravi disagi dei malati che si curano in Calabria costretti a subire i ritardi diagnostici delle lunghe liste d’attesa. «C’è troppa gente che chiede di essere presa in carico dall’Ospedale Pugliese di Catanzaro – afferma Riccelli – rispetto ai servizi che la struttura può offrire. Succede spesso che i tempi per accedere a visite oncologiche o alla PET si allungano. Anche pagando con l’intramoenia, che è ormai la modalità più diffusa per riuscire ad avere appuntamenti con degli specialisti, le tempistiche non sono particolarmente rapide soprattutto perché si deve tentare di entrare in contatto con un Centro Unico Prenotazioni dove è difficile che gli operatori rispondano. Poi c’è il problema della PET: si arriva a dover attendere anche un anno per effettuarla. Oggi in Calabria mancano sia medici sia posti letto. Chi non ha soldi per partire e curarsi fuori regione deve aspettare. Confidando di riuscire ad accedere alle cure in tempi utili per la propria sopravvivenza».

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