Cosenza: nel romanzo calabrese della scrittrice Angela Bubba, un ritratto vibrante di Elsa Morante
Nuovo appuntamento con la rassegna libraria Librincomune promossa dall'Amministrazione comunale di Cosenza
di Gianfranco Forlino
COSENZA – Lo scorso 22 novembre, presso il suggestivo Museo dei Brettii e degli Enotri, si è svolto un nuovo appuntamento della rassegna libraria “Librincomune“, evento promosso dall’Amministrazione comunale di Cosenza e ideato dalla consigliera delegata alla Cultura, Antonietta Cozza. Un numeroso pubblico ha partecipato alla presentazione di Elsa, il romanzo biografico della scrittrice calabrese Angela Bubba, libro che offre numerosi spunti di riflessione su una delle figure più complesse e affascinanti della letteratura italiana: Elsa Morante.
A dialogare con l’autrice sono stati il giornalista Paride Leporace e Antonella Falco, critico letterario. La presentazione è stata arricchita dalle magnifiche letture di Federica Montanelli e dalle impeccabili incursioni musicali di Daniele Moraca. In sala era presente anche Cornelia Golletti, rappresentante del gruppo di lettura Booksandthecity.
L’essenza di Elsa Morante nella sensibilità di Angela Bubba
È stato impossibile non rimanere colpiti dalla forza emotiva e dalla passione con cui Angela Bubba ha parlato di Elsa Morante, nel riflesso del suo sguardo e nella ponderatezza delle parole ha reso agevole ai presenti la possibilità di cogliere l’essenza profonda della scrittrice romana.
Angela Bubba non è solo una studiosa della vita della Morante, ma probabilmente la persona che oggi più di tutti possiede una comprensione profonda e intima della scrittrice. È lei, con la sua sensibilità e la sua ricerca meticolosa, a regalarci un quadro straordinario della scrittrice, uno sguardo che va oltre i confini della mera biografia; non è solo la vita della Morante che Angela Bubba ci restituisce, ma anche i suoi pensieri più nascosti, quelli mai svelati chiaramente al grande pubblico, ma che si riflettono nei suoi romanzi, nelle trame più sottili, pensieri che l’autrice di Elsa ha fortemente voluto scoprire, spinta da un’irrefrenabile fame di conoscenza, addentrandosi con sensibilità e profondità nelle piccole quotidianità di Elsa Morante, spesso ignorate da molti ma da lei appassionatamente esplorate.
Ascoltando Angela Bubba viene facile pensare che scrivere un romanzo biografico su Elsa Morante sia quasi stato liberatorio, una naturale valvola di sfogo per urlare al mondo intero quanto intimamente custodito, troppo incandescente – per riprendere un aggettivo spesso scelto dall’autrice durante la presentazione – per restare confinato.
Passione, studio e scoperte personali
Angela Bubba racconta la nascita della sua passione per Elsa Morante già ai tempi del liceo, quando il romanzo L’isola di Arturo l’aveva colpita profondamente, un interesse crescente che l’ha portata a dedicarsi completamente all’autrice del secondo dopoguerra, studiando le sue opere e la critica, tanto da laurearsi con una tesi su Aracoeli e successivamente vincere il Premio Morante (Elsa Morante madre e fanciullo – Carabba, 2016). Angela racconta come la sua ricerca si è spinta nella visita dei luoghi romani legati alla vita della Morante e vi ritorna ogniqualvolta ne sente la necessità, “come se fossero dei piccoli pellegrinaggi”. Un percorso di conoscenza e approfondimento, tuttora in evoluzione, un’emozionante scoperta che prosegue, conducendo verso una comprensione più profonda dell’autrice.
La struttura del romanzo. Ondivaga come Elsa Morante
L’autrice calabrese spiega la scelta della struttura annalistica per il libro, giustificandola con la natura romanzesca della vita di Elsa Morante, caratterizzata da continua avventure, colpi di scena e forti emozioni in tutti gli ambiti della sua esistenza, dall’amore alle amicizie, dal lavoro alle conoscenze. Data la ricchezza della materia, la sfida è stata selezionare i momenti più significativi senza appesantire il testo. “A fronte di questa schematizzazione ci sono delle interferenze volute” come l’alternare la narrazione in terza persona con lettere immaginate da lei stessa, per dare respiro al racconto e mantenere un’onda di vivacità e diversità; un movimento tra piani narrativi che riflette pienamente la personalità “ondivaga” di Elsa Morante, che non si accontentava mai di visioni univoche e che, secondo l’autrice, meritava una rappresentazione che rispettasse questa sua complessità e fluidità.
Il trauma nascosto che condizionò la produzione letteraria
L’autrice di “Elsa” racconta come la sua ricerca sulla Morante abbia portato alla scoperta di un aspetto cruciale e poco discusso della sua vita: un aborto subito a 19 anni, che, secondo la testimonianza di Adriano Sofri, ha segnato profondamente la scrittrice, influenzando non solo la sua esistenza personale, ma anche l’intera sua produzione letteraria.
Sebbene la critica tradizionale non abbia mai dato risalto a questo evento, Angela Bubba, durante il suo percorso di studi, ha iniziato a interrogarsi sul legame tra la letteratura di Morante e il tema ricorrente della maternità e dell’infanzia. La lettura dell’intervista di Sofri, che descriveva la sofferenza della Morante per quell’aborto, ha dato ad Angela Bubba la chiave per comprendere meglio la scrittrice e il significato profondo di queste tematiche nelle sue opere; a confermare le sue intuizioni, una lettera di Umberto Saba intercettata dalla scrittrice, in cui il poeta, rivolgendosi a Elsa Morante facendo riferimento al trauma subito, un trauma che non solo ha influito sulla vita quotidiana della scrittrice, ma che ha avuto un impatto significativo anche sulla sua produzione letteraria.
Moravia e Morante, tra sostegno e oscurantismo
Angela Bubba ha dialogato con Leporace anche sulla figura di Alberto Moravia, compagno di vita della Morante, su come da giovane avesse una visione un po’ estrema riguardo allo scrittore, ma dovette ricredersi qualche anno più tardi, rendendosi conto di quanto fosse stato importante come autore e, soprattutto, come figura fondamentale nella vita di Elsa Morante.
Moravia, secondo l’autrice di Elsa, è stato una colonna portante per la prima scrittrice a essere insignita del Premio Strega nel 1957, un sostegno umano e professionale che l’ha accompagnata fino alla fine della sua vita, sottolineando che probabilmente, senza di lui, la Morante non sarebbe stata la scrittrice che oggi conosciamo. Angela però non nega che stiamo vivendo un periodo di “oscurantismo immeritato” verso Moravia, ritenendolo tuttavia una fase passeggera che il tempo saprà illuminare restituendo un “equilibrio tra questi due giganti della letteratura mondiale”.