Cosenza: oltre un milione di euro per smantellare la Casa delle Culture e affidarla ad un privato (FOTO)
Reperti storici al suo interno sono stati rimossi senza avvisare gli eredi delle famiglie Telesio e Bilotti. “Se al Comune non interessano ci riprendiamo tutto”
COSENZA – La Casa delle Culture di Cosenza è stata ristrutturata e affidata per 3 anni a un privato: la cooperativa Teatro in Note. La collezione Telesio – Bilotti esposta al suo interno, che documentava la storia della città, è stata smantellata e smembrata. A fine aprile sono terminati gli interventi di recupero finanziati con i fondi di Agenda Urbana con l’inaugurazione ufficiale del nuovo corso della struttura. Un appalto da 1 milione e 122mila euro affidato alla Baffa Costruzioni di Lodo Baffa e figli srl per il “recupero funzionale, riuso e allestimento di edifici e spazi nel centro storico di Cosenza per la realizzazione di spazi per incubatore di idee e laboratori creativi, co-working, co-living”.
Di questi 411mila euro sono stati spesi per il consolidamento strutturale, 329mila euro per il rinnovo degli impianti, 243mila euro per l’adeguamento funzionale e 36mila euro per il dislocamento delle collezioni in esposizione. Le donazioni di Irene Telesio, secondo quanto dichiara Francesco Alimena consigliere comunale delegato al centro storico e all’attuazione di Agenda Urbana, hanno trovato rifugio in una sala del Teatro Rendano (attualmente non accessibile per lavori in corso), quelle di Roberto Bilotti all’ultimo piano di Palazzo Spadafora. Entrambi però non sono mai stati avvisati.
Telesio e Bilotti ignorati
“Se avessi saputo che stavano smantellando la Casa delle Culture – afferma Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona – sarei andato di persona ad aiutare e dare indicazioni utili a smistare la collezione secondo criteri logici, su base storica. Avrei provveduto a portare le veline antiacido per conservare i preziosi documenti cartacei (tra questi un carteggio tra Bombini e Galileo Galilei ndr) che erano lì esposti. Peraltro non abbiamo avuto alcuna notizia su dove sono finite tutte le nostre donazioni, i gioielli ottocenteschi, gli orologi d’argento. Erano centinaia di pezzi. Io ed Irene Telesio ci siamo occupati dell’allestimento, dovevamo essere informati e coinvolti non solo per una questione etica, ma anche in qualità di membri della Commissione scientifica (in forze e mai sciolta) che non è stata interpellata delegittimandone così il ruolo di indirizzo. In più se Francesco Alimena fosse stato meno autoreferenziale e più rispettoso del lavoro altrui avremmo potuto suggerire le soluzioni migliori per continuare a illustrare la storia di Cosenza”. La delusione di Irene Telesio, unica discendente della famiglia del filosofo del Cinquecento è enorme. “Non mi hanno detto nulla, – afferma Telesio – mi sembra un atto arbitrario ed antidemocratico. Se questi oggetti non sono graditi all’amministrazione comunale di Cosenza me li riprendo, non è un problema”.
La Casa delle Culture privatizzata
L’immobile di proprietà del Comune
ospitava un vero e proprio museo etnografico. La mostra permanente consentiva di ripercorrere le tradizioni cosentine tra abiti d’epoca, giocattoli, divise militari, oggetti destinati agli usi della vita pratica dell’aristocrazia, dei pastori, dei pescatori e degli agricoltori. Testimonianze del brigantaggio e della presenza di minoranze etniche sul territorio. L’esposizione e la struttura era accessibile a tutti i visitatori gratuitamente. Fino a quando l’amministrazione Caruso non ha deciso di affidarla al privato. Ed oggi, come è ovvio che sia, è tutto a pagamento. Per rientrare nelle spese la cooperativa dovrà essere remunerata per i servizi offerti dalla formazione ai concerti. A chiarirlo è la stessa presidente nonché attuale direttrice artistica della Casa delle Culture Vera Segreti che da aprile ad oggi ha organizzato al suo interno 12 appuntamenti e si appresta ad avviare da inizio ottobre una serie di eventi con un calendario che sarà ufficializzato il 2 ottobre.
La nuova gestione della Casa delle Culture
Gli 800 metri quadri della Casa delle Culture sono stati ripensati e rimodulati. Ad ogni ambiente è stata assegnata una funzione a partire dalle aule per i corsi di formazione dotate di lavagna elettronica, fino all’ultimo piano dove è stata allestita una sala concerti. L’area espositiva ospiterà una mostra dedicata al fumettista Andrea Pazienza, mentre i totem multimediali proietteranno video sul centro storico. Agli arredi e parte dell’attrezzatura ha contribuito il Comune di Cosenza con 150mila euro.
“A fronte dei 200mila euro di fondi ricevuti – spiega Segreti – abbiamo speso 350mila euro di attrezzature. Un monitor ci è costato circa 60mila euro. A struttura chiusa spendiamo 1.200 euro al mese di elettricità, lo stipendio al custode e paghiamo 6mila euro di assicurazione. Non possiamo permetterci di far allestire mostre gratis o offrire gratuitamente gli spazi di coworking, ma questa condizione non l’ho dettata io che ho solo partecipato ad un bando e firmato una convenzione. Ho un tariffario imposto da rispettare”. Si spera ora che la nuova gestione dia nuovo slancio alla Casa delle Culture fungendo da attrattore e vivacizzando il centro storico. In tal caso i soldi pubblici spesi dai cittadini per affidare la struttura al privato e rendere i servizi a pagamento, forse, avrebbero un ritorno sul territorio. Almeno in termini di presenze.