Cosenza, una serata di ilarità e commozione per ricordare l’artista Totonno Chiappetta

Lo scorso 17 dicembre il ricordo dell'indimenticato artista poliedrico Totonno Chiappetta, a dieci anni dalla scomparsa, in un evento organizzato dall'associazione "Erranze APS"

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di Gianfranco Forlino

COSENZA – Lo scorso 17 dicembre, presso il “Campanaccio” di via Sabotino, a Cosenza, in occasione del decimo anniversario della scomparsa dell’indimenticato Totonno Chiappetta, l’associazione “Erranze APS” ha organizzato un evento per ricordarlo. Interpreti della serata Mariano D’Ermoggine, Franco Aiello, Roberto Bozzo e Fiorenzo Pantusa, artisti che hanno voluto rendere omaggio all’amico poeta-attore; lo hanno fatto offrendo ai presenti un mix di musiche popolari, poesie, scritti, racconti, aneddoti e gag comiche, da “Cercami” a “Cosentino’s Week”, da “E ni…scialamu” a “Jugale”, passando per barzellette e numerosi ricordi legati al poliedrico artista.

L’atmosfera della serata è stata molto intima, da un lato animata dalle performance degli artisti, dall’altro resa emozionante dalla presenza della famiglia di Totonno Chiappetta e da numerosi amici, ognuno pronto a condividere il proprio ricordo personale, nato da incontri fugaci ma intensi o da anni vissuti insieme nelle sue amate Cosenza e Carolei, luoghi che hanno profondamente segnata la sua vita e il suo spirito.

Veronica Longo Ferriolo, presidente dell’associazione Erranze APS, interpellata riguardo alla serata organizzata dalla sua associazione, ha dichiarato: “La mia intenzione era quella di creare un’atmosfera familiare per ricordare Totonno Chiappetta a dieci anni esatti dalla scomparsa. Invitare i familiari e gli amici, a partire da quelli della sua Carolei. Accompagnati dalle musiche popolari che tanto gli piacevano. L’evento è stato organizzato in pochissimo tempo, gli impegni di questo periodo purtroppo non hanno consentito a molti di partecipare, ma è stata ugualmente una serata fantastica, trascorsa tra momenti di ilarità e commozione. E per questo ringrazio Mariano D’Ermoggine, Franco Aiello, Roberto Bozzo, Fiorenzo Pantusa e in particolar modo Francesco Folino de “Il Campanaccio” che ci ha aperto le porte del suo accogliente locale per fare questa piccola ma intensa celebrazione.

Avevo avuto modo di parlarne con il figlio minore, Mauro, qualche tempo prima. Gli brillavano gli occhi quando ho proposto di fare una serata simile, ha perso un grande papà a soli 18 anni e vederlo felice durante la serata per me è stato il regalo più grande. Ringrazio la moglie Patricia e tutti i familiari intervenuti, è stato un grande onore averli con noi.”

Il personale ricordo di Totonno Chiappetta

Prendo spunto dalla scrittura di questo articolo per condividere anche un mio personale ricordo, legato a Totonno Chiappetta negli anni della mia adolescenza; da quel momento in poi ci furono tante, tantissime altre occasioni di incontro, ognuna sempre ricca di qualche particolare da ben custodire nella memoria per farne tesoro nel tempo.

Avrò avuto poco più di sedici anni. “Guagliù c’è Totonno, Totonno Chiappetta, sta veniannu adde nua…”  “Vi piacia jocà aru pallune eh? Veniti cu mia ca vi cuntu cose chiù belle”.

Catturò la nostra attenzione e si trattenne per quasi un’ora, un tempo che a me parve l’equivalente di un’intera giornata, ci parlò della Carolei sospesa tra memoria e storia e delle tante persone che per un motivo o per un altro gli pareva giusto evocare, ognuna descritta con tanta minuziosità da sembrar fuoriuscita da un racconto di Dickens. E noi lì, rapiti ad ascoltarlo.

Ancora oggi non riesco a discernere se fossi più coinvolto dal tono della sua voce, profonda, appassionata e coinvolgente, o dagli occhi in cui era quasi possibile veder scorrere le immagini del suo narrare.

In Totonno il sorriso sembrava una sinfonia, un’orchestra di trentasei muscoli che si muovevano all’unisono, ognuno suonando la propria nota per creare un’armonia unica e contagiosa, magnetica, una vera e propria espressione d’arte, un’esplosione di vitalità, un invito a condividere la gioia, a lasciarsi andare, a “scialarsi” – come tanto amava urlare a gran voce.

Era così, riusciva a polarizzare l’attenzione di chiunque, a fare in modo che anche il più distratto degli astanti si sentisse attratto, a proprio agio. Non aveva la pretesa di insegnare, ma di tramandare e appassionare, lo faceva con naturalezza, senza mai cercare il protagonismo, puntando solo al semplice contatto umano, senza alcuna distinzione sociale: dall’adolescente bramoso di conquistare il mondo, all’anziano desideroso di raccontare il proprio vissuto, dal politico navigato al carcerato.

Con ognuno sapeva sintonizzarsi con delicatezza sulla medesima lunghezza d’onda, facendo cadere ogni freno inibitore, dando vita a una magia che faceva emergere la vera essenza di chi aveva dinanzi. E di quelle essenze, come solo i grandi Artisti sanno fare, Totonno catturava le più pure, facendole rivivere nei suoi racconti, poesie e rumanzelle, perché il loro ricordo non sfiorisse mai, come non sfiorirà mai il ricordo dell’Artista che le ha evocate.

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