Sulla pagina Facebook, la mamma coraggio, senza svelare la propria identità per tutelare la serenità del figlio, pubblica un video di denuncia che riportiamo di seguito: «Ultimamente sto molto male, mi arrabbio spesso. Sapete perché? Perché mio figlio è da 100 giorni con le stampelle. E scusate se è poco. Soprattutto senza un perché. O forse c’è un perché. E la gente infame che non conosce cosa sia il rispetto per l’altro. Gente che si permette di calpestare la dignità altrui. Gente priva di savoir-faire che giudica alle spalle, senza avere l’eleganza di tacere. Indossano tutti vestiti griffati, ma non conoscono quella che è la signorilità dell’animo. Si professano tutti brave persone, vanno in chiesa, puntuali, ogni domenica. Allora perché i loro figli sono così prepotenti, maleducati e arroganti, omertosi, che fanno solo numero e non sanno fare la differenza. Tanto, quello che è successo, è successo a mio figlio, non è successo a loro.
E così mio figlio, la vittima, diventa il problema; io, la madre della vittima sono esagerata. Perché non capisco…non capisco che era solo un gioco. Sì, per quegli ipocriti era solo un gioco. Schernire, ghettizzare, isolare, offendere, deridere, filmare…fino ad arrivare a menare un bambino di soli 12 anni. Perché per loro le parole si buttano così al vento. Ma le parole a volte hanno delle lame così profonde che lasciano delle cicatrici peggiori delle stampelle. Questa per me è gente senza valore, gente che merita il mio più profondo disprezzo. Sì, sono imbufalita. Sapete perché? Perché non intendo lasciare correre, perché nessuno ha il diritto di fare tutto questo. Inizialmente mi sono domandata se era giusto fare questo video; volevo tacere; ma il dolore di una mamma è troppo forte e il mio cuore si ribella a tutto questo. Tutte le volte che mio figlio è tornato e mi ha abbracciato e mi ha detto con le lacrime agli occhi “ma perché mamma, perché non mi lasciano stare, che cosa vogliono da me”. Tutte le volte che si sveglia e ha gli incubi e urla, urla! E quando l’ho trovato riverso per terra. L’hanno lasciato lì, da solo! Non hanno avuto nessuna pietà. Neanche l’umiltà di chiedere scusa. Perché per loro è una parola troppo grande chiedere scusa. Loro non conoscono cosa sia l’educazione.
Ho provato a dimenticare. Ad andare avanti, Ma non ce la faccio. Perché tutto questo non ha un perché. Per te un figlio è tutto. Per te un figlio è la tua ragione di vita. Io voglio che mio figlio cresca un uomo per bene, non sfiduciato, non rancoroso, ed è per questo che non posso lasciare correre. Voglio sbattervela in faccia la verità, ve la voglio urlare. A voi che siete dei perbenisti del cavolo perchè avete cercato di far sentire sbagliato mio figlio. Mio figlio non ha nulla di sbagliato. Fatevi un esame di coscienza se ce l’avete una coscienza. Non si può insegnare ad un figlio ad insultare gli altri. Ma io non ce l’ho con i bambini. I bambini non hanno nessuna colpa. Ce l’ho con gli adulti. Perché invece di ridere quando sono maleducati, invece di redarguirli, di richiamarli, giustificano ogni loro malefatta. E restano lì, indifferenti. Se questa è la società civile, non è così che voglio costruire la società civile dei miei figli. Voglio che i miei figli imparino cos’è il rispetto per gli altri e che i miei figli capiscano cos’è il rispetto dei figli degli altri.
Imparate a rispettare gli altri. Perché quello che viene fatto ai vostri figli, loro lo faranno alla società. E mentre tu stai lì e in silenzio soffri, soffri il dolore di una mamma, in lontananza senti le loro frasi, i loro commenti, i loro pettegolezzi, i loro giudizi che tra un festino e l’altro, si permettono di sputare sentenze. Per loro sono parole. Ma non hanno la sensibilità di capire. Perché nessun bambino dovrebbe subire questa terribile esperienza. Ogni bambino a dodici anni, l’età dell’adolescenza, l’età in cui dovrebbe vivere sereno e spensierato. Alcuni mi dicono: ne uscirà fortificato, non ti preoccupare mi sento dire. Ma mi sono detta perché in questo modo? Perché questo incubo? Mi ritenevo una cattolica. Una cattolica praticante. Ma la carità cristiana non regge di fronte a questo male gratuito. E’ una sofferenza per una madre e non devono restare impunite queste persone perché la colpa non è dei bambini, la colpa è degli adulti. La colpa è della scuola. La colpa è di quegli insegnanti che avevano il dovere di richiamare questi bambini; Di quegli insegnanti che dovevano fare la differenza e non l’hanno fatta.
La colpa è dell’immobilismo della scuola, dell’indifferenza della gente, di tutti quei genitori che prima si vantano dicendo “oh mio figlio è nella fantastica splendida seconda; poi quando vedono un bambino con le stampelle si girano dall’altra parte. Nascondono la propria figlia perché non deve vedere quel compagno. E’ possibile tutto questo? No, tutto questo non si può giustificare. E tutto questo lo intendo urlare e gridare ad alta voce. E sapete perché lo faccio? Non solo per mio figlio. Ma lo faccio per tutti quei ragazzi che non hanno il coraggio di parlare; per tutti i ragazzi che ogni giorno subiscono; per tutti i ragazzi che non hanno le mamme che hanno il coraggio di parlare. E dico a MIO FIGLIO E A TUTTI QUESTI RAGAZZI, SIATE FORTI, SIARE CORAGGIOSI. Non vi curate del giudizio di chi non sa capire, di chi non sa apprezzare il diverso. Ragazzi andate avanti realizzate i vostri sogni, siate dei veri uomini. Portate rispetto ai propri figli. Urlo, urlo e intendo urlare ancora la verità, perché nessun altro figlio di mamma possa passare quello che ha passato mio figlio.
Una mamma indignata, una mamma profondamente arrabbiata