Concorso irregolare per un posto da docente ordinario, accolto ricorso al Tar di uno studio legale cosentino
L’avvocato Dario Sammarro: “La vittoria non solo ha restituito giustizia al ricorrente, ma ha anche acceso i riflettori sulle possibili distorsioni del sistema di reclutamento accademico, invitando le istituzioni a rivedere le proprie pratiche”
COSENZA – Una sentenza destinata a fare storia e scrivere una pagina rilevante della giustizia amministrativa. La vicenda ruota attorno ad un concorso all’Università degli Studi di Catania per un posto da professore ordinario: il Tar di Catania ha accolto il ricorso patrocinato dall’avvocato Dario Sammarro del Foro di Cosenza. Il legale, in sede di causa, ha sostenuto, tra le altre cose, che i criteri adottati dalla commissione violassero non solo il regolamento dell’Università di Catania, ma anche i principi generali di imparzialità e trasparenza che devono governare le selezioni pubbliche.
«La vittoria al Tar, dunque – afferma Sammarro -, non solo ha restituito giustizia al ricorrente, ma ha anche acceso i riflettori sulle possibili distorsioni del sistema di reclutamento accademico, invitando le istituzioni a rivedere le proprie pratiche.
La decisione, che fa luce sulle irregolarità di un processo concorsuale, ha sollevato interrogativi importanti sul sistema di reclutamento dei docenti universitari in Italia, mettendo in discussione i criteri utilizzati dalla Commissione esaminatrice e evidenziando le carenze nei regolamenti interni delle università.
La sentenza del Tar di Catania, Sezione Prima, n. 392 del 2025 rappresenta un campanello d’allarme per l’intero sistema accademico italiano, in cui le disparità tra le regole teoriche e le prassi applicate continuano a creare confusione e incertezze, minando la fiducia nelle selezioni universitarie».
Secondo l’avvocato Sammarro «gli atti di causa hanno rivelato come la Commissione (concorso nel settore scientifico SECS per imetodi matematici dell’economia) abbia adottato un criterio di valutazione dei curricula chesi discostava nettamente dal Regolamento di Ateneo di riferimento, un errore che ha avuto un impatto diretto sulla valutazione del ricorrente. In particolare, la commissione ha scelto di concentrarsi esclusivamente sugli ultimi dieci anni di attività accademica dei candidati, una limitazione che il Tar ha definito “illegittima”, in quanto non prevista né dal regolamento né dalla prassi consolidata».
Commentando la sentenza, Sammarro evidenzia come i pronunciato sottolinei «l’assurdità di questa scelta, evidenziando che il candidato con oltre trent’anni di esperienza accademica è stato ingiustamente penalizzato. Il “giudizio complessivamente espresso”, come definito dal tribunale, “arbitrariamente e illogicamente” ha escluso dal panorama valutativo una lunga carriera accademica, riducendo ingiustamente il valore di competenze ed esperienze accumulate in decenni di insegnamento e ricerca». «La vicenda solleva dubbi rilevanti sulle modalità di selezione dei docenti universitari in Italia, rivelando un sistema che, talvolta, sembra orientato a privilegiare solo periodi relativamente brevi di attività professionale, rischiando di escludere importanti figure accademiche con una lunga carriera alle spalle. Il risultato dell’Avvocato Bruzio comporta ora che la palla passi all’ Ateneo affinché venga ripristinata uniformità nella procedura».