COSENZA – Stamattina in Corte d’Assise a Cosenza – giudice Paola Lucente – ha preso il via il processo per l’omicidio di Rocco Gioffrè, 74 anni originario di San Fili ucciso con 41 coltellate il 14 febbraio scorso in un appartamento situato al quinto piano di un palazzo in via Monte Grappa, dalla sua vicina di casa, reo confessa, Tiziana Mirabelli di 47 anni, presente in aula così come le due figlie della vittima Francesca e Giovanna Gioffrè, rappresentate insieme all’altro fratello, Pasquale, dall’avvocato Francesco Gelsomino.
La seduta si è aperta con due questioni in particolare, sollevate dal legale della donna, l’avv. Cristian Cristiano che ha avanzato richiesta di nullità del decreto che dispone il giudizio immediato firmato dal gip Alfredo Cosenza. Sarebbe stato infatti, leso il diritto di difesa, in quanto l’imputata, nei due interrogatori svolti, il primo nella caserma dei carabinieri di Cosenza si è consegnata e poi nel carcere di Reggio Calabria, non ha ricevuto alcuna contestazione relativa alla presunta rapina che lei stessa avrebbe compiuto dopo l’omicidio, sottraendo del denaro dall’abitazione dell’anziano. «Mirabelli si è sottoposta a due interrogatori ma – secondo il legale – in entrambi, la contestazione dei reati era priva delle aggravanti».
Altra questione sollevata dall’avvocato Cristiano, l’omessa ostensione di tutti gli atti in sede di giudizio immediato, tra cui un video che risulta depositato nel maggio 2023. Nel fascicolo mancherebbe anche altro, come le foto delle ferite che Tiziana Mirabelli avrebbe riportato e che, a suo dire, erano state provocate dalla vittima.
Il pubblico ministero Marialuigia D’Andrea ha risposto a tali contestazioni, spiegando che non vi è stata alcuna lesione del diritto di difesa. “Il difensore e l’imputata avevano già contezza degli elementi probatori, e l’interrogatorio del 20 giugno 2023 è stato richiesto proprio dalla difesa. Mirabelli viene interrogata in stato di fermo e in carcere la difesa aveva contezza del materiale probatorio eccetto la consulenza del medico legale. In questo materiale vi è il famoso video da dove si evincerebbe la rapina”. La pm ha pertanto chiesto il rigetto.
Dopo la Camera di Consiglio durata circa due ore, il giudice ha spiegato che gli interrogatori non hanno avuto come oggetto quanto contestato dal legale e pertanto non hanno riguardato le aggravanti contestate (tra cui la rapina). L’imputata dunque, non è stata posta nelle condizioni di difendersi su tutti i fatti per cui è stata chiamata a giudizio. La Corte pertanto, ha determinato la nullitá del giudizio immediato e restituisce gli atti al pm.