No alla Città unica, cerino in mano alla Regione. Atto di forza sulla fusione o volontà popolare?
Sulla città Unica vince il No, ma è flop referendum con un fortissimo astensionismo soprattutto a Cosenza. L'esito del voto non è vincolante e la Regione potrebbe tirare dritto e proseguire sull'iter di fusione
COSENZA – L’esito del referendum consultivo sulla città unica ci restituisce alcuni dati ben precisi. Il primo è il fortissimo astensionismo su una tematica locale che doveva invece trascinare alle urne i cittadini chiamati ad esprimersi (anche se non in modo vincolante) sul futuro del loro territorio. Secondo: Rende e Castrolibero hanno indirizzato l’esito finale sul “NO” al Comune unico (58,23%), mentre a Cosenza, che poteva incidere in modo deciso sull’esito finale del referendum ed avere tutti i vantaggi anche economici da una fusione, nonostante il Sì abbia superato il 60%, è andato a votare appena il 19,12% degli aventi diritto, contro il 44,78% di Castrolibero e il 33,2% di Rende. In totale, nei tre Comuni, su 95.965 aventi diritto si è recato alle urne appena il 26,02% pari a 24.968 elettori. Meno di tre elettori su dieci hanno votato, un vero e proprio flop.
La vittoria di Castrolibero e dei comitati, le contraddizioni di Cosenza
Il secondo dato che ci restituisce il voto di ieri è che i comitati civici locali e le scelte decise di alcune amministrazioni hanno inciso sull’esito finale. Da una parte Castrolibero, con il sindaco Orlandino Greco che ha guidato il fronte del NO sin dal principio, bocciando a più riprese l’idea del Comune unico. A Rende, nonostante il Comune sia commissariato da un anno e mezzo, diversi comitati civici hanno portato avanti le regioni del “niet” alla fusione. La scelta di una legge regionale che ha sottratto ai consigli comunali la competenza di deliberare sul referendum ha evidenziato che questa scelta non alimenta la partecipazione popolare. Il risultato evidenzia anche la distanza enorme dei cittadini rispetto ai partiti politici che in questa fusione avevano assunto decisione ben precise: tutte verso il SI.
Poi il Comune capoluogo dove si è creata una vera e propria confusione. A Cosenza in un primo momento il Consiglio Comunale aveva votato No alla città Unica. Poi la retromarcia e le contraddizioni anche del sindaco Caruso, favorevole alla fusione nonostante il ricorso al Tar e al Consiglio di Stato. Molti cittadini, inoltre, hanno criticato la scelta di creare la Città unica con una determinata volontà politica calata dall’altro grazie ad una legge regionale. In più, il fatto che si trattasse infatti di un referendum consultivo non vincolante, ha spinto in molti a non recarsi alle urne. Un “Si” imposto che non ha pagato.
Cosa farà adesso la Regione? Partita ancora aperta
Adesso il cerino passa in mano alla Regione che ha i numeri in consiglio regionale per proseguire nell’iter della fusione nonostante l’esito chiaro del referendum. Ma è chiaro che la volontà popolare non può non imporre riflessioni su scelte e metodi. Secondo i fautori del sì, sulla sconfitta hanno pesato l’astensione, specie nella città di Cosenza, ed una comunicazione sbagliata. Il vicepresidente del Consiglio regionale, Pierluigi Caputo ha spiegato che “la discussione, comunque continuerà. L’obiettivo resta importante e cercheremo di capire come poter andare avanti nel nostro impegno”.