COSENZA – Era il 26 luglio 1988 quando Roberta Lanzino, 19 anni, si mise in viaggio con il suo scooter per raggiungere i suoi genitori al mare a San Lucido, ma non arrivò mai. A una decina di chilometri da casa, vicino la statale che collega Cosenza a Paola, fu aggredita stuprata e uccisa.
Per il delitto vennero indagati due agricoltori locali, salvo poi essere assolti per “non aver commesso il fatto”. 35 anni senza giustizia, e un dolore immenso, quello di mamma Matilde e papà Franco (morto l’anno scorso) che non hanno mai perso la voglia e la forza di combattere per cercare la verità.
Se oggi, anche in Calabria, esiste una nuova consapevolezza sul tema della violenza alle donne e ai minori, lo si deve molto allo spirito combattivo di questi due genitori, che hanno portato avanti con grande determinazione la costruzione di una cultura del rispetto dei generi e dei deboli attraverso la omonima Fondazione Roberta Lanzino.
“Oggi Roberta avrebbe 54 anni, se la brutale violenza di uomini senza ancora un nome non l’avesse strappata alla vita. Pesa ancora, dopo tanto tempo, la giustizia negata alla sua storia“. Così scrive in Centro antiviolenza Roberta Lanzino in occasione dell’anniversario della morte di Roberta Lanzino, stuprata e uccisa, il 26 luglio del 1988 lungo la strada che da San Fili conduce a Falconara Albanese. “Il suo ricordo, però, continua a infondere in noi forza e determinazione nel continuare a garantire sostegno e supporto alle donne su cui è agita violenza. A Roberta, oggi come sempre, il nostro pensiero”.