“Fregati dall’avvocato”, protesta al Tribunale di Cosenza: «la legge è uguale per tutti, anche per un legale»

Tutto risale all'11 febbraio 2020 dopo un incidente accaduto in autostrada. L'uomo stamattina si è presentato davanti al Palazzo di Giustizia e ha raccontato la sua storia

COSENZA – Una famiglia “raggirata da un legale cosentino”, a seguito di un violento incidente stradale nel quale, padre e figlio, hanno rischiato la vita. Si chiama A.R. e questa mattina si è presentato davanti al Tribunale di Cosenza. Una protesta pacifica e civile, con tanto di cartelli e, in mano, una Bibbia e il Codice di procedura penale.

La vicenda risale all’21 febbraio 2020, quando alle ore 1:30 di notte, transitava con il suo furgone sull’autostrada A2, in direzione Salerno, quando è stato tamponato da una vettura che viaggiava a velocità sostenuta. Al forte tamponamento il furgone si ribaltò e strisciò su un lato per circa 170 metri, sbattendo violentemente contro il guardrail. Era insieme al figlio; entrambi hanno riportato ferite e fortunatamente ne sono usciti vivi. Ma l’odissea di questo padre di famiglia cosentino è iniziata quando si è rivolto ad un legale del foro di Cosenza.

La vicenda dell’avvocato 

«Ci siamo affidati ad un avvocato del foro di Cosenza al quale abbiamo firmato un semplice mandato a mediare, ma lui ha avviato cause a nostra insaputa, con firma falsa sulle “procure alle liti”, avviando anche il gratuito patrocinio e noi, eravamo all’oscuro di tutto. Voglio precisare – spiega – che l’avvocato è stato pagato anche dalle compagnie assicurative e il patrocinio era aperto. Avrebbe fatto causa anche a diverse assicurazioni, sempre con “procure alle liti” false. Io e mio figlio abbiamo fatto una perizia di parte con uno stimato dottore e legale di Cosenza, prendendo 15 punti io e 9 mio figlio. Il nostro obiettivo era andare a CTU e sentenza, e questo l’avvocato lo sapeva benissimo. Invece ha iniziato a mettere in atto artifizi e raggiri, di cui si configura anche l’infedele patrocinio».

«Quando ci siamo accorti che le cose stavano prendendo una piega sbagliata, abbiamo iniziato a chiedere spiegazioni al tribunale, acquisendo i fascicoli. Abbiamo trovato pratiche di cui non eravamo a conoscenza, tutte con la firma falsa (mia, di mio figlio e di mia moglie). Così abbiamo deciso di andare alla Procura della Repubblica di Cosenza a sporgere formale denuncia. Ma un pò di tempo dopo, è stata proposta l’archiviazione sulla mia denuncia, presentata dopo 3-4 mesi da quella di mia moglie e di mio figlio».

«Quella di mia moglie sembra essere ancora in corso, mentre quella di mio figlio non risulta né archiviata né in corso. Così ho chiesto spiegazioni alla cancelleria del Pm che segue il mio procedimento, e il cancelliere mi dice che è stata archiviata. Ma io dovevo essere notiziato e mi sono sentito rispondere “forse l’avviseranno, forse no”».

«E’ una storia immensamente grave se solo penso che mio figlio, che ha compiuto da poco 18 anni, poteva essere morto in quell’incidente e l’avvocato al quale volevamo bene, che conosciamo da anni, che può solo parlare bene di noi, al quale abbiamo riempito lo studio di amici e parenti, che era un padre per me e la mia famiglia, ci ha fatto tutto questo». 

«Siamo stati umiliati, derisi»

In ultimo si rivolge al Pm chiedendo «che ravvisi i gravi reati che sono nelle denunce perchè si parla di “usurpazione di identità, cause transatte a suo volere, apertura di cause di cui non sapevamo nulla; inoltre è stato pagato dalla compagnia assicuratrice e si è macchiato di artifizi e raggiri. Noi abbiamo anche registrazioni dei colloqui telefonici e di persona che mi sono riservato di produrre in sede di denuncia. Voglio solo avere giustizia“.

Foto Marco Belmonte

 

 

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