Gli alberi sopravvissuti alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki piantati all’Unical e a Bisignano

Il progetto dell'organizzazione giapponese Nihon Hidankyo sugli Hibakujumoku, ovvero gli alberi sopravvissuti ai bombardamenti, testimoni silenziosi di una tragedia

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COSENZA – Per i suoi sforzi nel mantenere viva la testimonianza di chi ha subito la terribile realtà delle armi nucleari e l’impegno promulgato nel tempo per liberare il mondo da questa minaccia, l’organizzazione giapponese Nihon Hidankyo composta dagli Hibakusha, ovvero i sopravvissuti alle bombe atomiche sganciate sulle città di Hiroshima e Nagasaki nell’agosto 1945, riceve il Premio Nobel per la Pace 2024. Il riconoscimento, che sarà consegnato nel corso della cerimonia di premiazione il 10 dicembre a Oslo, sottolinea l’importanza della testimonianza storica degli Hibakusha, che hanno saputo trasformare la loro dolorosa esperienza in campagne educative diffuse per contrastare le armi nucleari in tutto il mondo. Con il passare del tempo, però, gli Hibakusha non saranno più presenti per narrare direttamente la loro storia. Se in Giappone le nuove generazioni stanno già raccogliendo il testimone, nel resto del mondo questo ruolo potranno assumerlo anche gli alberi, o meglio: gli Hibakujumoku.

A spiegarlo è PEFC Italia, ente promotore della corretta e sostenibile gestione del patrimonio forestale, che ogni anno si impegna a diffondere il messaggio di pace e speranza contro le armi nucleari distribuendo piante Hibakujumoku. Il termine giapponese – composto da hibaku (被爆) ovvero “bombardato, esposto a radiazione nucleare”, e jumoku (樹木) cioè “albero” o “bosco” – è stato coniato per indicare un albero che è stato esposto ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki ed è sopravvissuto oppure ha rigermogliato dalle medesime radici.

Gli Hibakujumoku sono quindi alberi unici, simbolo di speranza e resilienza, cresciuti sul terreno nel raggio di 2 km dall’epicentro dell’esplosione nucleare. Sono oltre 160 gli alberi, classificati in più di 30 specie, ufficialmente registrati come Hibakujumoku e identificati da un contrassegno univoco, da cui vengono raccolti i semi che daranno vita alle nuove piantine affidate in tutto il mondo.

L’idea è nata nel 2011 con la fondazione della Green Legacy Hiroshima (GLH), organizzazione di volontariato che svolge un ruolo fondamentale nella distribuzione globale dei semi degli Hibakujumoku, promuovendo la consapevolezza e la riflessione sulle conseguenze delle armi nucleari e sull’importanza del rapporto tra natura e umanità.

Dal 2020 PEFC Italia e l’Associazione “Mondo senza Guerre e senza Violenza-Biodiversità Nonviolenta”, attiva in circa 30 Paesi svolgendo attività sociali di base e sviluppando campagne internazionali come 2000 without war, Education for Nonviolence e The World March for Peace and Nonviolence che è giunta alla sua terza edizione e che si concluderà il 5 gennaio 2025, propongono gli Hibakujumoku come “Alberi della Pace”.

In collaborazione con il Centro di Ateneo per i Musei Scientifici dell’Università degli Studi di Perugia, le due associazioni curano per l’Italia la raccolta dei semi dalle piante madre a Hiroshima – che vengono germinati e poi fatti crescere presso l’orto botanico di Perugia – e le richieste di affidamento di questi giovani alberi sviluppati in Italia.

Gli Hibakujumoku presenti anche in Calabria

Ad oggi, in Italia sono stati affidati 49 alberi Hibakujumoku, da nord a sud, su tutto il territorio nazionale.

Prima del 2020 erano stati messi a dimora alberi a Venegono Superiore (VA), Fiumicello Villa Vicentina (UD), Livorno, Foggia, Brindisi, Reggio Calabria, Palermo e Narni (TR).
Nel 2020 gli Hibakujumoku sono stati consegnati al Kilometro Verde di Parma e alla Biblioteca San Matteo degli Armeni a Perugia. Ben 13 gli alberi affidati nel corso del 2021: a Carrega Ligure per il progetto Appennino Futuro Remoto; alla Scuola Secondaria Leonardo da Vinci di Maccagno (VA); alla scuola primaria San Salvatore di Rimini; al Bosco Spaggiari di Parma; al Parco della Pace di Vicenza; all’associazione Pro Ponte di Perugia Ponte San Giovanni; al Comune di Pesaro e all’associazione Nuova Acropoli di Bologna. Inoltre, attraverso la collaborazione con l’associazione Planet, sono stati distribuiti all’Università della Calabria di Arcavacata (CS), all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, all’Università Magna Grecia di Catanzaro e all’Università della Basilicata di Potenza; all’orto Botanico di Perugia.

Altri Hibakujumoku sono stati consegnati a progetti meritevoli nel 2022: al CONAF (Consiglio Ordine Nazionale dottori Agronomi e dottori Forestali) con messa a dimora ai Vivai San Sisto di Roma; alla Scuola Primaria di Collevalenza (PG); al Municipio Bolzaneto di Genova; all’Associazione “U. Calavrese” di Taranto Talsano; al Liceo Statale Enrico Medi di Villafranca di Verona (VR); all’associazione Micologica Bresadola di Agrate Brianza (MZ); all’amministrazione comunale di San Vendemiano (TV); al Centro Zen Anshin Tempio buddhista di Roma; alla Cooperativa CANALETE di Trissino (VI) e all’amministrazione comunale di Cartosio (AL); all’amministrazione di Ferrara,  sempre con la collaborazione del progetto Plant for Planet.

Nel 2023 gli “Alberi della Pace” sono stati affidati al Centro Nocetum e all’IC Madre Teresa di Calcutta di Milano; al centro di Ricerca CREA Foresta-Legno di Arezzo; all’amministrazione comunale di San Giorgio Bigarello (MN); all’associazione Mon amour di Torino e all’ANPI di Modena; alla Fondazione Cini di Venezia (isola San Giorgio). Nel corso del 2024, infine, sono stati consegnati ulteriori 6 alberi: all’amministrazione comunale di Arignano (TO), all’Associazione Nuova Acropoli di Verona, all’Associazione Cittadini per la Memoria del Vajont/Comitato Noi, 9 Ottobre, all’associazione Librarti di Casale Monferrato (AL), alla Casa dei Bambini ‘A.C.Piccoli’ Montessori di Vicenza e all’Istituto Comprensivo G. Pucciano di Bisignano (CS).

“Gli alberi, testimoni silenziosi di una tragedia”

Ogni anno vengono distribuiti da PEFC Italia e da “Mondo senza guerre e senza violenza” circa 10 alberi nati dai semi degli Hibakujumoku, affidati alle cure di organizzazioni, scuole e istituzioni che si sono distinte per progetti e attività a favore della pace, dell’ambiente e della inclusione sociale.

“Questi alberi, testimoni silenziosi di una tragedia che segna indelebilmente il percorso dell’umanità, portano messaggi oggi più che mai necessari, soprattutto considerando i drammatici conflitti attualmente in corso nel mondo. Gli Hibakujumoku sono un monito vivente contro la guerra e l’uso di armi di distruzione di massa ma anche la ferma dimostrazione della forza e della capacità di rinascita insita nella natura”, ha commentato Antonio Brunori, Segretario Generale di PEFC Italia. “Attraverso il ricordo degli Hibakusha e la simbolica sopravvivenza degli Hibakujumoku, il mondo continua a imparare le lezioni di Hiroshima e Nagasaki, lavorando verso un futuro senza armi nucleari e pieno di speranza”.

“Costruiamo la Pace – evidenzia Marco Bussone, Presidente PEFC – anche con un nuovo approccio agli ecosistemi, fermando deforestazione e sfruttamenti illegali di superfici forestali, generando nuovi legami, in Italia, tra chi produce e chi consuma i beni pubblici naturali. Percorsi che intrecciano in modo nuovo il Capitale umano e il Capitale naturale”.

Si può richiedere l’affidamento di un Hibakujumoku, e contribuire alla diffusione del messaggio di pace portato avanti dagli Hibakusha, contattando l’indirizzo alberipacehiroshima@gmail.com. Ogni pianta ha una storia da raccontare, insegnando che la natura trova la capacità di rigenerarsi perfino dopo tragedie così devastanti.

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