Il gigante Mancini e “l’ombra della sua statua sui nani”: Cosenza difende la sua storia

L’annuncio della richiesta di rimozione della statua dedicata a Giacomo Mancini, figura storica e simbolo del socialismo italiano, ha innescato una reazione immediata

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COSENZA – A inizio gennaio, una decisione comunicata tramite PEC dal Comune di Cosenza ha scatenato un’ondata di indignazione, coinvolgendo la famiglia Mancini e l’intera comunità cittadina. L’annuncio della richiesta di rimozione della statua dedicata a Giacomo Mancini, figura storica e simbolo del socialismo italiano, ha innescato una reazione immediata. Questa mattina, numerosi cittadini si sono radunati davanti al Municipio, ai piedi del monumento, per manifestare il loro dissenso.

La piazza di Cosenza si è trasformata in un luogo di protesta pacifica ma determinata, animata da cartelli, slogan e dal simbolo del garofano rosso, emblema del socialismo e della lotta per i diritti dei più deboli. I manifestanti hanno ribadito l’importanza di preservare non solo un’opera commemorativa, ma il significato storico e politico che essa incarna. Per molti, la statua non rappresenta semplicemente una figura del passato, ma un monito di giustizia sociale e impegno civico, valori che Giacomo Mancini ha reso tangibili durante la sua lunga carriera politica.

Tra i presenti alla manifestazione, anche Giacomo Mancini Jr., nipote dell’ex sindaco, ha espresso il suo disappunto. In un intervento appassionato, ha definito la decisione del Comune come un gesto “violento, volgare e offensivo” nei confronti di una figura che ha dato tanto alla città e alla politica italiana “«Questa statua rappresenta la storia migliore del socialismo, la storia più bella di Cosenza e della Calabria. Non c’è un valido motivo per cui debba essere rimossa»”, ha dichiarato Mancini Jr., aggiungendo: «PEC inviata dal Comune dovrebbe essere stracciata e che il sindaco dovrebbe scusarsi con i cittadini».

Le parole di Giacomo Mancini Jr “Atto violento e offensivo”

Con toni accesi, Mancini Jr. ha definito la decisione del Comune un “atto violento, volgare e offensivo”: «“Questo sfratto è un abuso. Ritengo che la PEC che lo ordina debba essere stracciata», il sindaco dovrebbe chiedere scusa e la statua deve restare dove si trova. Non esiste un valido motivo per la sua rimozione, non ce n’è uno, continua Mancini JR:  «” L’unico motivo, forse, è che i giganti, anche vent’anni dopo la loro morte, continuano a fare ombra ai nani, altri motivi non ci sono». Questa cattiveria violenta e offensiva ha indignato tutti e deve essere cancellata. Combatteremo con tutti i mezzi a nostra disposizione contro questo abuso volgare e inaccettabile”.

La protesta non si limita alla difesa di un monumento: rappresenta una presa di posizione contro quello che molti percepiscono come un tentativo di cancellare una parte fondamentale della storia di Cosenza. La figura di Giacomo Mancini è ancora oggi un riferimento per gran parte della comunità, un esempio di politica orientata al bene comune. “L’isola pedonale di Corso Mazzini è stata una delle grandi opere di Giacomo Mancini – ha ricordato un cittadino durante la manifestazione – Un progetto che ha trasformato la città, rendendola più vivibile e moderna. Come si può pensare di sfrattare proprio chi ha reso possibile tutto questo?”.

La manifestazione, animata dal simbolo del garofano rosso, ha visto la partecipazione di cittadini, associazioni e personalità politiche locali. Nonostante le differenze ideologiche, l’evento ha evidenziato un forte senso di unità nel difendere il lascito storico e politico di Mancini. La battaglia per mantenere la statua di Giacomo Mancini va oltre la semplice questione urbanistica. È un appello a non dimenticare il passato e a preservare i simboli che incarnano i valori di una comunità. Per molti cosentini, quel monumento rappresenta l’essenza di un’epoca e di un’idea di politica come servizio alla collettività.

La protesta di oggi è solo l’inizio di una mobilitazione che promette di proseguire. Come ha ribadito Giacomo Mancini Jr.: «“Questa statua deve rimanere dove sta, perché qui vogliono che resti i cittadini di Cosenza e della Calabria». La vicenda ha riacceso il dibattito sulla memoria storica e sul ruolo dei monumenti come strumenti per mantenere vivo il ricordo delle figure che hanno contribuito a costruire il presente. Per Cosenza, difendere la statua di Giacomo Mancini significa ribadire il proprio legame con i valori di giustizia sociale e progresso, valori che non possono essere cancellati da una PEC.

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