Incendio Cosenza Vecchia 7 anni dopo: tre vittime e nessun responsabile, Bilotti: «morti archiviate»

Nessuno è responsabile dell’incendio divampato nel centro storico di Cosenza il 18 agosto 2017. Le urla di terrore di Serafina, Roberto e Antonio, arsi vivi nel rogo, squarciarono il silenzio estivo dei vicoli della città vecchia

COSENZA – Nessuno è responsabile dell’incendio divampato nel centro storico di Cosenza il 18 agosto 2017. Le fiamme quel giorno avvolsero la Torre campanaria del Duomo inaugurato da Federico II di Svevia nel 1222. Le urla di terrore di Serafina Speranza, Roberto Golia e Antonio Noce, arsi vivi nel rogo, squarciarono il silenzio estivo dei vicoli della città vecchia. Una tragedia annunciata (dalle perizie dell’Asp) che uccise tre persone e un cane, mandando in cenere parte del patrimonio culturale dei cosentini tra pergamene, manoscritti, da Telesio a Parrasio, fino a carteggi con Galileo Galilei.

Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona: “Non è stato fatto nulla”

“A sette anni dall’incendio nulla è stato fatto. A Cosenza Vecchia i soprusi non conoscono sanzioni. Morte e distruzione sono state archiviate”. La delusione di Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, proprietario dell’immobile, è immensa. Erano 14 anni che denunciava le precarie condizioni nelle quali viveva la famiglia Noce e sollecitava le autorità a intervenire. I suoi sforzi non sono serviti. Così come non è bastato a evitare il peggio l’idea di aprire le porte di Palazzo Compagna alla cittadinanza, con il progetto frutto di una partnership con il Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università della Calabria, il Comune e il privato. Il noto mecenate aveva infatti affidato da pochi mesi a Renato Nuzzolo la Residenza Ruggi d’Aragona che, in collaborazione con Palazzo dei Bruzi, avrebbe dovuto trasformarla in una casa-museo con finalità didattiche. “Il mio obiettivo – spiega Bilotti – era di aprire al pubblico, memore delle splendide emozioni di stupore che provavo da bambino quando con mia madre andavo a trovare parenti in questi antichi palazzi, spazi pieni di storia che ho voluto condividere con la città”.

“Mi sono salvato per puro caso”

“Mi sono salvato per puro caso. In quel periodo di agosto, all’orario in cui è avvenuto l’incendio, ero solito fare una pennichella pomeridiana lì in casa – racconta Roberto Bilotti – per poi rimettermi al lavoro e catalogare i volumi da mostrare al Centro Internazionale di Studi Telesiani, Bruniani e Campanelliani. Eravamo in contatto per sperimentare una gestione condivisa della biblioteca. Se fossi stato presente sarei rimasto intrappolato tra le fiamme o svenuto tra i fumi. Contrariamente alle mie abitudini, invece, sono uscito prima. Le indagini ad oggi non hanno portato ad attribuire responsabilità per la morte di queste persone che vivevano nella torre in uno stato disumano. Le fiamme provenivano dall’esterno, altrimenti sarebbero riusciti a scappare dalle scale”.

L’inagibilità dell’immobile

Eppure la relazione dipartimento di Igiene Pubblica e Medicina Preventiva dell’ASP di Cosenza stilata l’anno precedente, nel marzo 2016, a seguito di un sopralluogo richiesto dalla Procura di Cosenza, non lasciava spazio a dubbi. “Questi ambienti – scrivevano i dirigenti medici di turno –  non possono avere le caratteristiche dell’abitabilità; tantomeno da un punto di vista igienico consentono il soggiorno di esseri umani, per cui se ne chiede immediato sgombero e chiusura”. Indicazioni ignorate. Con esiti tragici. Ad oggi non è stato possibile individuare il responsabile di questa svista rivelatasi fatale per 3 persone fragili e per il prezioso repertorio culturale custodito nella torre citata da Dante nel III Canto del Purgatorio della Divina Commedia.

Nessuno ha mosso un dito”

“Non come proprietario, ma come padre di famiglia e cittadino, – afferma Roberto Bilotti – il mio approccio dal 2003 è stato sempre quello di sollecitare le istituzioni (Comune, Sovrintendenza, ecc.) per aiutare queste persone proponendo anche soluzioni. Ho chiesto di pulire i cumuli spaventosi di materiali infiammabili e di pagare di mia tasca per smaltirli e garantire le adeguate condizioni igieniche finanziando sanitari e allaccio all’acqua corrente. Chiedevo di assistere questa famiglia che non appariva in grado di autotutelarsi. Nessuno ha mosso un dito. Non siamo riusciti neanche a metterci d’accordo nel condominio per fruire delle agevolazioni dell’Eco bonus. È sconfortante. Il mio SOS è andato a vuoto in un centro storico che è ancora ad altissimo rischio. Tragedie come questa potrebbero ripetersi”.   

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