La Calabria che resiste e rinasce: da Cosenza domande, proposte e visioni di “Confluenze”
In due giornate intense, oltre 200 partecipanti – collettivi, associazioni e cittadini – si sono riuniti per delineare un percorso comune di riscatto sociale, economico e ambientale per la regione
COSENZA – Si è concluso ieri l’evento “Confluenze,” un momento cruciale per il futuro della Calabria, organizzato dal collettivo La Base. In due giornate intense, oltre 200 partecipanti – collettivi, associazioni e cittadini – si sono riuniti per delineare un percorso comune di riscatto sociale, economico e ambientale per la regione. Non si è trattato di un semplice incontro, ma dell’avvio di un progetto condiviso che mira a mettere al centro i bisogni delle persone, i diritti fondamentali e soluzioni concrete per affrontare le sfide del territorio.
Prima giornata: Cosenza, una città senza visione ma non senza speranza
Il 22 novembre i riflettori erano puntati su Cosenza, simbolo delle problematiche urbane calabresi: speculazione edilizia, cementificazione selvaggia e abbandono del territorio. Gli interventi di esperti come il professore Alberto Ziparo, l’architetto Pino Scaglione, l’ingegnere Antonio Trimboli e il professore Battista Sangineto hanno messo in evidenza decenni di politiche che hanno sacrificato la città e i suoi abitanti sull’altare dell’interesse economico di pochi.
Eppure, dalle analisi è emersa anche una visione alternativa: una Cosenza che può diventare inclusiva, sostenibile e partecipata. Si è discusso di rigenerazione urbana, valorizzazione del patrimonio storico e naturale e della necessità di rimettere al centro la partecipazione popolare. Un’idea condivisa è che ogni spazio urbano possa essere ripensato come un bene comune, capace di rispondere alle esigenze della collettività.
Seconda giornata: Calabria, una terra da difendere e ripensare
Il 23 novembre, l’attenzione si è spostata sull’intera regione, approfondendo i problemi strutturali della Calabria: dalla marginalizzazione economica al sistematico sfruttamento delle risorse naturali, spesso a vantaggio di interessi esterni. Il Ponte sullo Stretto è stato citato come emblema di un modello fallimentare che continua a ignorare i veri bisogni della popolazione: sanità, istruzione, lavoro e servizi essenziali.
Nonostante le difficoltà, le testimonianze delle realtà presenti hanno dimostrato che esistono già iniziative virtuose in grado di costruire un’alternativa. Tra le esperienze condivise, si sono distinti i progetti di:
- EquoSud di Reggio Calabria, promotore di un’economia equa e solidale;
- Addunati di Lamezia, per la difesa del territorio e delle comunità locali;
- Comitato No Ponte, simbolo della lotta contro le grandi opere inutili;
- Imprenditori innovativi come l’azienda agricola Jure, che sperimentano modelli di sviluppo sostenibile.
Questi esempi dimostrano che fare rete è la chiave per combattere spopolamento, precarietà e sfruttamento, creando una Calabria radicata nei bisogni reali delle persone.
Proposte concrete: le basi per il cambiamento
Le giornate di “Confluenze” non si sono limitate a una riflessione teorica, ma hanno prodotto una serie di proposte operative:
- Creare una piattaforma regionale per unire movimenti e vertenze, trasformando le lotte locali in un’azione collettiva.
- Promuovere modelli economici sostenibili, puntando sulla sovranità alimentare e sulla tutela delle risorse naturali.
- Garantire i diritti fondamentali, come sanità, istruzione, mobilità e lavoro dignitoso, opponendosi allo sfruttamento economico e ambientale.
“Confluenze” è stato molto più di un evento: è l’inizio di un percorso e una promessa per la Calabria. L’obiettivo è costruire una “casa comune” dove le idee, le lotte e i sogni di tanti possano unirsi in un progetto condiviso, capace di restituire dignità e speranza a questa terra.
Come emerso durante queste due giornate, la rivoluzione in Calabria non arriverà dall’alto, ma dal basso: da chi resta, resiste e si mette in gioco. Uniti, il cambiamento è possibile. E oggi, più che mai, questa consapevolezza ci dà la forza di continuare.