“Le parole sono come pietre”: da Cosenza un grido contro la violenza sulle donne
In Piazza 11 Settembre a Cosenza si è tenuta un’iniziativa che ha unito denuncia, memoria e speranza in occasione della giornata contro la violenza di genere
COSENZA – In Piazza 11 Settembre a Cosenza, ieri pomeriggio, si è tenuta un’iniziativa che ha unito denuncia, memoria e speranza nella lotta contro la violenza sulle donne. Tra performance simboliche e momenti di forte impatto emotivo, la piazza è diventata un luogo di testimonianza e resistenza collettiva.
Un’iniziativa intensa e simbolica ha preso forma. Al centro dell’evento, una bacheca intitolata “Le parole sono come pietre” ha raccolto le testimonianze di ragazze che, una dopo l’altra, hanno scritto frasi di insulti e stereotipi patriarcali che hanno subito nel corso della loro vita. Ogni frase appuntata su quel muro era un frammento di una realtà dolorosa e troppo diffusa, un atto di denuncia contro le ferite invisibili inflitte ogni giorno. Ma la bacheca non era l’unico elemento forte dell’iniziativa. Un flash mob di grande impatto ha simulato la crudele realtà dei femminicidi: alcune ragazze si sono rinchiuse in fogli di cellophane, rappresentando simbolicamente le vittime di violenza uccise e dimenticate. Una scena che ha colpito profondamente gli spettatori, portandoli a confrontarsi con la cruda realtà che molte donne vivono sulla propria pelle.
Questa rappresentazione, così cruda e dolorosa, non si è fermata alla denuncia. Al termine dell’iniziativa, il muro che rappresentava le offese e gli stereotipi è stato abbattuto. Un gesto collettivo di liberazione, una metafora potente della lotta per smantellare le fondamenta del patriarcato. Parallelamente, le ragazze intrappolate nel cellophane sono state simbolicamente liberate dalla loro “gabbia”. Una liberazione che ha voluto simboleggiare la speranza e la forza di chi non si arrende, di chi lotta per riconquistare la propria libertà, dignità e diritto a vivere senza paura.
A un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin, oltre 100 donne sono state uccise in Italia. I numeri dei femminicidi sono in costante aumento, e ogni giorno ci troviamo di fronte a nuovi nomi, volti e storie di donne vittime di una violenza che sembra inarrestabile. Ma i femminicidi sono solo la punta dell’iceberg. Chi tace di fronte a questa violenza è complice. Per questo, non arretreremo di un millimetro. Vogliamo vivere, e vogliamo vivere libere. Questa lotta è di tutte e tutti: una battaglia per costruire un mondo dove nessuna debba avere paura di camminare per strada, lavorare, amare o semplicemente esistere. La nostra voce sarà più forte del silenzio che troppe volte ci ha soffocate. La nostra rabbia sarà il motore di un cambiamento necessario e urgente.