Malattia del Congo, verifiche su un caso sospetto a Cosenza: “nessun allarme”

I campioni prelevati all’ospedale di Cosenza, inizialmente inviati allo Spallanzani di Roma, saranno analizzati nei prossimi giorni

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COSENZA – Dopo quello di Lucca ci sarebbe un altro caso sospetto di malattia del Congo: una persona rientrata il 29 novembre scorso dall’Africa, che ha accusato dolori e febbre alta. Si tratta di una donna rientrata a Cosenza. A scriverlo è il sito di Repubblica secondo cui i campioni prelevati nell’ospedale brutio sarebbero stati inizialmente inviati allo Spallanzani di Roma, per essere analizzati nei prossimi giorni.

La paziente sarebbe una donna che aveva lavorato anche lei a Kinshasa, come l’uomo di Lucca seppure avrebbe abitato a poco più di 700 km dalla regione dove si è manifestata la malattia ancora misteriosa. Secondo Repubblica, la donna è rientrata dieci giorni fa ed è stata ricoverata. Le sue condizioni sono migliorate ma, considerato il suo arrivo a Cosenza dal Congo e che non si è riusciti ad arrivare a una diagnosi, è stato deciso di fare dei controlli di laboratorio.

«Nessun allarme, solo verifiche», dicono dal ministero. Entrambi i soggetti sarebbero comunque guariti senza problemi e non avrebbero contagiato nessuno e questi sarebbero elementi rassicuranti. Quindi la decisione di compiere le analisi sarebbe solo precauzionale. Mentre si aspetta che l’Oms chiarisca cosa sta succedendo in Africa, sul caso calabrese non ci sono preoccupazioni.

Malattia del Congo: 80% dei campioni positivo a malaria

Oms: “dai primi test l’80% dei campioni positivo a malaria. Dei 12 campioni iniziali raccolti, 10 sono risultati positivi alla malaria, anche se è possibile che sia coinvolta più di una malattia”. Lo afferma il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus a proposito della malattia.

Malattia del Congo

Che cosa sappiamo a livello internazionale sulla malattia?

A spiegarlo l’Istituto Superiore di Sanità: tra il 24 ottobre e il 5 dicembre nella zona di Panzi, nella provincia di Kwango, in Repubblica Democratica del Congo, sono stati registrati 406 casi di una malattia non diagnosticata con sintomi di febbre, mal di testa, tosse, rinorrea (naso che cola) e dolori muscolari. Dai dati riportati dall’OMS, tutti i casi gravi sono stati registrati in persone con grave malnutrizione, e ad oggi sono stati segnalati 31 morti. La maggior parte dei casi si è verificata in bambini, in particolare sotto i cinque anni di età. I sintomi principali associati ai decessi consistono in: febbre, difficoltà respiratorie, anemia, e segni di malnutrizione acuta (la zona è colpita da una grave crisi alimentare).

L’area è rurale e situata in una zona remota e difficilmente raggiungibile, a circa  48 ore di distanza dalla capitale Kinshasa. L’accesso all’area interessata è reso ulteriormente difficoltoso dalla stagione delle piogge attualmente in corso. Questo, insieme alla limitata capacità diagnostica nel paese, alla scarsa copertura vaccinale e al limitato accesso a farmaci e dispositivi di protezione sta ritardando l’identificazione della causa ed il controllo del focolaio. (Qui l’ultimo bollettino dell’Oms sull’argomento).

Quali sono gli interventi in atto nella zona?
L’Oms ha inviato sul posto un team di risposta rapida per identificare le cause del focolaio e rafforzare la risposta. Dato il quadro clinico dei casi e i sintomi riportati, tra le ipotesi considerate al momento come causa della malattia figurano polmonite acuta, influenza, Covid-19, morbillo e malaria, con la malnutrizione come fattore concomitante. Sono in corso test di laboratorio per identificare la causa, ma al momento non è escluso che più di una patologia stia contribuendo ai casi e ai decessi.

Qual è il rischio di diffusione?
Secondo l’ultimo bollettino dell’Oms, il rischio di diffusione è alto per le comunità colpite. A livello nazionale il rischio è invece considerato moderato per la natura del focolaio che attualmente è localizzato alla zona colpita. C’è tuttavia il potenziale per una diffusione alle zone limitrofe. A livello regionale (si intende regione africana per OMS), europeo e globale il rischio al momento è basso.

 

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