Manifesti arcobaleno a Rende: pubblicate le graduatorie, un salto… nel passato

Le pennellate colorate dei cartelloni pubblicitari di Rende spariranno nei prossimi mesi. Nessuna sorpresa. Dopo Pubbliemme all’orizzonte riappare Pubbliemme

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RENDE (CS) – Da Pubbliemme si passerà (forse) a Pubbliemme. La pennellata arcobaleno dei cartelloni pubblicitari di Rende sparirà nei prossimi mesi. La graduatoria provvisoria è apparsa ieri pomeriggio sulla piattaforma della Centrale Unica di Committenza. I manifesti rendesi, come noto, sono da tempo coperti in attesa di affidare la concessione per la gestione degli spazi a una nuova impresa. L’appalto era stato aggiudicato alla Pubbliemme nel 2009 e sarebbe dovuto durare 9 anni. Poi è stato prorogato per altri 3 anni. Nel frattempo ignorando il divieto di subappalto, che avrebbe determinato l’immediata revoca della convenzione, l’impresa avrebbe dato a Publidei il permesso di commerciare parte degli impianti. Nonostante ciò, anche a contratto scaduto, l’azienda di proprietà del tycoon di Limbadi Domenico Maduli ha continuato ad operare e incassare.

Le graduatorie e il ritorno al passato

La terna commissariale ha approvato ad aprile il Piano Generale degli Impianti Pubblicitari della città di Rende e bandito due gare. Una per gli spazi sulle paline e pensiline dei bus, l’altra per le affissioni dirette. Le buste virtuali contenenti le offerte sono state aperte e valutate, sia sul piano tecnico sia sul piano economico. E sono state espresse le proposte di aggiudicazione. Entrambe a Pubbliemme. A giugno è stata pubblicata la graduatoria provvisoria della prima, il 4 ottobre della seconda. Nelle classifiche svetta l’azienda del Vibonese, in Calabria leader nel settore pubblicitario. L’aggiudicazione è ora in corso di valutazione prima di procedere alla formalizzazione del contratto di 5 anni con il Comune che prevede un’unica proroga di 6 mesi.

La gestione degli impianti pubblicitari

Chi si accaparrerà le concessioni dovrà versare al Comune di Rende ogni sei mesi il canone unico, il canone di concessione e consegnare l’elenco dei contratti stipulati con i clienti che acquistano gli spazi per le campagne pubblicitarie. Il criterio è quello del massimo rialzo: vince chi offre più denaro. Pubbliemme è risultata prima in graduatoria seguita dall’Associazione Temporanea di Imprese Pubblidoro (composta da Pubblidoro Service; RVT Comunication e Pubblisystem Service) nella gestione delle pubblicità su paline e pensiline dei bus. Perché? Ha proposto di pagare un canone con una maggiorazione di 50mila euro l’anno, mentre Pubblidoro si è fermata a 47mila euro aggiuntive. Per l’appalto più redditizio, quello che riguarda le affissioni dirette, invece Pubbliemme è l’unica candidata classificata e di conseguenza non ha competitor da temere con i suoi 137.500 euro l’anno che oltre al canone di concessione verserebbe nelle casse comunali.

Quanto vale la pubblicità a Rende

Dalla gestione ai fini pubblicitari delle pensiline e paline di fermata dei bus di Rende è possibile generare in 5 anni ricavi per almeno 610mila euro con utili per 83.000 euro. Una stima che tiene conto di eventuali spazi invenduti. Infatti a pieno regime (con tutti gli impianti occupati per l’intero anno) si arriverebbe a 760mila euro nel quinquennio: 152.000 euro l’anno. I costi complessivi sarebbero pari a 266mila euro. Il guadagno dell’aggiudicataria è stato quantificato dal Comune attraverso indagini di mercato sul territorio. Il valore stimato dei ricavi ottenibili dalla gestione degli impianti pubblicitari da destinare alle affissioni dirette è invece di 2.525.000 euro in 5 anni con un’utile di impresa ipotetico di 462.000 euro non a pieno regime. Con tutti gli impianti affittati genererebbero 660.000 euro l’anno: 3 milioni e 300mila euro nel quinquennio. E una spesa complessiva di 2.067.000 euro.

Quanto guadagna il Comune di Rende

Il Comune di Rende incasserà grazie alle sue 85 paline e pensiline almeno 240mila euro in 5 anni. Il canone di concessione annuale è infatti di 38mila euro (con l’offerta di Pubbliemme arriverebbe ad 88mila euro) e il Canone Unico circa 10mila euro l’anno. Per le affissioni dirette nelle casse municipali entreranno nel quinquennio 655.000 euro di canone di concessione che con la maggiorazione di Pubbliemme raddoppierebbero diventando 1.342.000 euro. A questi si sommano i 73mila euro l’anno di Canone Unico, per un totale di circa 1.700.000 euro complessive. Un bottino da quasi 2 milioni di euro. In questo scenario ad oggi i rendesi, per ogni mese di ritardo nell’attivazione degli impianti pubblicitari, perdono un potenziale incasso di oltre 80mila euro.

Il nuovo Piano per la gestione degli impianti pubblicitari

Il nuovo Piano Generale degli Impianti Pubblicitari della città di Rende approvato dalla terna commissariale ad aprile 2024 segue il modello “Zero Carta” che prevede una progressiva digitalizzazione delle campagne pubblicitarie. “Il progetto – si legge nella relazione illustrativa – vuole rivoluzionare l’universo della pubblicità esterna e delle pubbliche affissioni proponendosi l’ambizioso obiettivo di rendere il servizio sostenibile ed interconnesso. Tale cambiamento deve essere inteso di lungo respiro, con un periodo di transizione pari ad un quinquennio”. Il nuovo corso della pubblicità OltreCampagnano coinvolgerà i 434 impianti presenti tra Quattromiglia, Commenda, Roges, Saporito/Sant’Agostino, centro storico, Arcavacata e Zona industriale. Zone con una diversa appetibilità commerciale dal punto di vista pubblicitario. Per evitare disparità si è quindi deciso di affidare tutto a un unico concessionario.

Cartelli luminosi a led di nuova generazione

L’investimento iniziale è quantificato in 500mila euro con un prestito da restituire in 5 anni, più 111mila euro totali di interessi. La gara per affidare la concessione sugli impianti pubblicitari da destinare alle affissioni dirette è stata aperta a luglio e si è chiusa il 2 settembre. Rientrano nell’appalto: i cartelli luminosi, i totem, i poster, ecc. L’aggiudicataria gestirà i 35 impianti già esistenti.

E dovrà crearne altri 21 che alla scadenza della concessione diverranno di proprietà del Comune: 11 spazi “classici” (10 cartelloni 6 metri x 3 metri e 1 alto 12 metri x 3 metri) e 10 digitali dalle dimensioni di 4 metri x 3 metri (3 videowall, 3 ledwall e 2 schermi a led). I ledwall, si legge nel capitolato d’appalto, consentono “a un numero elevato di spettatori di godere di un’esperienza visiva ottimale da qualunque posizione si trovino rispetto allo schermo. A differenza dei tradizionali display bidimensionali, gli schermi unici sono in grado di adattarsi e modificare la loro forma fisica e geometria. Questa capacità di deformazione, resa possibile dall’utilizzo di materiali come polimeri piezoelettrici o display OLED flessibili, consente loro di assumere configurazioni flessibili, curve, pieghevoli o persino tridimensionali, aprendo nuove possibilità per la visualizzazione delle informazioni e l’interazione con il pubblico. Alcune tipologie di schermi unici sono dotate, infatti, di capacità di rilevamento del tocco o dei gesti, caratteristiche che mette l’utente nelle condizioni di interagire direttamente con il display attraverso i movimenti”.

Il rapporto con Publidei

Nella relazione stilata dalla Prefettura di Cosenza sul lavoro della commissione d’accesso antimafia al Comune di Rende, sono state evidenziate delle anomalie proprio in merito al servizio reso alla città da Pubbliemme. I dubbi sollevati dall’allora prefetto Ciaramella riguardano sia il continuare ad operare nonostante il contratto fosse ancora scaduto, sia la violazione del divieto di subappalto che avrebbe dovuto determinare l’immediata revoca della concessione. Ma c’è di più. Nell’atto si segnala che nell’indifferenza degli uffici comunali si è consentito che l’illegittima subappaltatrice Publidei conseguisse ricavi. L’azienda dell’imprenditore Agostino Iacovo, è finita a più riprese nel mirino della magistratura.

Cause di esclusione

Nel nuovo bando appare il Patto di Integrità che tra le clausole contiene un vincolo: “nel caso di mancato rispetto degli impegni assunti sarà applicata l’esclusione del concorrente dalle gare indette dalla Città di Rende e da tutti gli organismi partecipati, per la durata di cinque anni”. Evidentemente vale solo per la prossima aggiudicazione. L’offerta è inoltre esclusa quando la commissione giudicatrice ritiene vi siano gli estremi per l’informativa alla Procura della Repubblica per reati di corruzione o fenomeni collusivi. Estremi che la commissione verosimilmente non ha riscontrato. Al momento si stanno valutando i requisiti di Pubbliemme prima di procedere al formale affidamento delle concessioni. Non è dato però sapere, quanto l’azienda vibonese abbia versato in questi 15 anni nelle casse del Comune di Rende. In teoria, avrebbe dovuto corrispondere un canone annuo di 90mila euro.

Sicuramente il suo atteggiamento nei confronti della confinante Cosenza non rassicura i cittadini. Solo dopo diversi anni e udienze il municipio bruzio ha potuto avviare nel 2019 le azioni per recuperare i canoni di concessione mai pagati fino al 2013. Si tratta di ben oltre 1.500.000 euro che il Comune avrebbe dovuto ricevere da Pubbliemme. E se lo sguardo volge oltre l’area urbana non è difficile apprendere che anche nella sua madrepatria l’impresa del tycoon calabro ha avuto diatribe legali per il presunto mancato pagamento dei canoni di concessione alla Provincia e al Comune di Vibo. Mal comune, mezzo gaudio.

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