Nei versi di Brunori la “scirubbetta” va a Sanremo: «è la canzone che volevo, ora tocca a me»

Brunori è pronto per Sanremo. All'Unical le ultime battute prima di partire alla volta dell'Ariston «una canzone scritta in una notte, quella di Pasqua, a San Fili. Una fotografia del momento»

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RENDE – Dalla scirubbetta al familismo morale. La canzone di Dario Brunori, è pronta per il palco di Sanremo; è nata in una notte, quella di Pasqua, a San Fili. Dario registra sul telefono “L’albero delle noci” che diventa il pezzo che porterà il cantautore cosentino per la prima volta sul palco dell’Ariston. Una canzone che parla di Calabria, di sua figlia, della paura di ‘essere’ genitore, di sangue e vino, persino di ‘scirubbetta’.

Brunori ha raccontato tanto della sua canzone, del disco realizzato con Riccardo Sinigallia, che – ha spiegato – è di un “cantautore del 2025“, con suoni contemporanei ma nel rispetto della sua identità, fatta di sentimenti, di riferimenti sociali e di tanto attaccamento alla sua terra. Davanti ai numerosi giornalisti, a pochi giorni dalla sua attesa partecipazione al 75° Festival di Sanremo, racconta anche il suo prossimo lavoro in uscita, “L’albero delle noci” fuori il 14 febbraio. A marzo invece, partirà un tour con due live con orchestra e 13 nuove date nelle arene e nei più importanti festival estivi italiani. Tra queste l’8 agosto, al Teatro dei Ruderi di Cirella.

Brunori, l’endorsement della ‘Crusca’, le agenzie di scommesse e la competizione

Su quest’ultimo aspetto sottolinea «credo siano in pochi ormai a vivere Sanremo come una competizione; c’è chi ci va per esposizione, perchè è uno dei pochi contesti in cui si può promuovere il proprio lavoro ed arrivare ad un pubblico ampio; c’è chi ci va per il desiderio di una partecipazione genuina. Nel mio caso, era la voglia di portare alla luce questo lavoro fatto in due anni, quindi porto una canzone ma in realtà porto il nuovo album e il desiderio di farmi ‘vedere’ in un contesto più nazional popolare». «Ho deciso di indossare la veste del cantautore, nonostante io sia uno showman e un ballerino – spiega con la sua solita ironia – e di riportare al centro la scrittura, la canzone. Una ballad con un tono molto delicato».

La canzone del festival, scritta la notte di Pasqua a San Fili: “una fotografia del momento”

Tutti sanno ormai che il brano in gara al Festival è ispirato e legato alla nascita di sua figlia. «L’albero delle noci in realtà è un mio ‘provino’ registrato a San Fili la notte di Pasqua, ed è una canzone che non ha subito filtri o interventi particolari. Una fotografia del momento”.  Nel brano emerge ancora una volta la necessità di trasmettere le radici, la sua terra. Un riferimento ai luoghi che ama. Ma forse non tutto il pubblico di Sanremo capirà che nel suo brano c’è persino la ‘scirubbetta‘. «Ho il primato – dice Dario – è la prima volta che la ‘scirubbetta’ va a Sanremo e sono molto orgoglioso di quel verso: è qualcosa che ha a che fare con le nostre radici, popolari, della calabresità che conosco. Non è solo una canzone per mia figlia, nonostante io sia un sentimentale e sdolcinato, ma è un pretesto per raccontare anche un passato e la paura di un futuro che si alimenta di più quando si diventa genitori. Anche questo rapporto che si ha con le radici, io spero possa diventare in questo momento della mia vita, un punto di forza. Non malinconia e nostalgia, ma recupero di una visione del passato diversa».

Il testo è noto, tutti lo abbiamo letto, e anche l’Accademia della Crusca si è espressa con un parere fortemente positivo in merito. Per la serata delle cover, insieme a Sinigallia e De Martino, Brunori porterà sul palco dell’Ariston “L’anno che verrà” di Lucio Dalla. Sarà la riproposizione di un grande classico, in chiave minimal e con la forza di tutti i suoi musicisti sul palco. Mirko Onofrio, che ne ha curato l’arrangiamento, dirigerà l’orchestra. Una scelta, quella di Dalla, legata alla grande stima nei confronti dell’artista e in qualche modo, spiega Brunori “vuole essere anche un ricordo e un omaggio più intimo per ricordare la recente scomparsa, proprio la notte di capodanno, di un altro grande artista, Paolo Benvegnù».

Il rischio del ‘campanilismo’? C’è ma «foraffascinu»

Per Sanremo c’è tanto sostegno. In città e non solo, sono stati già affissi manifesti che invitano a votarlo, sono nati gruppi sui social ma Brunori non teme il campanilismo «il rischio c’è sempre, è funzionale all’esibizione. La gente ascolterà quello che ho scritto, quello che canto, e mi vedrà. Alla fine mi va bene pure così. Certo se la cosa prenderà una brutta piega cercherò di frenarla perchè noi calabresi abbiamo paura del “piccio“».

Le canzoni di Dario: dai ricordi di ‘Guardia 82’ alla figlia Fiammetta. Nel mezzo tante tematiche sociali 

A Brunori abbiamo chiesto se, tra le tante tematiche affrontate nelle sue canzoni, anche di grande rilevanza sociale e attualità, c’è qualcosa che non ha ‘osato’ scrivere, per tabù o per una sorta di ‘controversia personale’: «credo fino ad oggi, nella mia discografia, di aver affrontato tanti temi, anche quelli più controversi; penso alla tematica del femminicidio. Ho indossato anche panni scomodi nei miei testi, perchè questi mi aiutano a comprendere meglio quel fenomeno. Ho sempre voluto affrontare tematiche controverse soprattutto per me, che creano anche un attrito con quella parte di me che non vedo, e invece c’è. Molto spesso ci dipingiamo come progressisti, liberi di pensiero e con una visione molto ampia ma la realtà a volte, ci restituisce altro, ed è bello parlare proprio degli attriti».

«Temo l’effetto ‘Brosio’ di mia madre»

Consapevole dell’affetto e del sostegno della sua terra, Dario sottolinea anche il supporto ‘familiare’. Dopo la lettera a lui dedicata dalla mamma infatti, sorridendo dice “Temo l’effetto Brosio di mia madre che mi ha detto di volere salire sul palco e che martedì sarà in quel teatro a sostenermi”. Mi ha chiesto “che ne dici se salgo sul palco?”. Gli ho risposto “Mà, mo vidimu”. Un’ironia con la quale gioca spesso anche se, sottolinea “devo stare molto attento a quello che dico: mi hanno chiesto ad esempio “ma ti preoccupa questo Sanremo?” ed io ho risposto sorridendo “mi preoccupa più l’Eurovision”. E lì sono partiti a dire “eh, questo, sente di avere già vinto”.

«Sono molto contento, ora toccherà a me»

L’albero delle noci dunque, vede Brunori Sas tornare a gamba tesa nel mercato discografico dopo cinque anni da Cip! certificato Disco di Platino. Un lavoro importante con un nuovo sodalizio artistico. Riccardo Sinigallia infatti, ha prodotto l’intero disco in uscita il 14 febbraio, al fianco di Dario. Abbiamo già assaggiato La vita com’è, e poi La ghigliottina e Il morso di Tyson.

Poi partirà un tour in tutta Italia: «sono dei contesti che abbiamo scelto e volevamo fare un lavoro con l’orchestra. Il tour sarà molto ‘suonato’, la band sarà protagonista. Non vogliamo proporre il live suonato come il disco, ma utilizzeremo poca tecnologia esterna e molto sound».

La famiglia, la sua terra, la sua band, tutti legami importanti per Dario «come l’albero della nave per andare nella direzione giusta. Il disco parla molto della fatica e della gioia che c’è nel portare avanti le relazioni, prendersene cura, non solo dell’amore ma anche delle amicizie. Perchè poi di che si vive? Arriviamo senza niente e ce ne andiamo senza niente. Quello che conta è l’esperienza della vita che uno fa. Circondarsi di un’umanità giusta è fondamentale».

 

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