Neonata rapita al “Sacro Cuore” di Cosenza. I familiari della piccola Sofia diffidano IGreco
I legali Chiara Penna e Paolo Pisani non escludono querele in ordine a possibili condotte penalmente rilevanti e riconducibili alla Clinica Sacro Cuore di Cosenza
COSENZA – Gli avvocati della famiglia della piccola Sofia, Chiara Penna e Paolo Pisani, hanno diffidato IGreco – Ospedali riuniti S.r.l. in persona del legale rappresentante p.t. – Clinica Sacro Cuore Cosenza. L’aspetto al momento evidenziato è quello della omessa custodia e vigilanza dei pazienti ricoverati, con particolare riferimento ai minori neonati, considerato il sequestro di persona subito dalla neonata e il danno cagionato alla degente Valeria Chiappetta nonché al papà e all’intera famiglia Cavoto. I due legali specificano che non si escludono ulteriori integrazioni di querela da porre all’attenzione del Sostituto Procuratore della Repubblica, Dott. Tridico, che si occupa del caso, in ordine a possibili condotte penalmente rilevanti e riconducibili sempre alla Clinica, all’esito delle attività di indagine difensive in corso, sulle quali continuano a mantenere stretto riserbo.
Da quanto emerso dalle indagini della Polizia, Rosa Vespa avrebbe atteso alcune ore prima di rapire Sofia. Prima avrebbe gironzolato attorno alla clinica per diverso tempo, sedendosi anche su una panchina, facendo avanti e indietro fino al suo ingresso nella struttura, avvenuta poco dopo le 18:00. Li si è spacciata per un’addetta sanitaria della struttura, una puericultrice, con il compito di prendersi cura dei bambini per essere lavati e fare accertamenti. Come evidenziato dagli inquirenti, è rimasta nella clinica diverso tempo fino a mettere in atto il suo piano con il rapimento della piccola Sofia. Poi, con il marito, è uscita dalla porta laterale della clinica allontanandosi in macchina. “Proveremo a far luce e capire anche come sia possibile che in una struttura dove c’è un punto nascita quindi un reparto così sensibile sia possibile entrare spacciarsi da infermiera e compiere un rapimento” aveva detto il dirigente della squadra mobile Gabriele Presti. Di oggi la notizia dell’azione legale da partire dai familiari con la diffida per «omessa custodia e vigilanza dei pazienti ricoverati».