Omicidio Gioffrè, l’ex compagna di Tiziana Mirabelli «mi è crollato il mondo addosso. Ha sempre aiutato tutti»

L'ex compagna dell'imputata "Ho pensato che era successo qualcosa di serio per reagire così, che Gioffrè le avesse fatto del male". La donna ha poi descritto la vittima "beveva, alzava le mani sulla moglie, c'erano litigi continui"

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COSENZA – Nuova udienza in Corte d’Assise a Cosenza (Presidente Paola Lucente), sull’omicidio di Rocco Gioffrè, il 75enne trovato senza vita nella sua abitazione di via Montegrappa a Cosenza il 14 febbraio del 2023. L’anziano, originario di San Fili, venne ucciso con diverse coltellate nel suo appartamento da Tiziana Mirabelli, 48 anni, rea confessa. La donna, unica imputata, ha sempre ribadito di essersi difesa dopo un tentativo di violenza sessuale sotto la minaccia di un coltello da cucina. Dopo una colluttazione, sempre quanto raccontato dalla Mirabelli, la donna era riuscita ad impugnare il coltello e a colpire il vicino con 41 fendenti da punta e taglio, la maggior parte di queste tra la clavicola e il petto. Il corpo senza vita di Gioffrè venne rinvenuto dopo 5 giorni dalla sua morte.

Rocco beveva, e con la moglie c’erano litigi continui”

L’udienza di oggi ha visto l’audizione dell’ex compagna dell’imputata, V.B., che ha riposto alle domande poste dalla pm D’Andrea e dall’avvocato della difesa Cristian Cristiano. Ha raccontato di conoscere la Mirabelli da diversi anni e di esserne poi diventata la compagna “dal 2011 abbiamo vissuto insieme nell’appartamento di Via Montegrappa per quasi 5 anni. Poi, per alcuni miei problemi familiari, sono ritornata a casa. Il nostro era un rapporto come tanti altri: lei lavorava e io mi occupavo di mia zia. Quando eravamo libere ci vedevamo sia a casa di Tiziana che a casa mia. Uscivamo, mangiavamo una pizza, cose normalissime. La nostra relazione era molto riservata anche se era conosciuta dai miei parenti. Lei era presidente di un circolo ricreativo e in più lavorava con una ditta di pulizie. Ha sempre fatto volontariato ed aiutato tutti. Ricordo che raccoglieva vestiti e poi li portava alle varie associazioni di beneficienza della città. Solo una volta mi ha chiesto dei soldi perché un fratello doveva fare una visita. Gli diedi 300 euro che poi mi ha restituito”.

“Il 14 febbraio (giorno dell’uccisione di Gioffrè) l‘ho sentita la mattina, mi disse che era in farmacia e che stava prendendo dei cerotti perchè si era fatta male sul posto di lavoro. Cosa che mi ha ribadito quando ci siamo viste nel pomeriggio. Abbiamo fatto un giro in macchina e poi l’ho riaccompagnata. Abbiamo mangiato un pezzo di pizza in macchina. Non sono salita a mangiarla in casa perché Tiziana mi diceva sempre che era stanca e che si alzava presto per lavoro. Il sabato 18, siamo andate a vedere il Cosenza allo stadio. Quando siamo uscite, al termine della partita, mi ha detto che era stata convocata dai carabinieri. Siccome era capitato altre volte di avere delle denunce anche per il suo attivismo, ho pensato fosse una delle tante convocazioni”.

“Quando Tiziana si è costituita domenica io le avevo mandato un messaggio la mattina ma non ho avuto risposta. Poi ho provato a telefonare ma squillava e non rispondeva. Poi lei scrisse un messaggio dicendomi “che per me sarebbe morta“. Quando ho poi letto quello che era successo sui giornali on-line mi è caduto il mondo addosso”. La donna ha raccontato in aula di non aver più visto Tiziana dopo quanto accaduto e che il loro rapporto è cessato bruscamente.

“Conoscevo Rocco Gioffrè perché era vicino di casa di Tiziana. Erano rapporti di amicizia, quasi di parentela: so che è lo zio della moglie del fratello. Lei ha sempre aiutato la famiglia Gioffrè anche quando era in vita la moglie. Si conoscevano da tanto tempo, la aiutava per andare dal dottore, nel disbrigo dei documenti, con la pensione, nel fare la spesa. Una doppia relazione? Non penso ne era capace. Ho pensato subito che era successo qualcosa di serio per reagire così, ho pensato che Gioffrè gli avesse fatto del male”. A me non  è mai piaciuto come persona, ma lei li conosceva da tempo. Abitando con Tiziana ci sono stati diversi episodi a cui ho assistito che mi hanno fatto pensare questo. Rocco beveva, alzava le mani sulla moglie, c’erano litigi continui. Si diceva che andava con le donne e quindi ho ipotizzato che avesse tentato un approccio sessuale”.

Il secondo teste è Simona Mirabelli, sorella dell’imputata “conoscevo Rocco Gioffrè è capitato di vederlo e fare una chiacchierata ma sempre fuori. Non ero assolutamente a conoscenza del rapporto che c’era tra mia sorella e Rocco. Quelle poche volte che mi sono trovata in presenza di entrambi, mi sembrava un rapporto civilissimo e normalissimo. Nel palazzo di Via Montegrappa facevo le pulizie”. Per lei, Mirabelli Raffaele e Mirabelli Luca, su accordo delle parti, sono state acquisite le “sommarie informazioni testimoniali” rese all’epoca dei fatti. Prossima udienza a marzo.

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