COSENZA – Tra i dirigenti del Partito Democratico cosentino, la vicenda di Jlenia Sardano, l’ex segretaria amministrativa della segreteria provinciale che non ha percepito alcuni stipendi prima, e licenziata dopo 15 anni di lavoro, ed anche in questo caso senza aver ricevuto il Trattamento di Fine Rapporto (TFR), sta creando non poco imbarazzo.
Tant’è che, per sanare questa spiacevole vicenda, sono dovuti intervenire direttamente dal Nazareno, convocando la diretta interessata per giovedì, dove le sarà erogato il TFR maturato con tanto di scuse.
Nei giorni scorsi a Cosenza, dopo che l’ex segretaria amministrativa aveva denunciato il tutto tramite alcuni organi di stampa nazionale, era intervenuto direttamente il segretario provinciale del Pd, Vittorio Pecoraro, cercando di mettere una pezza, risultata essere peggio del buco, di fronte a questa vicenda, giustificandosi che il licenziamento era maturato a causa della crisi finanziaria, venutasi a creare in seguito all’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Una giustificazione che non convince, perché dopo la vertenza che l’avvocato dell’ex segretaria amministrativa ha avviato nei confronti del Partito Democratico cosentino subito dopo il licenziamento, nel tentativo di recuperare il TFR, sul conto corrente vi erano all’incirca 500 euro a fronte di circa 15 mila euro che sarebbero dovuti andare a Jlenia Sardano e che adesso saranno pagati da Roma.
Questo significa che, i soldi maturati negli anni di contratto, non sono mai stati accantonati come previsto dalla legge quando si stipula un regolare contratto di lavoro e che la quota degli emolumenti che percepiscono i vari amministratori, dai consiglieri comunali ai consiglieri regionali nelle casse del Pd cosentino, come previsto dallo Statuto del Partito, non sono mai stati versati. Jlenia Sardano, di questa vicenda, come in molti tra l’altro sostengono ma nessuno ammette, è stata vittima delle guerre intestine tra le correnti del Partito Democratico che ormai lo contraddistinguono da anni e che più di una volta Roma è stata costretta a commissariare.