Pochi screening oncologici a Cosenza, Fem.In. «si colpevolizzano le donne ma il sistema non funziona»
Il movimento Fem.In. risponde alle dichiarazioni del dott. Serafino Conforti, Coordinatore della Breast Unit dell'Ospedale di Cosenza sulla scarsa adesione alla prevenzione: «questi fantomatici inviti non sono arrivati praticamente a nessuno»
COSENZA – Il gruppo Fem.In. Cosentine in lotta ha inteso esprimersi rispetto alle dichiarazioni pubblicate ieri dalla nostra testata, del dott. Serafino Conforti, Coordinatore della Breast Unit dell’Ospedale di Cosenza rispetto ad una scarsa adesione da parte delle donne alle iniziative di prevenzione.
“A quanto pare le donne cosentine non vogliono sottoporsi agli screening oncologici gratuiti. Secondo i vertici della Breast Unit, il dipartimento che dovrebbe svolgere gli esami di prevenzione del tumore alla mammella, le donne non hanno a cuore la propria salute. Tuonano dicendo che solo il 13% delle donne ha risposto all’invito per effettuare gli screening, ma a quanto ci risulta questi fantomatici inviti non sono arrivati praticamente a nessuno. La stessa cosa vale per altri tipi di screening, non in capo alla Breast Unit, come Pap Test, colonoscopia eccetera”.
“La realtà che conosciamo noi, infatti, è quella di tantissime donne – scrivono le Fem.In. – che gli screening li effettuano, ma che sono costrette a regalare somme da capogiro agli sciacalli della sanità privata, che si sono sostituiti al servizio pubblico offrendo prestazioni che ci spetterebbero gratuitamente di diritto“.
“La verità è che colpevolizzare le donne e, in generale i cittadini, è l’attività preferita dalle istituzioni. Invece di porsi delle domande, di mettere in discussione un sistema che evidentemente non funziona, di affrontare il disagio di liste di attesa di anni per una visita ginecologica in consultorio, è molto più facile dare la responsabilità ad un cosiddetto “atteggiamento di non scelta” da parte delle donne. Care istituzioni sanitarie, non siamo noi a scegliere di non curarci, ma siete voi a non curarci come dovreste”.