di Gianfranco Forlino
RENDE – Cos’è il benessere e come possiamo coltivarlo in un mondo sempre più orientato verso l’individualismo? Questi gli interrogativi al centro della presentazione del saggio, un’opera corale, fortemente voluta da Gennaro Ponte, assistente sociale specialista, che raccoglie il contributo di ventotto esperti provenienti da ambiti diversi. Attraverso un approccio multidisciplinare, il saggio, edito da Santelli, esplora il benessere in tutte le sue sfaccettature – dal lavoro alla società – e propone una riflessione profonda su come valorizzare i talenti individuali, per promuovere un cambiamento positivo nella collettività. Politica, cultura e sviluppo sono i pilastri attorno ai quali si costruisce un progetto che mira a ripensare l’essere umano come attore del proprio benessere e di quello comune.
Costruire una società centrata sul benessere e sull’impegno personale
A moderare l’evento è stata Antonietta Cozza, docente e consigliera delegata alla Cultura del Comune di Cosenza. Nel suo intervento, ha sottolineato come viviamo in un’epoca caratterizzata da profonde trasformazioni globali, che richiedono un approccio integrato tra politica, cultura e sviluppo. Ha evidenziato la necessità di costruire un’agenda multidisciplinare che vada oltre le esigenze materiali, includendo anche quelle intellettuali e sociali, e di promuovere una governance responsabile, capace di guardare oltre le scadenze elettorali. Per Antonietta Cozza, le idee contenute nel libro rappresentano un punto di partenza verso una visione politico-culturale che metta al centro il benessere collettivo e la qualità della vita per tutti. La sfida dello “stare bene” non è semplice, ma è indispensabile affrontarla con impegno, così come è fondamentale l’azione individuale; ha raccontato di aver scelto, nonostante l’impegno istituzionale come consigliere delegata, di non abbandonare il suo ruolo di docente, recandosi ogni giorno a scuola, considerandolo un impegno fondamentale sia per i ragazzi che per la comunità.
Questo doppio ruolo rappresenta un esempio di come il contributo personale, anche in contesti diversi, possa concorrere al benessere collettivo. “Ognuno, con piccoli passi, può dare un contributo significativo alla società, questo cammino verso gli altri non è legato solo al proprio ambito professionale, ma può essere intrapreso da chiunque, in qualsiasi campo, per costruire un futuro migliore”.
Oltre il confine. Una nuova visione di salute e benessere
La sociologa Ida Rende, autrice della postfazione del libro, spiega che il saggio non offre “ricette” preconfezionate, ma un approccio articolato che intreccia saperi accademici e pratiche quotidiane, posizionandosi sul “limite”, inteso come spazio di confine e contaminazione tra discipline e approcci. Del resto, spiega: “nel limite si consuma anche la ricerca inquieta della salute, a sua volta terra di confine con la malattia, e per tutti i ricercatori oggetto di ricerca instabile, imprendibile, sfuggente, sempre più in là delle stesse ricerche, delle azioni programmatiche e i cui significati, le cui costruzioni, sono in continua trasformazione”.
I 28 autori analizzano il benessere in relazione a numerosi ambiti: dalla salute delle città e i trasporti, fino alla gestione delle risorse energetiche e la partecipazione comunitaria, approfondendo anche questioni come il diritto, l’economia, il lavoro, promuovendo un welfare generativo e inclusivo.
Particolare attenzione viene data ai corpi, alla sessualità, ai generi, alle emozioni e al prendersi cura di sé e degli altri. Si sottolinea l’importanza di un’organizzazione del lavoro più umana e partecipativa, insieme a forme di welfare aziendale che mettano al centro il benessere dei lavoratori.
Le riflessioni contenute nel testo, spiega la sociologa, evidenziano l’importanza di ripensare la salute come concetto complesso e collettivo, correlato ai mutamenti sociali, culturali e politici. La salute e la sanità, pur essendo distinte, si influenzano reciprocamente, riflettendo il modo in cui una società costruisce il benessere dei suoi individui. La salute, intesa come equilibrio individuale e collettivo, è segnata da disuguaglianze e diversità che restano centrali nel dibattito.
La storia dei sistemi sanitari è segnata da rotture e continuità, distruzioni ed edificazioni, evidenti nelle trasformazioni del concetto di salute e nelle strategie per promuoverla, spiega Ida Rende; la salute è passata dall’essere concepita come “assenza di malattia” a “benessere completo”, per poi evolvere verso idee di adattamento attivo e resilienza. Sebbene la resilienza sia oggi un concetto abusato, se ne parlava già negli anni ’70, come mostrano le ricerche di pioniere come De Leonardis nei servizi di consultorio e salute mentale.
Dalla fine degli anni ’90, si è osservato un passaggio dal “diritto alla salute” al “dovere di mantenersi in salute”, spostando il peso dell’azione sull’individuo e indebolendo il legame sociale. Contestualmente, si è messa in discussione l’enfasi sugli stili di vita come soluzione universale, sottolineando invece l’importanza dei servizi e del territorio. Negli anni ’90, la Commissione per la Salute Europea proponeva di integrare educazione, prevenzione e promozione della salute. Questo movimento richiamava la politica alla responsabilità di creare le condizioni per un “andare verso la salute”, combinando approcci preventivi e proattivi.
E sulla sanità calabrese la studiosa afferma: “C’è un cruccio, quasi un impercettibile soffio malinconico, che accompagna la vecchiaia di molti di noi che abbiamo dedicato la gran parte della nostra vita alla costruzione di una sanità pubblica calabrese. ci chiediamo come sia possibile l’azzeramento di tutto ciò che è stato costruito…”.
Il libro si propone come un’agenda politico-culturale che collega conoscenze, esperienze e ricerche, per costruire nuovi percorsi di riflessione e azione. È un invito a ripensare la salute attraverso un dialogo costante tra politica, cultura e sviluppo, promuovendo sinergie e progettualità concrete. “Ci sono libri, e questo lo è, che sono anche azioni e piccole rinascite. Si tratta ancora una volta di “mettere il mondo in questione” (Jedlowski).
Giap Parini: “La felicità è questione sociale”
Interessanti anche le riflessioni di Giap Parini, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e sociali (DISPeS) dell’Università della Calabria, che richiama le parole di Margaret Thatcher secondo cui “la società non esiste”, un’affermazione forte che, seppur controversa, sembra oggi risuonare come una profezia. Parini sottolinea come la società moderna stia effettivamente perdendo il senso collettivo, riducendosi a un sistema di funzioni e meccanismi dai quali dipendiamo, dove gli individui si percepiscono isolati, lontani dall’essenza di “essere umani”.
La felicità è questione sociale, sottolinea Parini, contrariamente alla percezione comune in cui si crede si tratti di un fattore strettamente legato all’individuo, eppure, la felicità è un tema eminentemente sociale, radicato nelle relazioni e nel benessere collettivo, non si può essere veramente felici se si vive in una società frammentata e diseguale, dove i diritti, che dovrebbero essere universali, sono diventati privilegi riservati a pochi.
Parini, riprendendo l’impianto del volume di Ponte, propone una visione olistica di benessere, secondo questa prospettiva, l’essere umano non può essere considerato separatamente dal contesto naturale, sociale e culturale in cui vive. È necessario, dunque, superare il paradigma individualistico, per adottare un approccio integrato, che valorizzi l’interdipendenza tra persone, ma anche quei molteplici sguardi sul mondo che sono le discipline.
Il Direttore del DISPeS riflette anche sul significato del benessere, parola cardine del libro, un concetto cangiante e mutevole. Non a caso, ricorda: “Durante i primordi della rivoluzione industriale, il benessere per le masse di contadini scacciati dalle campagne significava semplicemente avere un pezzo di pane e un posto dove dormire. Per i miei nonni, contadini della bergamasca poi diventati operai, il benessere era poter far studiare i propri figli, emancipandoli non solo dalla campagna, ma anche dal lavoro in fabbrica”.
Oggi il benessere si declina in molteplici dimensioni: l’ambiente, l’armonia con la natura, la possibilità di crescita e di emancipazione personale. È un concetto che evolve con il tempo e con le esigenze della società.
Tra i temi del libro, Parini evidenzia anche l’Intelligenza Artificiale, una delle grandi sfide contemporanee che richiedono molta creatività e saggezza, per evitare che diventino nuovi vincoli. È importante affrontare queste trasformazioni con coraggio e una visione equilibrata, che metta al centro l’essere umano e il suo benessere, sostiene il sociologo.
Lo studioso si interroga su come recuperare la capacità di sentirsi umani in una società sempre più frammentata, ripartendo dai margini, dai confini, altri argomenti affrontati da Giorgio Marcello nel volume curato da Gennaro Ponte. In un mondo in cui i diritti universali sono stati sostituiti da privilegi individuali, è fondamentale ricostruire una dimensione collettiva, basata sul rispetto reciproco e sulla condivisione.
Il libro 21 idee per stare bene offre una strada per ripensare il benessere e la felicità in chiave sociale, invitando a riconsiderare l’essere umano non come un individuo isolato, ma come parte integrante di una comunità.
Comunicare, ascoltare e conoscere sé stessi
L’intervento della scrittrice Loredana Nigri ha approfondito diversi temi affrontati nel libro, tra cui l’importanza della comunicazione come elemento centrale per promuovere il benessere, e la necessità di una piena conoscenza di sé stessi. Solo comprendendo profondamente chi siamo possiamo costruire relazioni autentiche e generare benessere, sia per noi che per gli altri; una solida relazione con sé stessi è la base per poter aiutare gli altri in modo efficace. Si è poi parlato della felicità, che, come evidenziato da Romolo Perrotta nel testo curato da Gennaro Ponte, deve essere strettamente legata al “fare”. La felicità scaturisce anche dalla scoperta e dalla realizzazione del proprio daimon, ovvero del proprio talento, spiega Nigri.
Un’agenda per la felicità individuale e collettiva
Gennaro Ponte, curatore del saggio, ha spiegato la genesi del libro, soffermandosi in particolare sulla scelta del termine agenda nel titolo. Questo termine è stato scelto per sottolineare un’assenza significativa, nei dibattiti pubblichi, di tematiche come il welfare organizzativo, le comunità energetiche e il rapporto tra corporeità e sessualità.
Nel volume sono trattate tematiche fondamentali come il Welfare State, il benessere individuale e collettivo e la valorizzazione delle comunità.
Il saggio propone una critica del capitalismo avanzando soluzioni concrete che hanno il pregio di porre al centro la persona, i suoi desideri, la sua capacità di progettare mondi e nuove realtà. L’autore pone l’accento sul complesso rapporto tra individuo e società, evidenziando le difficoltà di vivere in un’epoca segnata dall’incertezza e dalla scarsa fiducia nel futuro. In questo scenario, diventa fondamentale riscoprire la dimensione etica dell’esistenza, intesa come bussola capace di orientare l’agire umano verso il benessere e la felicità.
Il libro si propone di affrontare queste sfide, invitando il lettore a riflettere su cosa muove l’essere umano, cosa lo motiva e cosa lo spinge ad agire. Questo percorso di introspezione e analisi non si limita al singolo individuo, ma si estende alla collettività, offrendo spunti per una rinnovata coscienza del senso e dello scopo nella vita quotidiana. Come ricorda Ponte, prima di chiudere l’evento, infatti: “Se prendiamo consapevolezza di chi siamo e di cosa vogliamo diventare, il benessere non potrà essere più una chimera.”