Delle nostre vite “Decidiamo noi”, la pratica dei beni comuni per l’autogoverno dei territori
Nei giorni scorsi il Coordinamento Territoriale #DecidiamoNoi ha promosso, presso la Biblioteca Civica di Quattromiglia, un’assemblea pubblica finalizzata alla creazione sul territorio di Rende di una rete di relazioni e cooperazione tra quartieri, comitati, associazioni e movimenti.
RENDE – Molti gli argomenti affrontati dal dibattito a iniziare del caso della gestione del Parco Acquatico di Rende, della metro leggera e dei danni ambientali provocati dalla Legnochimica. Il Parco Acquatico, in particolare, a distanza di molti mesi dal suo completamento non ha visto ancora l’inizio delle attività previste, nonostante i bandi di gara predisposti dal Comune di Rende per l’affidamento della sua gestione. Come ricordato dallo stesso Coordinamento, a fronte di un valore della concessione della struttura e della gestione dei relativi servizi stimato in quasi 49 milioni di euro e di un canone annuo richiesto per la gestione di 10 mila euro, nessun imprenditore o società di servizi ha presentato offerte concrete.
E ciò dipenderebbe dal fatto che una struttura che offre, tra l’altro, un auditorium, una piscina Spa con copertura, un campetto sportivo polivalente e minigolf, aree giochi bimbi, un ristorante sul lago navigabile con spiaggia, abbia di contro spese di gestione e manutenzione che si aggirano intorno al milione di euro.
Dalla discussione è quindi emersa la questione se fosse davvero indispensabile e politicamente strategica la costruzione di una struttura “balneare” in un momento di crisi che vede tanti giovani emigrare, tante famiglie senza casa, tanti cittadini affollare le mense delle varie Caritas, investendo tanti soldi pubblici per affidarla poi a una gestione privata.
La metro… di Rende
Il dibattito ha poi affrontato un’altra situazione che può ricordare quella del Parco, cioè una progettazione di opere sovradimensionate e non utili, quella della cosiddetta Metropolitana Leggera, che tante polemiche sta suscitando a Cosenza e a Rende. Diversi gli aspetti da analizzare con attenzione perché se è vero che si vuole creare un mezzo di trasporto “economico” per i tanti studenti e cittadini che vogliono spostarsi comodamente nell’area urbana non si ha la certezza della reale economicità di un simile progetto e dei costi che le casse regionali e comunali saranno costrette a sopportare per sostenere l’onere finanziario di un tale servizio.
“Sono molti gli esempi di questo tipo che dovrebbero essere discussi, ha dichiarato Stefano Ammirato dei Gas (Gruppi di Acquisto Solidale) di Cosenza, dal verde pubblico da valorizzare e infoltire piuttosto che decapitare, alle strutture sportive e sociali da conservare e destinare alla collettività, agli spazi abbandonati da far rivivere con il supporto delle associazioni.
C’è bisogno, continua Ammirato, si trovi un altro modo di interpretare il “diritto alla città” così come delineato nel Regolamento dei Beni Comuni proposto dal Comitato. Come Coordinamento #DecidiamoNoi, stiamo sperimentando da circa un anno un percorso che unisce associazioni, comitati, movimenti e singoli cittadini, abitanti dei quartieri, lavoratori, disoccupati. È importante che vi sia una presenza sul territorio che costituisca una Rete così come già sperimentato a Cosenza tra le associazioni che si occupano del Centro Storico, dei Gruppi di acquisto solidale o dell’assistenza ai migranti.
C’è la necessità che il concetto di bene comune si affermi attraverso una partecipazioni cittadina, per poter discutere su tutti i problemi di pubblico interesse Una rete come contropotere verso le scelte politiche che sempre più spesso si scontrano con gli interessi dei cittadini per favorire gli interessi dei privati. I cittadini sempre più spesso pagano i servizi nella loro totalità senza nessuna differenziazione tra ricchi e poveri e in più sostengono il costo aggiuntivo rappresentato dal profitto dell’imprenditore privato. Questo è il processo che ha trasformato e sta trasformando i “beni comuni” in “profitto personale”. C’è quindi la necessità, conclude Ammirato, di proporre una serie di iniziative mensili pubbliche aperte a tutta la cittadinanza, perché la “politica” si riappropri del suo significato di cura della città partendo dalle istanze che provengono direttamente da tutti i cittadini”.