Nell’area ex Legnochimica, Calabra Maceri aprirà un nuovo impianto. I timori dei residenti (FOTO)

Grande preoccupazione tra i residenti che da anni attendono la bonifica dei suoli e dei laghi creati dai reflui industriali sversati dall’ex Legnochimica 

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RENDE (CS) – Fermento nell’area industriale di Rende in quanto Calabra Maceri si appresta ad avviare il nuovo impianto di trattamento rifiuti. Nel frattempo Snam pare stia eseguendo lavori sulle condotte necessarie a collettare il metano prodotto dalla bioraffineria ampliandone la distribuzione. Dal suo canto il Comune di Rende, attraverso i commissari che hanno autorizzato il progetto esecutivo firmato dall’ex dirigente Azzato (indagato e poi prosciolto dalle accuse di omessa bonifica dell’ex Legnochimica e disastro ambientale) ha appaltato opere per circa 700mila euro per rendere il quartiere dell’ex Legnochimica un’area produttiva ecologicamente attrezzata. Tale vivacità sta destando grande preoccupazione tra i residenti che da anni assistono ai fenomeni di autocombustione, in attesa della bonifica dei suoli e dei laghi creati dai reflui industriali sversati dall’azienda piemontese fallita (4 tombati e 4 ancora presenti).

I lavori in corso nell’area industriale

La strada che costeggia Calabra Maceri è attualmente interdetta al transito

per i lavori della Snam e i camion in entrata e uscita sono costretti a fare un percorso alternativo che crea maggiore traffico e confusione nell’area. Al suo lato si sta preparando per entrare in funzione, entro la fine dell’anno, il nuovo impianto di produzione di Combustibile Solido Secondario da inviare all’inceneritore di Gioia Tauro (o ad altri termovalorizzatori fuori regione). Sembrerebbe sia da completare solo la rete di aspirazione delle polveri, poi sarà pienamente attivo.

L’iter burocratico per ricevere le autorizzazioni (della Regione Calabria, del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Cosenza, dell’Arpacal, dell’Asp e dello Spisal) avviato nel 2020 è andato a buon fine. La struttura, realizzata a seguito del permesso di costruire rilasciato dal Comune nel 2022, non è finanziata con fondi pubblici, ma con risorse della Calabra Maceri spa di Attilio Pellegrino.

Come funzionerà l’impianto

Il nuovo impianto di Calabra Maceri allestito su una superfice di circa 21mila metri quadrati si occuperà del pretrattamento dei rifiuti destinati all’incenerimento o al coincenerimento

. Come si legge nel progetto presentato dall’azienda, la trasformazione in Combustibile Solido Secondario è quasi del tutto meccanizzata e automatica. Il prodotto finito verrà stoccato in un’area dedicata del capannone prima di essere ricaricato e spedito al termovalorizzatore. Nel capannone verranno trattate 76.250 tonnellate di rifiuti urbani in 305 giornate lavorative: 250 tonnellate ogni 24 ore. Saranno prodotte annualmente 62.525 tonnellate di CSS e 13.725 di tonnellate di prodotti recuperabili e/o riprocessabili. Si stima che transiteranno dall’impianto quotidianamente almeno 20 autotreni da 25 tonnellate.

I potenziali impatti sulla salute umana

I potenziali impatti sulla salute umana in fase di esercizio potrebbero riguardare, secondo quanto dichiarato nelle relazioni ufficiali, “emissioni in atmosfera causate dai mezzi che conferiscono; emissioni sonore causate dall’esercizio dell’impianto; emissioni in atmosfera per il trattamento dell’aria esausta”. Sono proprio queste ultime che fanno paura ai residenti già costretti a convivere con i miasmi e le esalazioni prodotte dalla centrale a biomasse, dalla fabbrica di peptina, dal depuratore di Coda di Volpe, dalla discarica dell’inceneritore dismesso, dalla stessa Calabra Maceri nonché dai laghi dell’ex Legnochimica in quello che può essere definito un vero e proprio quadrilatero dei veleni.

L’azienda però garantisce che per mitigare i rischi delle emissioni, le polveri saranno canalizzate e abbattute, attraverso il trattamento delle arie esauste e appositi filtri. Gli impatti ambientali dell’attività dagli atti emerge siano strettamente correlati alla corretta gestione dell’impianto. E saranno limitati i probabili effetti su suolo, acqua e aria “fin quando verranno effettuate le manutenzioni programmate di tutti gli impianti all’interno dello stabilimento” soprattutto quelli adibiti all’abbattimento delle emissioni in atmosfera e al trattamento delle acque.

Il sequestro di Calabra Maceri

Dal Comune di Rende, Calabra Maceri, riceve circa 300mila euro al mese per la fornitura di servizi di gestione dei rifiuti urbani e assimilati, oltre 3 milioni di euro l’anno. È proprietaria dell’impianto che riceve più rifiuti urbani di tutta la regione: 124mila tonnellate l’anno, 396 tonnellate al giorno. Ed è destinato ad accoglierne quantitativi ancora maggiori sia per le previsioni di crescita della frazione organica di cui con la sua bioraffineria è leader nel compostaggio calabrese (72mila tonnellate l’anno) sia per il potenziamento della capacità di produrre Combustibile Solido Secondario da incenerire.

Recentemente l’azienda è stata oggetto di un sequestro, il 24 luglio 2024, a seguito dell’operazione ‘Carta Canta‘ della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. Affidata ad un amministratore giudiziario, l’azienda continua ad operare regolarmente per garantire continuità nell’erogazione del servizio.

I lavori del Comune di Rende

I commissari Giuffrè, Correale e Albertini intanto procedono nell’iter per l’avvio dei lavori di adeguamento dell’area industriale di Rende al modello APEA con “servizi di smart city

(monitoraggio ambientale, sicurezza, informazione agli utenti”. L’importo totale è di 680mila euro. La maggior parte dell’appalto è stato affidato alla Batimat srl, mentre 180mila euro sono destinati all’allestimento di una control room: una “piattaforma gestionale di alto livello per la condivisione delle informazioni, l’analisi del funzionamento del sistema, l’analisi del rischio per la definizione dei processi di risoluzione dei problemi, la comunicazione con l’esterno, l’automatizzazione dei flussi di lavoro”.

Il progetto definitivo era stato approvato il 15 giugno 2023 poche settimane prima dello scioglimento per infiltrazioni mafiose, quello esecutivo è stato firmato dai commissari il 25 agosto 2023. I lavori, in teoria, dovrebbero essere consegnati entro la fine del 2024. Difficile immaginare come la zona altamente contaminata, dove non è mai stato effettuato alcun intervento di bonifica, possa diventare una moderna Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata “dotata delle infrastrutture e dei sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente“ investendo meno di 700mila euro.

La paura di ammalarsi

La situazione epidemiologia della zona industriale di Rende era già stata cristallizzata dalle indagini della Procura di Cosenza

che portarono ad accusare di omessa bonifica e disastro ambientale (e poi prosciogliere) lo stesso dirigente Azzato che ha firmato gli atti del progetto di adeguamento al modello APEA. Il quartiere che conta circa 700 abitanti assiste da anni a un costante aumento di tumori e altre patologie correlate a situazioni di inquinamento dell’aria e dell’acqua. Dal censimento eseguito dall’associazione Crocevia, dalla fine degli anni Novanta ad oggi, sarebbero circa un centinaio tra residenti ed ex operai di Legnochimica le persone che hanno contratto cancro ai polmoni, allo stomaco, al colon-retto, alla mammella, all’utero, alla pelle, al pancreas, al cervello, alla carotide, al fegato, alle corde vocali, alla prostata e leucemia. Diversi certificati medici riportano tra la causa dei sintomi lamentati da più pazienti con contemporanea presenza di cefalee, congiuntivite, tosse, nausea, vomito e irritazione faringea “le esalazioni provenienti dall’area ex Legnochimica”. Dati che si sposano con quanto affermato nella perizia che il prof. Crisci, aveva stilato nel 2011 sul livello di contaminazione dell’area accertandone l’inquinamento per la concentrazione, in alcuni casi, di 100mila volte in più il valore consentito per legge di alluminio, ferro, manganese, arsenico, berillo, cromo, nickel, mercurio e altre sostanze classificate dalla IARCA (International Agency Research of Cancer) come rischio oncogeno documentato.

 

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