Sanremo 2025: vince Olly. Brunori al 3° posto: la sua dolce carezza in musica, ha sfiorato tutta l’Italia
Dario Brunori si aggiudica il terzo posto e il 75° Festival di Sanremo lo vince Olly. Secondo posto per Lucio Corsi
COSENZA – Quando sono quasi le 2.00, Carlo Conti insieme ad Alessia Marcuzzi ed Alessandro Cattelan, tengono tutti con il fiato sospeso dopo l’annuncio dei 5 finalisti del 75° Festival di Sanremo 2025. C’è Brunori Sas con L’albero delle noci, Fedez con Battito, Olly con Balorda Nostalgia, Lucio Corsi con Volevo essere un duro e Simone Cristicchi con Quando Sarai piccola.
Poi l’assegnazione del premio Sergio Baldari come miglior testo che va al brano di Brunori Sas: “grazie mille è stata un’esperienza incredibile, non sono abituato” dice Dario Brunori ringraziando soprattutto le tre donne della sua vita: la sua compagna, la sua mamma e la piccola Fiammetta. Il premio come miglior composizione Bigazzi va a Simone Cristicchi, così come il premio Sala Stampa Lucio Dalla per i Campioni (Sala stampa Radio-TV Web). A Lucio Corsi il Premio della Critica Mia Martini del Festival di Sanremo. Mugugni in platea per l’esclusione di alcuni artisti, tra Achille Lauro e Giorgia che incassa il Premio Tim. Ed ecco che Carlo Conti, proclama i tre artisti che, chiuso il televoto, concorrono per la vittoria: al 5° posto Simone Cristicchi e al 4° Fedez.
Poi si passa alla terna: al 3° posto si piazza Brunori Sas. Secondo posto per Lucio Corsi. Vince il 75° Festival della canzone italiana Olly.
Il viaggio di Sanremo per Brunori
Brunori Sas è stato decisamente tra le sorprese più apprezzate della 75^ edizione del Festival di Sanremo e la sua canzone, è riuscita ad entrare nel cuore di tutti; perchè dentro c’è l’autenticità di un cantautore ma anche la dolcezza e le paure di un papà. Una personalità variegata quella di Dario Brunori, ricca di ironia, profondità, e di quelle radici di cosentinità che è riuscito ad esportare al resto d’Italia: dall’affascino alla scirubetta, dal cuddruriaddru alla vurziceddra, e come dimenticare il “picciune” spiegato a Cattelan.
Nella sua canzone sanremese c’è il sentimento di un uomo che guarda al suo ‘nuovo cuore da padre‘, una riflessione sulla vita, sui cambiamenti e sull’equilibrio tra il desiderio di restare nel passato e la necessità di evolversi; perché ora, c’è una nuova vita che si interseca nella sua. Il testo è ricco di immagini evocative che raccontano la sua terra, bella e maledetta, ma da lui tanto amata, fino alle più piccole sfumature della sua provincia: Cosenza. Dario Brunori, si presenta elegante, sobrio, con la sua presenza scenica discreta ma dirompente. Sorride mentre canta e nella sua canzone c’è la bellezza delle piccole cose.
L’albero di noci di Brunori, che ispira le sue canzoni
Quell’albero di noci esiste, ed è di fronte casa sua. Dario lo definisce un “nonno calabrese”. A lui si è rivolto in un momento di crisi della sua scrittura: “era un periodo in non mi venivano le canzoni – ha raccontato in un’intervista – e siccome ho sempre pensato che quell’albero avesse in sé delle canzoni, come se fosse lui a suggerirmele, sono andato alla finestra davanti e lui e ho detto ‘albero mio, vida chi putimu fa?’. Poi ho pensato: siccome mi ha sempre dato delle canzoni, tributiamogli una canzone ed ho scritto quel primo verso pensando ad un momento particolare della mia vita in cui temevo che quell’albero fosse morto”.
“Avevo legato a questo, qualcosa di infausto. Poi ho visto crescere le foglioline e quel momento mi ha dato il “La” per tutta una fase della mia vita che è stata poi quella del radicamento, della famiglia, della nascita di Fiammetta”. “Ho scritto questa canzone in un tempo molto rapido, la sera del sabato di Pasqua dell’anno scorso e l’ho registrata subito”.
Quell’albero dunque, è stato la sua arma vincente. La scelta di portare a Sanremo “L’albero delle noci” lo ha visto fin dalla prima uscita, fisso tra i primi cinque; e così è stato anche nella serata delle cover, venerdì, quando insieme a Riccardo Sinigallia e Dimartino, ha proposto L’anno che verrà, di Lucio Dalla, supportato dalla sua band. Per Dario è stato certamente un San Valentino speciale vista la presenza sul palco della sua amata, Simona Marrazzo, legata a lui da oltre 20 anni. Entrambi sono i genitori di Fiammetta, il centro e il cuore della sua canzone, nata il 14 ottobre 2021. Proprio Simona, con un messaggio su Facebook ha raccontato il momento in cui lei e la piccola Fiammetta hanno guardato “sul divano rosa di casa” la sua esibizione: “Ti abbiamo ammirato sul palco di Sanremo, abbiamo sorriso e ci siamo strette forte. Ci siamo date tanti baci e abbiamo cantato assieme a te la nostra bellissima canzone. Che felicità, quanto orgoglio, quanto amore. Bravissimo Babbo, sei il nostro eroe”.
La finale
Nella serata finale un Brunori Sas è elegante, sorridente. Con la sua chitarra ha eseguito ancora una volta “L’albero delle noci”, e anche se il suo brano non si è aggiudicato la vittoria, è certamente consapevole che l’obiettivo è stato comunque raggiunto: arrivare al cuore del pubblico italiano con una carezza in canzone. I momenti prima della proclamazione sono stati davvero concitati. Dopo la sua esibizione, prima di lasciare il palco, Brunori ha ringraziato per aver vissuto un’esperienza straordinaria.
Tutti pazzi per Brunori. A San Fili è nato anche un dolce ispirato a lui
Il piccolo borgo delle magare di San Fili dove vive Dario, ha celebrato in ogni modo la sua partecipazione al festival. Illuminando l’albero ispiratore, invitando tutti a votarlo, e c’è persino chi ha inventato, per omaggiarlo e portargli fortuna, un dolce che si chiama “Brunoci“; una speciale torta alle noci. Dalla pasticceria di Carlo Terranova e Karina raccontano di essersi ispirati al suo genio creativo per un dolce di alta pasticceria che si può assaggiare proprio a San Fili, pensato e realizzato per portare fortuna al cantautore.
In questi giorni dedicati al Festival, sono stati migliaia i post di sostegno sui social da ogni parte della regione, e c’è chi ha anche voluto vedere con i suoi occhi quell’albero di noci a San Fili. Città e piccoli Comuni tappezzati di manifesti: “vota Brunori”, “Sosteniamo Brunori Sas”; un calore incommensurabile quello della sua Calabria.
Sebbene sia salito sul podio, aggiudicandosi il terzo posto, la sua performance è stata una delle più apprezzate: la critica ha elogiato la sua abilità di portare sul palco un brano di grande valore artistico, lontano dai riflettori della spettacolarizzazione, ma ricco di una bellezza che rimarrà nel tempo. Il suo passaggio al Festival di Sanremo è stato quindi un’esperienza che ha consolidato ulteriormente la sua figura di cantautore raffinato, capace di comunicare attraverso una musica autentica, lontana dalle mode, e di sfiorare chi lo ascolta con delicatezza. Dopo questa esperienza tornerà nella sua San Fili dove, ha detto lui stesso, si farà “na bella durmuta!”. Ci riuscirà davvero?