Traffico beni archeologici, 23 arresti eseguiti anche all’estero

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L’operazione scattata stamattina vede impegnati i carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale. I reperti, provento di scavi clandestini in Calabria, venivano esportati illecitamente fuori dall’Italia

 

CROTONE – E’ scattata alle prime luci di oggi, in tutta Italia e in alcuni Paesi esteri un’operazione dei carabinieri del Comando Tutela patrimonio culturale, diretta dalla Procura della Repubblica di Crotone. Sono in corso d’esecuzione 23 misure cautelari, 2 finiti in carcere e 21 ai domiciliari, contro i presunti componenti di una holding criminale che gestiva un ingente traffico di beni archeologici. I reperti, provento di scavi clandestini in Calabria, venivano esportati illecitamente fuori dall’Italia.

La holding criminale era estesa al Regno Unito, alla Germania, alla Francia e alla Serbia. I carabinieri hanno fatto scattare l’operazione non a caso chiamata “Achei”, frutto di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Crotone. Dalla notte scorsa, in tutto il Paese ma anche negli altri quattro territori stranieri, i militari del Comando Tutela Patrimonio Culturale, con il coordinamento di Europol ed Eurojust, stanno eseguendo un’ordinanza per l’applicazione di misure cautelari – emessa dal Gip del Tribunale pitagorico – nei confronti di 23 persone e, contemporaneamente, stanno effettuando delle perquisizioni nei confronti di altri 80 soggetti, di cui quattro all’estero. Le indagini, avviate nel 2017, hanno permesso così di recuperare numerosi reperti archeologici per un valore di diversi milioni di euro. Complessivamente sono 123 le persone indagate.

Gli indagati sono accusati di danneggiamento del patrimonio archeologico dello Stato, impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, ricettazione ed esportazione illecita. Eseguite perquisizioni in diverse località italiane (Crotone, Bari, Benenvento, Bolzano, Caserta, Catania, Catanzaro, Cosenza, Ferrara, Frosinone, Latina, Matera, Milano, Perugia, Potenza, Ravenna, Reggio Calabria, Roma, Siena, Terni e Viterbo) e in quattro stati europei (Francia, Germania, Inghilterra e Serbia).

“Criminalità Archeologica Crotonese”

Dalla provincia di Crotone, in particolare da Isola di Capo Rizzuto, l’organizzazione era capace di alimentare i bilanci di interi nuclei familiari. Una struttura piramidale in cui i ruoli di ciascuno erano ben definiti. A capo dell’organizzazione criminale secondo gli inquirenti c’erano Giorgio Salvatore Pucci, 59 anni di Cirò Marina, e Alessandro Giovinazzi, 30 anni di Scandale, entrambi cultori di archeologia e conoscitori dei luoghi in cui reperire il materiale da introdurre illecitamente sul mercato e gli scavi sono stati effettuati, prevalentemente, nel Crotonese. Le indagini sono scattate a seguito di segnalazioni e denunce, che hanno poi trovato riscontro nei successivi approfondimenti dei carabinieri e di forze di polizia dei Paesi esteri.

L’attività investigativa dei carabinieri del Nucleo carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza è riuscita a ricostruire un rilevante traffico – a livello nazionale ed internazionale – di reperti archeologici rinvenuti attraverso l’esecuzione di scavi clandestini anche nei siti archeologici di “Apollo Aleo” di Cirò Marina, di Capo Colonna, di “Castiglione di Paludi” nel Comune di Paludi, nel Cosentino, nell’area di Cerasello ed in tante altre aree private dislocate nel territorio della provincia di Crotone e Cosenza.

Il parco di Paludi

L’ultima segnalazione di scavi abusivi risale al 22 gennaio dello scorso anno e la Soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le Province di Catanzaro, Cosenza e Crotone avrebbe comunicato la presenza di “buche rinvenute in prossimità dei resti archeologici, probabile testimonianza dell’intrusione di scavatori clandestini”. Aree archeologiche saccheggiate per anni da un gruppo di tombaroli che ha fornito materiale archeologico al mercato clandestino da destinare alla commercializzazione in Italia ed all’estero, attraverso una fitta rete di ricettazione. Un’articolata organizzazione costituita da tombaroli, intermediari e ricettatori che tra di loro usavano un linguaggio fatto di codici come “appartamenti”, “asparagi”, “motosega”, per eludere eventuali indagini e avevano in dotazione sofisticati strumenti elettronici per la ricerca dei metalli nel sottosuolo (minilab, cercametalli tra i più efficati).

In una circostanza l’attività di scavo è stata interrotta dall’intervento dei Carabinieri della Compagnia di Crotone (su input dei colleghi del Nucleo Carabinieri TPC di Cosenza), che ha sorpreso in flagranza di reato alcuni membri dell’organizzazione. Significative, infatti, sono le immagini realizzzate, mediante l’utlilzzo di un drone, che testimoniano la violenza con cui un’area di interesse archeologico il gruppo criminale ha operato degli scavi clandestini, con pietoso violenza, scagliando colpi al suolo attraverso l’utilizzo di un escavatore, nell’ingordo intento di sottrarre quanto di più prezioso il sottosuolo ancora custodiva.

Nel corso dell’attività investigativa sono stati recuperati diversi reperti archeologici risalenti al IV e al III sec. a.C. rinvenuti nella disponibilità di uno dei capi dell’organizzazione, quali: 5 vasi e lucerne in terracotta, piatti con scene di animali, fibule e monili vari, nonchè sono stati sequestrati i mezzi meccanici e le attrezzature tecniche utilizzati rispettivamente per le escavazioni del terreno e per le ricerche archeologiche clandestine.

In carcere:

Giorgio Salvatore Pucci, 58 anni di Cirò Marina (Kr)
Alessandro Giovinazzi, 30 anni di Scandale (Kr)

Agli arresti domiciliari:

Antonio Camardo, 56 anni di Pisticci
Raffaele Gualtieri, 56 anni di Isola Capo Rizzuto (Kr)
Santo Perri, 58 anni di Sersale (Cz)
Alfiero Angelucci 70 anni di Trevi (Pg)
Enrico Cocchi, di Castano Primo (Mi)
Francesco Comito, 30 anni di Rocca di Neto (Kr)
Giuseppe Caputo, 42 anni di Dugenta (Bn)
Sebastiano Castagnino, 47 anni di Petilia Policastro (Kr)
Simone Esposito, 35 anni di Rocca di Neto (Kr)
Giuseppe Gallo, 68 anni di Strongoli (Kr)
Domenico Guareri, 65 anni di Isola Capo Rizzuto (Kr)
Vittorio Kuckiewicz, 72 anni di Fermo (Fm)
Franco Lanzi, 67 anni di Norcia (Pg)
Leonardo Lecce, 70 anni di Crotone
Raffaele Malena, 72 anni di Cirò Marina
Marco Godano Otranto, 26 anni di Crotone
Renato Peroni, 48 anni di Magnago (Mi)
Vincenzo Petrocca, 55 anni di Isola Capo Rizzuto
Aldo Picozzi, 67 anni di Castano Primo (Mi)
Domenico Riolo, 37 anni di Scandale (Kr)
Dino Sprovieri, 53 anni di Cirò Marina (Kr)

Franceschini: “utilizzate sofisticate tecniche investigative”

“Grazie a sofisticate tecniche investigative e alla collaborazione di Europol e delle forze di polizia estere competenti, in Italia, Francia, Regno Unito, Germania e Serbia, il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ha condotto a termine con successo una vasta operazione di contrasto al traffico illecito di reperti archeologici dalla Calabria al Nord Italia e verso l’estero recuperando migliaia di beni e sequestrando materiali utilizzati per gli scavi clandestini”. E’ il commento del ministro per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo Dario Franceschini: “Un’operazione che dimostra ancora una volta l’eccellenza del Comando dei Carabinieri che opera dal 1969 a difesa del patrimonio culturale italiano“.A loro, alla Procura Crotone che ha diretto le indagini e a tutti i soggetti che vi hanno partecipato – prosegue il ministro – va il plauso del governo italiano”.

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