Corse clandestine, business e passione dei boss

Sono diverse le inchieste dalle quali emerge l’interesse della ‘ndrangheta per le corse clandestine e combattimenti tra cani, ma anche traffico di fauna selvatica e pesca di frodo

 

REGGIO CALABRIA – Le corse clandestine di cavalli sono parte integrante del business della ‘ndrangheta, ma anche un passatempo per boss e affiliati. Il ruolo delle famiglie mafiose calabresi – riporta l’Agi – emerge da diverse inchieste della Dda di Reggio. Già nel 2010 la Corte d’Appello del capoluogo reggino, nella sentenza contro il clan Labate, egemone nel rione Gebbione, aveva evidenziato come dal settore la cosca ricavasse ingenti risorse, anche 200.000 euro a scommessa secondo quanto emerso dalle intercettazioni. Le gare si svolgevano sul territorio calabrese ma anche a Messina, dove in qualche caso gli uomini del clan si recavano per assistervi. Una successiva operazione, denominata “Eracle”, è del 2017. Carabinieri e Polizia fermarono 15 persone ritenute vicine al clan Condello del rione Archi. Secondo quanto emerse dalle indagini, la cosca organizzava corse di cavalli sulla strada a scorrimento veloce Gallico-Gambarie. Gli animali venivano anche dopati con farmaci adatti a migliorarne le prestazioni. Una conferma ulteriore è fornita dalla più recente operazione “Helianthus” che è del 29 gennaio scorso. Protagonista, ancora una volta, il clan Labate che, secondo le risultanze investigative, a conferma di quanto accertato con l’operazione “Gebbione”, allevava cavalli da corsa per ricavarne denaro ma anche per coltivare una passione condivisa da altre “famiglie” del Reggino oltre che da clan di mafia e camorra.

Le corse dei cavalli, però, costituirebbero solo un capitolo del libro dei reati contro gli animali attribuibili ai clan calabresi, insieme con combattimenti tra cani, macellazioni clandestine, bracconaggio organizzato, traffico di fauna selvatica, pesca di frodo come emerge dall’ultimo Rapporto Zoomafia della Lav (Lega anti vivisezione) che indica la Calabria come una regione “seriamente interessata dal fenomeno”. Secondo i dati più recenti disponibili, relativi al 2019, nella regione sono stati aperti dalla magistratura 393 fascicoli (circa il 4,14% di quelli nazionali), con un tasso di 20 procedimenti ogni 100.000 abitanti, e 238 indagati (circa il 4,07% di quelli nazionali), con un tasso di 12,11 indagati ogni 100.000 abitanti. Confrontando i dati di 7 procure che hanno risposto sia nel 2020 che nel 2019, relativamente ai procedimenti non sono state registrate variazioni rispetto all’anno precedente, mentre per il numero degli indagati si registra un aumento delll’11% circa. Per quanto riguarda le procure presso i Tribunali per i Minorenni sono stati registrati solo due procedimenti a Catanzaro, rispettivamente per uccisione di animali e per maltrattamento di animali con 2 ragazzi indagati. Ma, secondo la Lav, il numero dei reati ufficiali rappresenta solo una parte di quelli effettivamente compiuti. Molti episodi, per motivi vari, nascosti e non vengono registrati, per cui, il maltrattamento di animali, anche nelle sue forme organizzate, mantiene intatta la sua pericolosità e diffusione.

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