Vitaliano Fulciniti: “il Cara di Isola Capo Rizzuto tra accoglienza e umanità”
Vitaliano Fulciniti non ama definirsi scrittore: “ho solo posto queste due pietre miliari lungo un percorso meraviglioso”. Nei suoi due libri racconta la sua esperienza di 14 mesi alla guida del Cara di Isola Capo Rizzuto. Un percorso di umanità, accoglienza ed integrazione
COSENZA – Vitaliano Fulciniti è laureato in Consulenza e Controllo Aziendale. Dopo aver svolto servizio d’istituto nella Guardia di Finanza, ha operato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Oggi in pensione, è stato Amministratore Giudiziario, sia per conto del Tribunale di Catanzaro che per l’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e il suo ultimo ruolo è stato quello di direttore del Regional Hub Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto a seguito dell’inchiesta oche travolse nel 2017 il Cara. Nel suo primo lavoro, “Dall’accoglienza all’integrazione”, racconta l’arrivo, il cambiamento e i risultati. Un lavoro delicatissimo diventato poi modello virtuoso, portato avanti da Fulciniti e da tutti i collaboratori del centro. Comune denominatore “il rispetto” per quello che viene definito straniero ma che Fulciniti chiama ‘fratello’. Un’esperienza che racconta come l’umanità riesca a creare un habitat ideale dove ‘esseri umani’ provenienti da ogni parte del mondo, con il loro carico di dolore e sofferenza, possano vivere liberi e sentirsi come gli altri. Fulciniti ha illustrato i dettagli del suo lavoro ai microfoni di Rlb
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L’umanità non si sospende: “Frammenti di vita” è il secondo lavoro di Forciniti che racconta invece “L’umanità al tempo del coronavirus”; un secondo percorso di esperienze dopo i 14 mesi alla guida del CARA di Isola Capo Rizzuto. Un viaggio attraverso pensieri, emozioni, ricordi personali. Un viaggio diviso in due ‘capitoli’; il primo è una sorta di diario sulla sua esperienza da direttore del Cara con appunti, disegni, spazi e punti in sospeso… che l’autore definisce “frammenti pendenti”. Nella seconda parte – “Con loro ovunque” – trovano invece collocazione le storie dei suoi ex collaboratori e di alcuni vecchi ospiti del centro. Fulciniti descrive i suoi ex collaboratori “fantastici compagni di un esilarante viaggio durato quattordici mesi” che hanno dedicato il loro tempo alle persone ai margini della società “rei di essere nati nella parte sbagliata, in quei territori da dove sono costretti a fuggire a causa della follia omicida di chi ritiene di poter liberamente spadroneggiare”.
Degna di nota anche la copertina realizzata dalla pittrice Monica Arabia; un disegno a matita con due volti, uno maschile e l’altro femminile. Il volto della donna con la mascherina indica il mondo che ci circonda, oggi malato, estremamente vulnerabile, una terra che non avrebbe mai immaginato di dover affrontare una emergenza tanto devastante. Il volto maschile indica invece quello che in molti definiscono il sud del mondo, quella terra troppo spesso violentata e martoriata e dalla quale molti fuggono per trovare fortuna, come tanti immigrati, che desiderano solamente scappare da una terrificante realtà. Il suo volto è triste ma allo stesso tempo sorride poiché percepisce la nostra sofferenza, quella sofferenza che lui ha già vissuto e che continua a vivere anche oggi. La sua mano poggiata sulla spalla assume il significato di coraggio, di sostegno e soprattutto della speranza che tutti insieme si possa costruire una società migliore abitata dall’unica razza, quella umana.