Frode nel settore dell’energia pulita, indagata l’ex presidente ff della Regione
L’indagine “Erebo Lacinio” avrebbe consentito di far luce sull’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata al conseguimento degli incentivi pubblici, erogati dal Gestore dei Servizi Energetici per la produzione di energie da fonti rinnovabili. Accertati anche sversamenti nelle campagne del prodotto derivante dalla produzione di biogas
ISOLA CAPO RIZZUTO (KR) – La Guardia di Finanza di Crotone ha eseguito questa mattina 6 misure cautelari e sequestrato beni per oltre 14 milioni di euro all’esito di un’operazione che ha consentito di far luce sull’esistenza di un’associazione per delinquere, con al vertice i proprietari della società agricola coinvolta, finalizzata al conseguimento degli incentivi pubblici, erogati dal Gestore dei Servizi Energetici (G.S.E.), per la produzione di energie da fonti rinnovabili.
Disposto il divieto di dimora nel Comune di Isola Capo Rizzuto e l’interdizione dall’esercizio dell’attività professionale per 12 mesi nei confronti della proprietaria, del rappresentate legale e di due dipendenti amministrativi di una società agricola di Isola Capo Rizzuto. Altre due persone sono state sottoposte all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Il Gip ha disposto, inoltre, il sequestro preventivo della somma di 14.532.921 euro, quale profitto del reato conseguito dalla società. Uno dei quattro divieti di dimora è stato eseguito nei confronti dell’ex presidente facente funzioni della Regione Calabria, Antonella Stasi, 55 anni, proprietaria dell’azienda che è stata anche interdetta dall’esercizio dell’attività professionale per 12 mesi.
Le altre misure riguardano il rappresentate legale (C.A. di 47 anni) e due dipendenti amministrativi (C.F. di 57 anni e S.S. di 42 anni) di una società agricola di Isola di Capo Rizzuto (KR). Sono stati oggetto di misura
cautelare anche altre due persone (M.A. di 58 anni e R.R. di 50 anni) nei confronti delle quali è stato disposto l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria.
I proprietari della società agricola avrebbero conseguito incentivi pubblici, erogati dal Gestore dei Servizi Energetici (G.S.E.), per la produzione di energie da fonti rinnovabili che punta ad incentivare e sostenere economicamente le imprese che producono energia mediante l’uso di fonti alternative. L’obiettivo di tali finanziamenti è minimizzare la produzione di residui nocivi per l’ambiente e impiegare utilmente i residui di lavorazione sottraendoli alla filiera dei rifiuti. Il presupposto necessario per ottenere il beneficio è il rispetto rigoroso della legge, sia nella fase di allestimento dell’impianto di produzione dell’energia che in quella di esercizio.
Ed è in tale contesto che si sarebbe inserito il meccanismo di frode, mediante la presentazione al G.S.E. di dati non veritieri sia nella fase di progettazione e costruzione dell’impianto di biogas ad Isola Capo Rizzuto, che in quella di utilizzo dello stesso impianto, permettendo alla società di percepire indebitamente, nel periodo dal 2011 al 2018, incentivi pubblici per oltre 14 milioni di euro. Gli approfondimenti investigativi avrebbero permesso di verificare anche l’utilizzo di biomasse di origine animale e vegetale in difformità alla normativa di riferimento con la conseguente qualificazione delle stesse come rifiuto e pertanto non più utilizzabili nel ciclo di produzione di energia pulita. Numerosi gli episodi di sversamento nelle campagne del prodotto derivante dalla produzione di biogas, in assenza di un piano di utilizzazione agronomica.