Accusò un’agente di custodia della morte di Sissy Trovato Mazza: condannata per calunnia
In aula anche il padre di Sissy, Salvatore che ha ricordato "da 8 anni aspettiamo ancora la verità. Sissy non si è suicidata, lo dimostrano le prove scientifiche"
VENEZIA – E’ stata condannata a quattro anni di reclusione per calunnia una detenuta del carcere femminile della Giudecca a Venezia, Chadlia Louati, 48 anni, che accusò un’agente di polizia penitenziaria di essere la responsabile dell’uccisione della collega Maria Teresa Trovato Mazza “Sissy“, originaria di Taurianova (Rc), trovata senza vista in un ascensore dell’ospedale civile di Venezia con un proiettile alla testa, il primo novembre 2016. Ne danno notizia i quotidiani locali.
Sissy restò in agonia fino alla morte, sopraggiunta il 12 gennaio 2019. La dichiarazioni della detenuta risalgono al gennaio 2020. Secondo la pm Elisabetta Spigarelli dal processo è risultata provata la colpevolezza dell’imputata, in particolare per la sua mala fede nell’accusare ingiustamente l’agente, pur sapendola innocente. Tesi respinta dal difensore, Mauro Serpico, secondo cui erano avvenuti alcuni fatti in base ai quali Louati si era “intimamente convinta” che l’agente avesse avuto un ruolo nella morte di Sissy, e le sue affermazioni volevano solo fornire informazioni utili.
A seguire la conclusione del processo era presente in aula il padre di Sissy, Salvatore, il quale ha ricordato che “da 8 anni aspettiamo ancora la verità. Sissy non si è suicidata, lo dimostrano le prove scientifiche”. Sul caso sono state ripetutamente respinte le richieste di archiviazione della Procura.