Asp sciolta per mafia: «per i malati calabresi, i danni vengono da altro»

Per il dottor Giacinto Nanci «oltre a combattere i mafiosi calabresi, serve combattere una certa “mafiosità” anche nella Conferenza Stato Regioni che si oppone ad un equo riparto dei fondi sanitari alle regioni»

CATANZARO – “I danni ai malati calabresi vengono, oltre che dalle infiltrazioni mafiose, prima di tutto dal cronico ultraventennale sottofinanziamento della sanità calabrese. Infatti la Calabria è la regione che da sempre è nelle ultime posizioni per i finanziamenti pro capite (oltre 100 milioni annui di euro in meno rispetto alla regione più finanziata) per la sua sanità in base alla legge 386 del 18 luglio 1996″. Sono le parole del dott. Giacinto Nanci medico di famiglia in pensione dell’Associazione MEDIASS: “Da qui l’accumulo di un deficit sanitario di un miliardo e mezzo per cui nel 2009 la decisione da parte del Governo di imporre alla Calabria il piano di rientro sanitario e nel 2011 il commissariamento”.

“Le infiltrazioni mafiose nella sanità”

“Hanno solo peggiorato la qualità della sanità calabrese sottraendo ulteriori fondi dedicati ai malati calabresi. Ma ad aggravare pesantemente la situazione della sanità calabrese e a bocciare definitivamente l’attuale criterio di riparto dei fondi sanitari alle regioni è il fatto che in Calabria ci sono molti più malati cronici che non nelle altre regioni e da ciò ne consegue che la Calabria avrebbe dovuto in passato e dovrebbe ricevere in futuro molti più fondi delle altre regioni e non meno fondi. A certificare la presenza di molte malattie croniche che necessitano quindi di maggiore spesa sanitaria in Calabria è stato perfino il commissario Scura firmando il decreto 103 nel lontano 15 settembre 2015. Decreto che con le sue specifiche tabelle quantificava in 287.000 malati cronici in più tra i circa due milioni di abitanti calabresi rispetto ad altri due milioni di altri italiani”.

Calabresi fuori regioni, fino a 300milioni di euro

“Come se ciò non bastasse vi è che per le spese sanitarie dei calabresi fuori regione ormai spendiamo fino a 300 milioni di euro che sono fondi sottratti agli investimenti della sanità in Calabria. Ancora vi è il fatto che il piano di rientro oltre a far danno ai malati calabresi peggiora anche l’ economia della Calabria perché, proprio perché siamo in piano di rientro, da 15 anni a questa parte noi calabresi paghiamo più tasse (Irap,Irpef, accise sui carburanti e per un periodo anche maggiori tickets sanitari) degli altri italiani”.

“A conferma di quanto fin qui scritto vi è il fatto che nel 2016 la Conferenza Stato Regioni ha fatto una parzialissima (per come affermato dal suo presidente on. Bonaccini) modifica ai criteri di riparto dei fondi sanitari alle regioni considerando la presenza delle malattie nelle varie regioni. Ebbene in seguito a questa “parzialissima modifica” nel 2017 la Calabria ha ricevuto ben 29 milioni di euro in più del 2016 e tutto il sud ben 408 milioni in più. Ovviamente la modifica non è stata ne ampliata ne riproposta. Un’altra conferma è il fatto che nel 2022 la regione Campania (l’unica che riceve meno fondi pro capite anche rispetto alla Calabria) ha fatto ricorso al TAR proprio contro i criteri distorti del riparto dei fondi sanitari alle regioni”.

“Significativo è il fatto che dopo questo ricorso al TAR il governo ha modificato i criteri di riparto dei fondi sanitari alle regioni introducendo il criterio della “deprivazione” per dare più fondi (pochissimi) alle regioni del sud”.

Cosa fare per salvare la sanità calabrese?

“Oltre ad aumentare la lotta alla mafia – spiega Giacinto Nanci – che non è comunque la causa principale del disastro della sanità calabrese e che non è più una prerogativa della Calabria visti gli arresti tra gli ultrà dell’Inter e del Milan, bisogna chiudere con il piano di rientro perché esso stesso è dannoso per la sanità calabrese e modificare i criteri del riparto ai fondi sanitari alle regioni basandolo sulla presenza delle malattie. Oggi sappiamo quanto costa curare una malattia cronica sappiamo quante malattie croniche ci sono nelle varie regioni e quindi non sarebbe difficile finanziare le sanità regionali in base ai reali bisogni delle popolazioni”.

“La chiusura del piano di rientro, tra l’altro giudicato parzialmente anticostituzionale da una sentenza della Corte Costituzionale nel 2021, dovrebbe essere una cosa ovvia considerando il fatto che dopo 15 anni di piano di rientro la regione Calabria è maglia nera nell’applicazione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenziali) e lo è anche e nonostante che dal 2019 sono anche commissariate anche tutte le ASP calabresi e i tre maggiori ospedali regionali. I commissari non sono stati utili neanche per la lotta alla infiltrazione mafiosa visto la che la ASP di Vibo Valentia ha avuto forse più di 4 commissari negli ultimi anni. Visto che è da troppo tempo che è chiaro cosa fare per un giusto finanziamento delle sanità regionali (riparto in base alla presenza delle malattie) ma non si fa, forse bisognerebbe, oltre a combattere i mafiosi calabresi, combattere una certa “mafiosità” anche nella Conferenza Stato Regioni che si oppone ad un equo riparto dei fondi sanitari alle regioni”.

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