Bergamotto, la disputa tra Dop e Igp: l’onorevole Marco Cerreto sgombra ogni dubbio
"In 6/8 mesi la Dop realtà con un precedente europeo come l'oliva ascolana" dichiara uno dei tecnici più importanti d'Italia
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COSENZA – Sulla “disputa” tra Dop e Igp per il Bergamotto di Reggio Calabria, tutt’altro che sopita nonostante le decisioni ufficiali e non più removibili della governance regionale, interviene uno degli esperti tecnici più importanti d’Italia. Che non è calabrese e non ha quindi condizionamenti di sorta. Lui è l’onorevole Marco Cerreto, Capogruppo di FdI in Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati. Cerreto è, anche, funzionario del ministero delle politiche agricole, coordinatore della segreteria tecnica della PIUE, l’ufficio Mipaaf che si occupa di Politiche internazionali ed ha perfino pubblicato un suo libro sulla tutela delle Dop e delle Igp in Italia (Graus edizioni, insieme a Laura La Torre che si è sempre occupata di produzioni tipiche di qualità al Ministero).
Un arbitro tra i due litiganti? Molto di più. Sebbene l’onorevole più volte- nel corso dell’intervista rilasciata ad una testata web locale – ha tenuto a specificare che le sue idee non devono in alcun caso essere fraintese né soprattutto sovrastare il territorio e la classe dirigente calabrese. “È il territorio che deve decidere cosa sia meglio fare, lungi da me interferire con le decisioni della politica regionale e dei produttori. Il mio è un parere tecnico: me ne occupo da 24 anni”.
Sul Bergamotto di Reggio Calabria, dunque, Cerreto ha, di fatto, fotografato l’attuale realtà: “dal 2001, con il regolamento 506, l’olio essenziale viene riconosciuto da Bruxelles quale Denominazione d’Origine Protetta. Da qui occorre partire. Detto questo, ci sono state interpretazioni circa le strade da intraprendere per tutelare il frutto tal quale che è certamente operazione intelligente. Due le possibilità, allora. Estendere la Dop anche al frutto, perché non si può fare una nuova Dop nello stesso areale oppure dirigersi verso l’Igp. Non nego che, per anni, ci sia stata una ritrosia della Comunità Europea per la tutelabilità del secondo prodotto. Ci si è sempre chiesti se si potesse fare. Poi però è arrivato un precedente significativo che ha vanificato e cancellato ogni dubbio, indipendentemente dal giudizio dottrinale. Quale? La registrazione dell’Oliva Piceno Dop, meglio conosciuta come Oliva Ascolana. Pochi sanno che l’Oliva Piceno è Dop e che la tutela sia estesa anche all’oliva in salamoia. Pertanto, esattamente tutto questo fuga ogni singolo dubbio sulla procedibilità dal punto di vista amministrativo”, spiega Cerreto che è esperto di Diritto Agrario e Diritto della Comunità Europea ed è stato Consigliere Giuridico del Ministero delle Politiche agricole e forestali.
Quindi? “Ritengo sia evidente andare a tutelare il frutto da cui trae origine un’olio essenziale già dop con un’estensione della stessa denominazione d’origine protetta.
Qualsiasi altra strada banalizzerebbe ogni regola restrittiva cui si lega la denominazione”, afferma. Non solo: “Si genererebbe confusione nella tutela stessa, destrutturando quella più forte, e portando a situazioni che darebbero secondo me luogo anche ai contenziosi.
Cerreto ricorda infatti che la dop e l’igp sono due tutele molto diverse e che l’una esclude l’altra come per esempio nella possibilità di trasformare il prodotto fuori dalla zona d’origine. Inoltre la DOP non deve essere “vista” solo come una semplice denominazione ma, proprio perché più restrittiva, evidentemente “difende” meglio il prodotto. Esempio: “Se tra 20 anni viene fuori il Bergamotto di Caserta”, spiega l’onorevole, “io posso nominare il mio prodotto come Bergamotto di Caserta IGP. Se esiste invece la Dop sul Bergamotto di Reggio Calabria, questo non può essere fatto per l’univocita’ che tutti noi conosciamo e che è proprio quella che è tutelata dalla Dop”. La Dop, per Cerreto, è di fatto “unica, esclusiva, irripetibile”-Proprio come il Bergamotto- “e tutela al massimo il prodotto”. Dop per prodotti trasformati e Igp per prodotto in natura?
No, assolutamente no. Non mi pare di aver trovato nei regolamenti di base negli ultimi vent’anni una differenziazione di questo tipo. Può essere evidentemente solamente la strategia di un sistema paese. Questione tempi ed eventuali ricadute economiche sul territorio. Dice l’esperto che “Va da sè che in una dop è il territorio d’origine a beneficiarne di più” e che “sta poi alla capacità del Consorzio di Tutela fare da volano di promozione e muoversi in tal senso”. Ed i tempi? Altro “casus belli” da queste parti, laddove si tenta di sottolineare che l’Igp fosse arrivata quasi agli ultimi step con l’attesa convocazione dell’adunanza pubblica. Bisogna ricominciare tutto daccapo? “Assolutamente no”, afferma categorico Marco Cerreto. “Se la strada è quella di estendere il disciplinare con relativa modifica con cultivar tal quale non è una procedura nuova. In sei/ otto mesi, si può fare”.
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