Comuni sciolti per mafia: Minasi deposita un Ddl «per salvaguardare gli amministratori onesti»

«Non arretriamo di un centimetro contro le mafie, ma vogliamo che le sanzioni colpiscano chi è davvero complice»

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ROMA – «Ho appena depositato un disegno di legge che riforma la procedura di scioglimento dei Consigli comunali per infiltrazioni mafiose, nella profonda convinzione che sia necessario rivedere l’attuale disciplina per garantire una maggiore equità e tutelare le nostre Istituzioni locali». Con questa dichiarazione, la senatrice della Lega Tilde Minasi rende noto di aver presentato in Senato, in recepimento dei più recenti orientamenti del Consiglio di Stato, un DDL di modifica degli articoli 143 e 144 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di scioglimento dei consigli comunali e provinciali, e lo ilustra sinteticamente in una nota.

«Ritengo sia fondamentale attualizzare quella che, talvolta, più che una misura a tutela della collettività, sembra un’“arma” usata in modo distorto – chiarisce la Senatrice – ovvero appunto lo scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose, e recuperare, invece, lo spirito originario e centrale dello strumento, ovvero la lotta alla criminalità organizzata. Di fronte a casi di infiltrazioni mafiose in una Amministrazione comunale, etichettare l’intero Comune come mafioso – sottolinea Minasi – rischia di compromettere la fiducia nelle Istituzioni e di ostacolare lo sviluppo economico e sociale del territorio. E’ indispensabile, piuttosto, individuare e distinguere le responsabilità individuali, evitando così che, a pagare per illeciti attribuibili a pochi Amministratori, sia invece l’intera collettività».

«La riforma – spiega la senatrice – segue, d’altronde, gli orientamenti del Consiglio di Stato, promuovendo interventi mirati che correggano le anomalie senza bloccare l’operatività degli enti. L’obiettivo è, appunto, difendere Istituzioni e i cittadini onesti, punendo chi viola la legge, ma senza coinvolgere intere comunità con sanzioni indiscriminate».

Oggi, infatti, l’articolo 143 del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL) prevede lo scioglimento dell’intero Consiglio comunale qualora emergano elementi “concreti e univoci” su collegamenti diretti o indiretti degli Amministratori con la criminalità organizzata. «Si tratta di una misura – precisa Minasi – pensata per salvaguardare la legalità, ma che può trasformarsi in un colpo troppo duro alla democrazia locale, poiché depotenzia la volontà popolare, privando i cittadini dei loro rappresentanti democraticamente eletti, e genera un contraccolpo sull’immagine pubblica dell’Ente».

Tra i punti centrali della riforma c’è la tutela dei Sindaci e degli Amministratori onesti, garantendo loro un diritto di replica effettivo: «Troppo spesso – rimarca la Senatrice – i Sindaci vengono ingiustamente associati alla criminalità. Introdurre una fase di preavviso nella quale viene prevista la possibilità di presentare, entro 20 giorni, osservazioni e prove contrarie, permette di salvaguardare il loro operato per mezzo di un contraddittorio».

“Commissario di supporto”

Una novità particolarmente significativa è rappresentata poi dalla figura del “Commissario di supporto”: nel caso in cui dalla relazione dei commissari “non emerga la sussistenza di univoci e rilevanti elementi” ma “situazioni comunque sintomatiche di condotte illecite gravi e reiterate”, viene nominato dal prefetto un Commissario temporaneo per “ripristinare il regolare funzionamento dei servizi nei settori amministrativi interessati, così da evitare la procedura di scioglimento”. «Questo ruolo – spiega la Senatrice – è pensato per affrontare criticità meno gravi. Permetterebbe di affiancare gli Enti locali senza arrivare, appunto di fronte a situazioni di incertezza, a uno scioglimento che priva i cittadini della rappresentanza democratica. Vogliamo poi assicurare la massima serietà e competenza nelle indagini e per questo prevediamo che, presso il Ministero degli Interni, venga istituito un Albo dei soggetti abilitati, al quale potranno iscriversi i funzionari dello Stato, in servizio o in quiescenza, i magistrati della giurisdizione ordinaria o amministrativa in quiescenza e i funzionari della carriera prefettizia».

«Inoltre – spiega ancora la Senatrice – per far sì che, una volta sciolto il Comune, la gestione amministrativa resti comunque efficiente anche con la nomina dei Commissari, nel ddl viene previsto che essi debbano garantire “una presenza stabile e continuativa presso la sede dell’ente”: «Troppo di frequente, infatti, gli enti sciolti vengono amministrati da Commissari lontani o impegnati in altri incarichi e attività, che non possono occuparsi come dovrebbero degli enti stessi, con conseguente danno per la collettività».

«Sia chiaro – prosegue la Senatrice – che non arretriamo di un centimetro contro le mafie, tanto che, in caso di indizi di collusione, le verifiche prefettizie sono state estese anche alle società partecipate da Enti locali e ai consorzi pubblici, anche a partecipazione privata. Ma vogliamo che le sanzioni colpiscano chi è davvero complice. Il DDL rappresenta una battaglia di equilibrio e giustizia, in linea con i più recenti orientamenti del Consiglio di Stato. La lotta alle mafie – dice ancora Tilde Minasi – deve essere dura e inflessibile, ma non può tradursi in un’ingiusta punizione collettiva. Sono convinta che questo passaggio sia indispensabile per riconquistare la fiducia dei cittadini e salvaguardare la democrazia locale, senza fare sconti – conclude – a chi si mette a disposizione della criminalità».

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