Confisca da 7 milioni ad un imprenditore, ritenuto legato alla cosca Pesce di Rosarno

L'imprenditore è ritenuto esponente di spicco del gruppo criminale rosarnese da oltre un trentennio ed è rimasto coinvolto in due operazioni

REGGIO CALABRIA – Un patrimonio da 7 milioni di euro riconducibile ad un imprenditore di Rosarno ritenuto vicino alla cosca di ‘ndrangheta dei Pesce. Guardia di finanza e Polizia di Stato hanno eseguito la misura patrimoniale della confisca di beni nei confronti dell’imprenditore, esponente di spicco della citata consorteria ed inserito nel tessuto criminale rosarnese senza soluzione di continuità da oltre un trentennio, è emersa, da ultimo, nelle operazioni convenzionalmente denominate “Handoverpecunia olet” e “Faust“.

La prima, eseguita, nell’aprile 2021, dalla Guardia di Finanza e dal R.O.S. dei Carabinieri di Reggio Calabria nei confronti della cosca “Pesce” di Rosarno, ha permesso di disvelare l’esistenza di un vero e proprio accordo che avrebbe consentito alla consorteria di gestire, in condizione di monopolio, i remunerativi settori dell’indotto della grande distribuzione alimentare e del trasporto merci su gomma.

In tale ambito l’imprenditore, avrebbe ideato e attuato un sistema di intestazioni fittizie volto a schermare la sua posizione di reale dominus di beni illecitamente accumulati e, al contempo, evitare l’applicazione di provvedimenti ablativi a carattere patrimoniale, dei quali già in passato era stato destinatario. Il tutto con il fondamentale supporto di un dottore commercialista, il quale, ponendo a disposizione dell’organizzazione criminale le proprie competenze in materia contabile, societaria e fiscale, avrebbe curato gli aspetti tecnici di tale modus operandi.

L’operazione “Faust” invece, eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Reggio Calabria a gennaio 2021, ha permesso di acclarare la radicata e attuale operatività della cosca Pisano, operante sul territorio di Rosarno, l’articolazione territoriale di ndrangheta denominata “società di Polistena” e della locale di ndrangheta di Anoia; l’esistenza di una fiorente attività di narcotraffico che, dal porto di Gioia Tauro, si dipanava attraverso articolazioni criminali federate in Campania, Puglia, Basilicata e Lombardia; il reimpiego del denaro proveniente dal narcotraffico in attività usurarie e la commissione di diversi episodi di minacce e danneggiamento in danno di commercianti a scopo estorsivo; l’appoggio elettorale fornito dalla cosca Pisano ad alcuni politici di Rosarno. Per tali condotte l’imprenditore è stato rinviato a giudizio per i reati di associazione di stampo mafioso e trasferimento fraudolento di valori aggravato dalla finalità di agevolazione mafiosa.

Eseguita pertanto una complessa e articolata attività, anche documentale sul patrimonio direttamente ed indirettamente nella disponibilità del soggetto, il valore sarebbe risultato decisamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata. La confisca ha riguardato l’intero compendio aziendale di una cooperativa agricola formalmente intestata a prestanome, comprensivo di due terreni e di un immobile adibito ad uso commerciale/industriale, quattro fabbricati ubicati tra Rosarno e Tropea, 1 autovettura, nonché tutti i rapporti bancari, finanziari e relative disponibilità, per un valore complessivamente stimato in circa 7 milioni di euro.

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