‘Donne per il sociale’, premio all’imprenditrice calabrese che dà lavoro ai migranti
Stefania Mazzotta ha ricevuto il premio Coldiretti dedicato alle imprenditrici agricole che, con passione e determinazione, portano avanti pratiche virtuose
ROMA – Creatività, innovazione, tanto sociale e molto green, sono tra i fattori che caratterizzano alcune delle storie al femminile premiate dalla Coldiretti. Il premio, presentato a Roma a Palazzo Rospigliosi è dedicato alle imprenditrici agricole che, con passione e determinazione, portano avanti pratiche virtuose che combinano tradizione e innovazione, con un forte impegno per la tutela dell’ambiente. Le donne contadine rappresentano una comunità straordinaria, con oltre 200mila imprese che costituiscono il 30% delle aziende agricole italiane.
La storia di Stefania Mazzotta
Nella categoria ‘Donne per il sociale’ è sta premiata anche, Stefania Mazzotta, imprenditrice calabrese che dedica il suo lavoro all’inclusione dei migranti, contrastando la piaga del caporalato a Francavilla Angitola, nella provincia di Vibo Valentia. La sua è una storia di amore. Imprenditrice agricola di 38 anni e mamma di 4 bambini, Stefania Mazzotta inizia nel 2019 a prendersi cura dei poveri, degli emarginati sociali, di tutti coloro che il mondo disconosce. Si occupa dell’accoglienza dei migranti a 360 gradi con l’obiettivo di donare loro strumenti di integrazione sociale, culturale ed economica attraverso il lavoro nei campi che favorisce l’interazione con la comunità locale e dia loro competenze che possono servire per il futuro. Quella di Stefania è una delle storie al femminile premiate dalla Coldiretti in occasione della seconda edizione del premio “Amiche della terra, storie di donne che nutrono il mondo” svoltosi a Roma a palazzo Rospigliosi. A Stefania è andato il riconoscimento nella categoria “Donne per il sociale”.
La sua azienda è a Francavilla Angitola, un piccolo comune nella provincia di Vibo Valentia. “I migranti che arrivano da Stefania – è scritto in una nota -hanno affrontato viaggi disperati, a piedi, oppure nascosti nei barconi, sotto i camion, attraversando boschi e montagne pericolose, mari tempestosi, spesso di notte, per superare confini blindati; sono stati respinti una, due, dieci, anche venti volte, in modo spesso brutale e illegale. Sono quelli che tutti conosciamo come vittime del caporalato“.
I primi ragazzi extracomunitari Stefania li ha accolti a casa sua, insieme alla sua famiglia; col tempo ha acquistato un lotto di terreno ed ha costruito proprio per loro una casa di legno dove ancora oggi vivono i due primi arrivati, Salvatore e Isacco. Ma per fare vera accoglienza e costruire nuove opere serviva un’attività vera e propria che la aiutasse a sostenere anche i costi. E’ nata così la sua azienda agricola che produce ortofrutta in cui dare ai migranti un ambiente sano e piacevole sia a livello lavorativo che personale. Ma la sua missione non finisce qui, con Salvatore e Isacco oggi ci sono altri sette giovani che svolgono l’attività agricola e tutti insieme condividono con la famiglia di Stefania gran parte del loro tempo. Dai loro racconti sulle difficoltà ma anche sul coraggio e la voglia di riscatto nasce in lei l’idea di fondare insieme a loro una Associazione di promozione sociale, grazie alla quale proprio i migranti, ospiti della sua azienda, sono diventati attori principali del suo progetto di agricoltura sociale.